L'AQUILA - "Tra i luoghi pubblici che mancano a L’Aquila da quel maledetto 6 aprile 2009, nefasto giorno del prima e del dopo in città e nel comprensorio, ce n’è uno che riveste un ruolo particolare, una sorta di tempio laico, custode dello studio quasi fosse una liturgia, in cui il silenzio non era solitudine ma condivisione osmotica di vita: la biblioteca Tommasi.La Tommasi era molto di più di quella sala lignea dove si andava per conoscere e studiare, incontrandosi tra amici e sconosciuti; era di più di quei grandi tavoli e di quelle sedie pesanti dalle quali “sbirciare” la ragazza o il ragazzo seduto di fronte: la Tommasi era un silenzio solenne, denso e collettivo, che solo i posti magici, i luoghi sacri, sanno creare. In Piazza Palazzo, nel centro del centro dell’Aquila, c’era un cuore pulsante dove lo studio si mescolava alla vita e la conoscenza alla quotidianità: un luogo che faceva la differenza.Quanti giovani, di prima mattina o nel pomeriggio, percorrevano le vie del centro, risalivano via Roma oppure attraversavano i portici di San Bernardino vocianti di adolescenti, per rifugiarsi in quel porto franco che era la biblioteca? Quanti, finito di leggere, uscivano lungo il corso o si appartavano nei vicoli tipo quello del REX, oppure si fermavano nella Piazza antistante per sentirsi parte di una città viva, dinamica, bella?
Oggi quel luogo non c’è più. Dopo il terremoto la Biblioteca Tommasi è stata relegata in un capannone a Bazzano, lontano dal suo habitat naturale. Una sistemazione provvisoria, come tante, che si è fatta però con il tempo abitudine e, infine, rassegnazione. Un autore che tanto dovrebbe piacere ai nostri amministratori pro tempore affermava che “In Italia non c'è nulla di più definitivo del provvisorio”. Confidiamo in un errore di valutazione.
Da aprile 2025 la Biblioteca Tommasi a Bazzano risulta essere chiusa per un guasto all’impianto antincendio. La Regione Abruzzo ha indicato il mese di ottobre come quello in cui si sarebbe riaperto il capannone adibito a tempio dei libri e da quello che ci risulta la riapertura è effettivamente prossima.
A noi però sembra di ricordare che a fine luglio 2020 fu indicato l’inizio dell’anno 2023 come quello in cui avremmo rivisto “tornare alla luce il grande complesso monumentale che da piazza Palazzo arriva fino a corso Vittorio Emanuele e ingloba le sedi della biblioteca, della Camera di commercio e dell’ex bar Eden” con “Tempi più lunghi, per il secondo stralcio dei lavori, relativo al Convitto nazionale” (da il Centro – 1 Agosto 2020) : se i nostri calendari non sbagliano ci troviamo a fine 2025. Tempus fugit, quanto manca ancora? Ci stiamo, purtroppo, abituando a fare la tara alle promesse e con questa abitudine aumentano stanchezza e sfiducia.
La bellezza di una città non si misura nella quantità di eventi che ospita ma nella qualità degli spazi di cultura che custodisce e che rende fruibili: quelli in cui si pensa, si studia, si cresce insieme. Luoghi veri in cui il sapere che eleva l’anima vive ogni giorno.
La Biblioteca Tommasi, chiunque c’è passato lo sa, non era e non è un deposito di libri da dare in prestito ma un archivio di memoria collettiva, frequentarla era quasi prendere parte ad una liturgia: senza esagerare possiamo definirla custode di vita, pietra angolare di una coscienza civica e madre.
Nei suoi scaffali riposano incunaboli, corali miniati, cinquecentine e seicentine, opere di abruzzesistica e narrativa contemporanea; la biblioteca Tommasi era un organismo vivo, una cittadina silenziosa dentro la città rumorosa.
Umberto Eco, che di biblioteche sicuramente sapeva qualcosa, scrisse: “Se c'è un paradiso deve essere una biblioteca”. Senza di essa una città perde la sua memoria e, con la memoria, la propria identità.
L’Aquila non può accontentarsi di una cultura intermittente, fatta da concerti in estate e street food e qualche evento in inverno: deve tornare a essere una città da coltivare, giorno dopo giorno, come un giardino amato.
Non ci basta la riapertura della sede provvisoria di Bazzano, lo diciamo con forza alle soglie di quel 2026 che ci vedrà capitale della cultura. Abbiamo bisogno di una visione alta, di un’ambizione a misura della bellezza che ci è propria, che è propria cioè della citta dell’Aquila: desideriamo che la Biblioteca torni quanto prima nel cuore della città, per essere quel luogo che è stato ed anche di più. Una città senza biblioteca, con un deposito al posto della biblioteca, è una città che smette di raccontarsi e se una città smette di raccontarsi diventa solo un luogo di passaggio, anonimo ed insignificante, di tempo: una periferia dell’esistenza".
Fabrizio Giustizieri – Segretario Provinciale L’Aquila Sinistra Italiana AVS
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