Il responsabile primo della disfatta di Caporetto ne addossò la responsabilità ai soldati sbandati condannandoli a morte. Al fronte si massacrarono due popoli cattolicissimi – l’Italia e l’Austria -, che pregavano lo stesso Dio, spesso sotto incitamento dei cappellani militari che furono tra i primi, insieme ai Capi di Stato, a non accogliere gli appelli di Papa Benedetto XV, che definì la Prima guerra mondiale la “inutile strage”. Nell’esortazione del 1° agosto 1917 il Papa diceva: “Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l’Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro a un vero e proprio suicidio?”. Quella guerra esaltò e fortificò il nazionalismo e il militarismo. Da essi nacquero il fascismo e il nazismo che portarono il mondo all’immensa carneficina della Seconda guerra mondiale. Perciò, ripetiamo, cosa c’è da festeggiare?
Oggi i governi dovrebbero impegnarsi a risolvere i conflitti attraverso strumenti di pace, trattative e cooperazione tra i popoli, come ci impone la nostra Costituzione che, nel condannare la guerra, usa una parola molto forte: “ripudia”. Invece assistiamo alla costruzione a tavolino di un “nemico” che sarebbe pronto ad attaccarci. Questo per giustificare la folle politica di riarmo dell’Europa e dell’Italia: 6.800 miliardi dell’UE nei prossimi dieci anni e fino a 700 miliardi da parte del nostro Paese. Una enorme somma di denaro che verrà sottratta ai bisogni fondamentali della popolazione, come sanità, scuola, pensioni, lavoro e lotta al cambiamento climatico.
Compito primario dello Stato dovrebbe essere quello di educare i giovani alla pace e alla nonviolenza. Invece assistiamo a una forte e continua penetrazione di ideologie belliche nelle scuole, anche in quelle frequentate da studenti in minore età. Alcuni giorni fa il ministro Valditara ha incredibilmente annullato un convegno online, al quale si erano iscritti oltre mille insegnanti, sul tema “La scuola non si arruola“, organizzato dal centro studi Cestes, accreditato presso il Ministero dell’Istruzione. Questa la motivazione della cancellazione: “L’iniziativa non appare coerente con le finalità di formazione del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi”.
Insieme ai venti guerra sollevati dai governi europei, si fa sempre più evidente il dibattito sulla reintroduzione del servizio militare obbligatorio, per preparare i giovani ad una sorta di “guerra permanente”. il Movimento Nonviolento a livello nazionale lancia la Campagna di Obiezione alla guerra, per dire no alla chiamata alle armi, alla mobilitazione militare, all’ipotesi di ritorno della leva obbligatoria. Ci dichiariamo da subito obiettori di coscienza, invitando tutti a sottoscrivere la dichiarazione di obiezione di coscienza per respingere il disegno di chi vuole obbligare i nostri giovani a prendere il fucile e a vestire la divisa".
              Mario Pizzola 
    (Movimento Nonviolento – Sulmona)
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