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lunedì 3 novembre 2025

MOVIMENTO NONVIOLENTO SULMONA: "4 NOVEMBRE, COSA C’E’ DA FESTEGGIARE?"

SULMONA - "107 anni fa terminava la Prima guerra mondiale. Il regime fascista proclamò il 4 novembre festa delle Forze Armate, che fu confermata anche dalla nuova Italia repubblicana. Per decisione dell’attuale governo dal marzo 2024, al fine di potenziare il significato della festa, il 4 novembre è diventata anche Giornata dell’unità nazionale. Ma cosa c’è da festeggiare? Quella guerra fu per l’Italia una tragedia immane. A morire andarono soprattutto le classi subalterne: le vittime furono in gran parte contadini e analfabeti. Al termine del conflitto il nostro Paese contò oltre 650 mila soldati uccisi e più di un milione feriti, molti con gravi mutilazioni. A questi vanno aggiunti 600 mila vittime civili a causa di bombardamenti, carestie ed epidemie.Chi non morì al fronte trovò i plotoni di esecuzione istituiti dai nostri generali agli ordini criminali del Comandante in capo Luigi Cadorna, soprannominato “il macellaio di Caporetto”, il quale decise che dovevano essere subito passati per le armi “i recalcitranti e i vigliacchi”. Nella circolare 2910 del 1° novembre 1916 Cadorna scriveva: “Ricordo che non vi è altro mezzo idoneo per reprimere reati collettivi che quello di fucilare immediatamente i maggiori colpevoli et allorché accertamento identità personale dei responsabili non è possibile, rimane ai Comandanti il diritto e il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari et punirli con la pena di morte”.
Il responsabile primo della disfatta di Caporetto ne addossò la responsabilità ai soldati sbandati condannandoli a morte. Al fronte si massacrarono due popoli cattolicissimi – l’Italia e l’Austria -, che pregavano lo stesso Dio, spesso sotto incitamento dei cappellani militari che furono tra i primi, insieme ai Capi di Stato,  a non accogliere gli appelli di Papa Benedetto XV, che definì la Prima guerra mondiale la “inutile strage”. Nell’esortazione del 1° agosto 1917 il Papa diceva: “Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l’Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro a un vero e proprio suicidio?”. Quella guerra esaltò e fortificò il nazionalismo e il militarismo. Da essi nacquero il fascismo e il nazismo che portarono il mondo all’immensa carneficina della Seconda guerra mondiale. Perciò, ripetiamo, cosa c’è da festeggiare?  
Oggi i governi dovrebbero impegnarsi a risolvere i conflitti attraverso strumenti di pace, trattative e cooperazione tra i popoli, come ci impone la nostra Costituzione che, nel condannare la guerra, usa una parola molto forte: “ripudia”. Invece assistiamo alla costruzione a tavolino di un “nemico” che sarebbe pronto ad attaccarci. Questo per giustificare la folle politica di riarmo dell’Europa e dell’Italia: 6.800 miliardi dell’UE nei prossimi dieci anni e fino a 700 miliardi da parte del nostro Paese. Una enorme somma di denaro che verrà sottratta ai bisogni fondamentali della popolazione, come sanità, scuola, pensioni, lavoro e lotta al cambiamento climatico.
Compito primario dello Stato dovrebbe essere quello di educare i giovani alla pace e alla nonviolenza. Invece assistiamo a una forte e continua penetrazione di ideologie belliche nelle scuole, anche in quelle frequentate da studenti in minore età. Alcuni giorni fa il ministro Valditara ha incredibilmente annullato un convegno online, al quale si erano iscritti oltre mille insegnanti, sul tema “La scuola non si arruola“, organizzato dal centro studi Cestes, accreditato presso il Ministero dell’Istruzione. Questa la motivazione della cancellazione: “L’iniziativa non appare coerente con le finalità di formazione del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi”.
Insieme ai venti guerra sollevati dai governi europei, si fa sempre più evidente il dibattito sulla reintroduzione del servizio militare obbligatorio, per preparare i giovani ad una sorta di “guerra permanente”. il Movimento Nonviolento a livello nazionale lancia la Campagna di Obiezione alla guerra, per dire no alla chiamata alle armi, alla mobilitazione militare, all’ipotesi di ritorno della leva obbligatoria. Ci dichiariamo da subito obiettori di coscienza, invitando tutti a sottoscrivere la dichiarazione di obiezione di coscienza per respingere il disegno di chi vuole obbligare i nostri giovani a prendere il fucile e a vestire la divisa".            

              Mario Pizzola
    (Movimento Nonviolento – Sulmona)

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