Abbiamo più volte affermato, senza ricevere nessuna smentita, che l’Italia ha una rete metanifera interna sovradimensionata, in grado di erogare fino a 115 miliardi di metri cubi di gas ogni anno mentre i consumi sono stati mediamente, negli ultimi dieci anni, di circa 71 miliardi e 500 milioni di mc. : le infrastrutture esistenti non vengono utilizzate a pieno. La situazione non cambia anche se, in seguito alla guerra in Ucraina, l’Italia dovesse sostituire totalmente con altre fonti di approvvigionamento il gas importato dalla Russia (29 miliardi di mc pari al 40% del totale delle importazioni). Infatti sono già stati conclusi accordi con vari Paesi ( Algeria, Azerbaigian, Qatar, Congo, Angola e Mozambico) per forniture aggiuntive sia via tubo che tramite GNL ( Gas Naturale Liquefatto). In più la Snam ha avuto incarico dal ministro Cingolani di acquistare un rigassificatore galleggiante con una capacità i 5 miliardi di metri cubi l’anno, ed ha in corso l’acquisto di una seconda nave rigassificatrice della stessa capacità.
Ma il problema della crisi energetica per il conflitto in Ucraina va affrontato senza rimanere nel perimetro delle fonti fossili: il grosso delle importazioni nazionali di gas russo può essere tagliato con le rinnovabili e con misure di efficienza energetica (nei prossimi anni è previsto un forte incremento delle fonti energetiche rinnovabili soprattutto solare ed eolico). Il ministro Cingolani ha affermato che nei primi cinque mesi del 2022 ci sono state richieste di allacciamento alla rete Terna per 5,1 gigawatt di energia rinnovabile. E’ realistico ritenere che l’apporto delle rinnovabili possa essere, da qui al 2030, di 10 gigawatt l’anno. Poiché ogni 10 GW comporta un risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi di metano, ciò significa che il consumo di gas dell’Italia , al 2030, scenderà di almeno 20 miliardi di mc.
E’ pertanto irrazionale, e palesemente antieconomico, insistere nella realizzazione di opere del tutto inutili quali la centrale e il metanodotto Linea Adriatica della Snam, i cui costi graverebbero per i prossimi 40/50 anni sui consumatori italiani contribuendo ad appesantire ulteriormente le già esosissime bollette di gas e luce.
Per affrontare le spese legali del ricorso i Comitati hanno promosso una raccolta fondi tra i cittadini: chi intende sostenere questa battaglia civile e democratica, nell’interesse dell’intera collettività, può farlo versando il proprio contributo, tramite bonifico, al seguente Codice IBAN : IT71X3608105138247632947644 intestato a Mario Pizzola con la seguente motivazione : “Ricorso Tar Lazio AIA centrale Snam Sulmona”.
Comitati cittadini per l’ambiente
Coordinamento no hub del gas
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