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lunedì 11 febbraio 2013

MASTROGIUSEPPE ASS.CELESTINIANA "LA LEZIONE DI CELESTINO V, PER BENEDETTO XVI E PER NOI"

SULMONA - "Qualche giorno fa con una lettera aperta, ribadivo a nome dell'Associazione Celestiniana l'importanza del 700° della canonizzazione di Pietro da Morrone alias Celestino V, l'importanza del suo straordinario lascito materiale e immateriale per la nostra collettività. Le implicazioni storiche, culturali, spirituali di questa ricorrenza oggi sono diventate evidenti" scrive Giulio Mastrogiuseppe presidente dell'Associazione Celestiniana di Sulmona in una nota. "La clamorosa dimissione di Benedetto XVI non può, nemmeno per la mente più rocciosamente ottusa, non essere ricondotta alla visita del 4 luglio 2010 a Sulmona. In quella circostanza i più attenti osservatori di cose vaticane e i gli studiosi di teologia compresero le possibili implicazioni di un discorso in cui il Papa faceva esplicito riferimento alla scelta di Celestino ed alla possibilità che, in determinate circostanze, un gesto simile potesse essere ripetuto.
In quell'occasione il pontefice, non potendo visitare l'Eremo per le note circostanze, si accontentò di sorvolarlo in elicottero, ma ho più di un motivo di ritenere che la sua volontà era di raggiungere fisicamente

quel luogo. Poco tempo prima infatti, il 18 agosto 2009, suo fratello Georg Ratzinger era stato accompagnato da alcuni soci della celestiniana in una visita privata proprio a Sant'Onofrio.

visita di papa Benedetto XVI a Sulmona
Certo le differenze tra Celestino e Benedetto sono palesi: quello del frate eremita fu un atto politico, denunciava il degrado della chiesa e lo rifiutava; quello del cardinale tedesco è una scelta personale che nulla mette in discussione (almeno in apparenza) della grave condizione in cui versa la chiesa cattolica per via di ripetuti scandali finanziari e sessuali.
Però il bene supremo della “chiesa universale” è il trait d'union di entrambi gli straordinari gesti. Cosa che non mancherà di far riflettere credenti e non per l'immenso valore simbolico di un atto, quello delle dimissioni, che dovrebbe ritrovare cittadinanza soprattutto nel mondo della politica e delle istituzioni. In nome di quel bene collettivo supremo di cui tutti si riempiono la bocca  ma che, in realtà, nessuno persegue se non in inutili esercizi dialettici o slogan da spot televisivo. Dimissioni. Una parola che pronunciata nel momento giusto e per la causa giusta è in grado di restituire un barlume di luce perfino al più scalcagnato e retrivo dei politicanti.
Le dimissioni, in politica, sono la premessa indispensabile al perdono e sebbene esse non possano rimuovere gli errori e le nefandezze commesse, fanno salva la dignità e il decoro di chi ha sbagliato.
Del resto è noto il detto “errare è umano, perseverare è diabolico”.
E il perdono è il tema dominate dell'estetica e della filosofia celestina e caposaldo dell'etica cristiana, per la

quale Pietro da Morrone-Celestino V si offre in supremo sacrificio ai giochi oscuri della politica del medioevo e accetta di essere Papa. Per poter perdonare, per potere, primo nella storia della Chiesa, stabilire La Perdonanza “gratuita” per tutti. Tema ripreso da Martin Lutero, la scintilla che fece divampare il protestantesimo. E Ratzinger, non dimentichiamolo, è tedesco. L'approccio alla resposabilità individuale i nord europei ce l'hanno inscritto nel DNA anche in conseguenza della controriforma luterana.
Per tornare a noi: la Celestiniana ha con fermezza e determinazione tenuto vivo il senso del passaggio di Pietro da Morrone sui nostri monti. Un senso fatto di eventi storici ma anche di cose semplici, di monumenti, di cultura, spiritualità e, al contempo di senso della comunità e spirito di servizio.E oggi, anche grazie alla
Celestiniana, il fatto che la Storia con la “S” maiuscola sia passata di nuovo in queste contrade, appare più evidente e in maniera più consapevole alla nostra gente".Aggiunge Mastrogiuseppe
"Sulmona, oggi, per le strane e imponderabili strade della Provvidenza (o scherzi del destino per chi preferisce la versione laica) è il centro mondiale di una storia che si dipana da oltre 700 anni. A Sulmona è cominciato tutto, a Sulmona si è chiuso il cerchio. Sarebbe imperdonabile e colpevole da parte delle istituzioni e dei singoli cittadini se l'importanza di tutto questo venisse di nuovo trascurata, se l'incredibile sequenza di fatti, circostanze e coincidenze che rendono speciale e sacro, nel senso più ampio del termine, il piccolo eremo del Morrone, venga di nuovo ignorata.
Riaprirlo è il primo passo. Se poi Joseph Ratzinger vorrà visitare una volta il romitorio del suo ispiratore, lo accoglieremo con il rispetto dovuto a chi ha saputo compiere l'unico gesto che poteva sovrastare anche il mito di Wojtyla. Attraverseremo insieme quella soglia dove l'Indulgenza Plenaria e Perpetua non veniva negata a nessuno".Giulio Mastrogiuseppe – Presidente ACS

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