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mercoledì 12 febbraio 2025

PENITENZIARIO DI SULMONA: "A INIZIO MARZO SARÀ INAUGURATO UFFICIALMENTE IL NUOVO PADIGLIONE"


SULMONA- Nardella(SPP)- "Che Dio ce la mandi buona!". È oramai ufficiale.
L'inizio di marzo segnerà una data storica per l'Abruzzo in particolare e per l'Europa in generale.
Il nuovo padiglione penitenziario implementato nel carcere di Sulmona, in provincia dell'Aquila, e in grado di ospitare potenzialmente ulteriori 265 detenuti ad alta sicurezza rispetto agli attuali 462, infatti, è pronto all'uso.

Il suo varo ha una data: 1 Marzo 2025!
Il tutto malgrado i tanti proclami avanzati sulla carenza degli organici, sulla logistica, sulla regolarità degli standard operanti sui vecchi padiglioni e chi più ne ha più ne metta, abbiano messo a nudo l'incapacità che si potrebbe avere nel gestirne il peso.




Capiamoci bene però!
Limitarsi a descrivere l'insostenibilità del carico che si sta addossando sulle spalle degli operatori penitenziari tutti ( polizia penitenziaria, Comparto Funzione Centrale, Sanità, etc), risaltando solo le mancanze organiche e strutturali anzidette, è riduttivo oltre che sbagliato.
A Sulmona manca tutto ciò che dovrebbe avere un apparato così enormemente impostato al contenimento di un numero così elevato di mafiosi, ndranghetisti, camorristi, collaboratori, etc.
Basti pensare a un ospedale che se tutto va bene vede sbrigare le incombenze di un pronto soccorso, sempre più preso "d'assalto" proprio dai detenuti quasi ordinariamente condotti in loco, in non meno di 6/8 ore per via del carico enorme di lavoro e della carenza organica operante anche nell'ambito del nosocomio locale. E con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza e contrappeso sociale.
Da molto tempo, inoltre, non scendono a meno di tre i detenuti in media ricoverati nelle strutture ospedaliere della Provincia con un netto aggravio delle già gravi carenze organiche operanti nel settore.
Pesa e molto il ritardo della Regione nell' attivazione di un idoneo Osservatorio allo scopo.
Si era proposto di incardinare in un unico sito ospedaliero, al fine di efficientare tutti i servizi esclusivi di questo ambito, rapportandoli ad una idonea razionalizzazione degli organici, i ricoveri dei detenuti di tutta la Regione. Tuttavia, ad oggi, il nulla cosmico.




Non si hanno notizie di potenziamento degli organici dei medici, degli infermieri e degli operatori socio sanitario. Così come non si sa se nuovi ambulatori capaci di attirare gli specialisti in carcere anziché condurre i detenuti fuori sono stati pensati.
Manca il sostegno della comunità esterna nell'elaborazione di progetti volti a rendere proficua l'impostazione da dare al trattamento intramurario. Basta confrontarsi con realtà come quelle insistenti a Milano e Roma per rendersi conto che il volontariato è pressoché assente a Sulmona.
Non si capisce inoltre se di questo nuovo assetto penitenziario se ne sia discusso nei tavoli di cui al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza e, se si, cosa ne pensa il Prefetto a proposito del potenziamento delle restanti forze dell'ordine che si auspica di avere  a presidio della sicurezza esterna di un istituto di pena in procinto di divenire l'istituto tra i più affollati al mondo di detenuti mafiosi.
Male non sarebbe stato prevedere da subito un presidio costante, H24, dell'esercito o di quella che una volta veniva identificato nella VEIP (Vigilanza Esterna Istituto Penitenziario) ad opera delle forze di Pubblica Sicurezza.




Stanno sorgendo già da adesso problemi legati alla capacità di una caserma agenti di soddisfare l'esigenza degli avente diritto figuriamoci quando, e se accadrà, arriveranno i restanti 60 agenti mancanti all'appello.
Cosa dire poi dei vecchi reparti lasciati orfani degli adeguamenti di cui al regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario?
Camere di pernottamento senza acqua calda e senza docce e quelle in uso comune aggredite da muffe.
Quello che rasenta il paradosso più totale è che un istituto come quello di Melfi sta dirottando detenuti in direzione di Sulmona proprio per favorire quello che da anni si sta chiedendo di fare in terra Peligna e cioè restaurare i vecchi padiglioni per cercare di azzerare i problemi logistici propri soprattutto del carcere sulmonese.
Ieri ne sono arrivati altri 9 detenuti proprio dalla cittadina lucana portando a 462 la conta attuale dei reclusi presenti.
La mancanza di sufficienti fondi per il lavoro dei detenuti sempre più alle prese con difettose economie familiari complica inesorabilmente l'efficacia di un elemento che nel trattamento e recupero del reo si pone al di sopra di tutto.
Non si capisce inoltre cosa vorranno fare dei detenuti che come elemento trattamentale hanno scelto quello di frequentare corsi scolastici. Il tutto anche considerando il fatto che complicato si sta facendo il poterli mettere in condizione di utilizzare apparati digitali dei quali la scuola moderna non ne può fare a meno.


Non sembra sia stato previsto il potenziamento di uffici amministrativi così come confermato risulta essere l'utilizzo di una sola cucina per il confezionamento dei pasti di tutti i detenuti quando in realtà la legge prevede che ve ne sia una per ogni 200 detenuti.
Nulla è stato fatto sul potenziamento della tecnologia digitale volta a dissuadere l'arrivo di droni e il funzionamento dei dispositivi telefonici.
Il tutto in barba a quanto detto dal Procuratore Nazionale Antimafia proprio ieri  sul triste fenomeno delle comunicazioni fraudolente a mezzo telefoni dai circuiti penitenziari ad alta sicurezza.
Preoccupa e non poco, infine, il silenzio dei candidati sindaci proprio su questo tema.
A parte una senatrice della Repubblica dimostratasi sempre pronta a sostenere la vertenza con ripetute interrogazioni parlamentari, la politica locale, regionale e nazionale sembra non tenga conto della questione delicata vertente il Penitenziario sulmonese. Il che è tutto dire sull'interesse che si ha per una realtà per la quale bene si farebbe a rivalutarne l'economia sociale atteso il fatto che al rischio che si ha di vederla impostarsi come mina vagante fa da contrappeso l'indotto che potrebbe generare considerato il fatto che saranno anche 700 i detenuti che abiteranno il carcere ma molti di più sarebbero i familiari desiderosi di venire a Sulmona per supportare il loro morale e il loro animo.
Insomma una situazione non bella quella che si appresta a vivere il sistema penitenziario sulmonese.
E comunque sia visto che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire non ci resta che dire: " che Dio ce la mandi buona!"
-Cosi il Vice Segretario Generale SPP Mauro Nardella-
 

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