Che quella di Case Pente fosse un’importante area archeologica era noto da molto tempo. Già tra Settecento e Ottocento vi fu rinvenuto il sarcofago di epoca romana con le spoglie di “Numisina”. Alla fine dell’Ottocento lo studioso Antonio De Nino rinvenne altri reperti, tra cui quattro dolia (grandi vasi interrati per la conservazione di cibo e bevande). Nel corso del ‘900 vennero fatte diverse altre scoperte, tra cui la scritta in pietra dei “Callitani” conservata al Museo di Sulmona.
Ma è attraverso gli scavi di archeologia preventiva per la costruzione della centrale Snam che sono venute alla luce tante e tali testimonianze che confermano la qualificazione di Case Pente come complesso strutturale unitario. In primo luogo, l’eccezionale scoperta delle tracce di oltre 40 capanne risalenti all’Età del Bronzo, ovvero a 4200 anni fa, che portano a retrodatare di almeno mille anni gli insediamenti umani nel territorio di Sulmona. Sono state rinvenute inoltre: due necropoli con più di 120 tombe, rispettivamente di epoca romana e dell’Età del Bronzo; una strada glareata romana che andava in direzione del tempio di Ocriticum a Cansano; una seconda strada parallela all’attuale via per Campo di Giove; un edificio termale; una villa romana di 15 stanze; una fornace per la produzione di tegole; un dolio e altre antiche mura.
La normativa nazionale per la tutela dei beni culturali e la convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico impongono la tutela integrale di un’area così ricca di testimonianze. Infatti, nel 2008 l’allora Soprintendenza archeologica regionale bocciò il progetto della Lafarge Cementi, che intendeva insediarsi nella stessa area, con questa motivazione: “Case Pente è un complesso tra i più importanti e inediti dell’area peligna, che cela i resti di un insediamento vasto e articolato, con tracce della viabilità, dell’abitato, della necropoli. La tutela di tale contesto storico impone la non alterabilità dello stato di fatto”.
Altro che inalterabilità! La Snam non è la Lafarge. Alla multinazionale del gas tutto è consentito. Avanti con il profitto, il bene comune può soccombere. Case Pente aveva tutti i requisiti per diventare un museo “open air”, come è stato fatto ad esempio a Montale (Modena) con la creazione di un Parco archeologico e Museo all’aperto, dove è stato ricostruita una parte del villaggio dell’Età del bronzo con spazi laboratoriali e strumenti multimediali. Il Parco si è rivelato un successo: in venti anni ha fatto registrare ben 300.000 visitatori.
Da noi, invece, una classe politica inetta ed irresponsabile ha consentito, e continua a consentire, di trasformare un patrimonio culturale di grande valore, e una potenziale risorsa economica, in un “campo di sterminio” della nostra storia per far posto ad un ecomostro di cemento inutile e dannoso.
Sindaco, scenda dalla luna e faccia un bagno di realtà. Veda cosa stanno facendo a Case Pente e ci dica cosa ne pensa. Le “grandi opere” sono già arrivate. Non sono però quelle che lei sogna, ma quelle che daranno il colpo di grazia ad un territorio in coma".
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile
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