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sabato 15 febbraio 2025
PASSAGGIO A DIPENDENZA MEDICI DI FAMIGLIA
L'AQUILA - "Da qualche settimana si parla del possibile passaggio a dipendenza dei medici di famiglia, che comporterebbe un orario di 38 ore la settimana, e l’espletamento del servizio presso le future Case di Comunità. I medici di famiglia, ed in particolare il sindacato più rappresentativo, la FIMMG (Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale), si stanno opponendo strenuamente a tale riforma, dichiarandola non in linea con gli interessi di salute del cittadino. Abbiamo intervistato in proposito il dott. Vito Albano, segretario provinciale FIMMG dell’Aquila.Dott. Albano, perché siete così contrari a diventare dipendenti? Avete paura dell’orario di 38 ore settimanali, ritenete che guadagnerete di meno, o ci sono altri motivi?
Non è un problema di orario, anzi. Oggi il medico di famiglia (MMG) lavora circa 10 ore al giorno, per circa 50 ore la settimana, quindi verremmo a ridurre l’orario; contrariamente a ciò che dice la Gabanelli, che quantifica il nostro orario in 15 ore la settimana. Le 15 ore sono soltanto l’orario minimo, che non vieta di farne di più; chiariamo invece che il lavoro del MMG non si esaurisce nelle ore di ambulatorio, ma consiste nell’effettuazioni di visite domiciliari su richiesta, di visite domiciliari programmate ai pazienti in Assistenza Domiciliare (ADI), della gestione burocratica dei pazienti in ADI, e dell’evasione delle numerose richieste di ricette e/o impegnative inviate tramite telefono, messagistica, e posta elettronica, che assorbono un discreto numero di ore. Per quanto riguarda il trattamento economico, verremmo sicuramente a migliorare la posizione. Come convenzionati paghiamo tutta la gestione del nostro lavoro (personale, utenze, affitto, obblighi di legge), senza avere ferie, malattia, tredicesima e TFR; come dipendenti avremmo tutti questi presidi, nessun problema di oneri e spese di gestione, ed anche un orario ridotto rispetto all’attuale. Non sono questi i motivi della nostra opposizione.
E allora, se la dipendenza sarebbe conveniente, perché siete così contrari?
Perché si perderebbe definitivamente la figura del MMG così come oggi concepita, e non verrebbe sostituita dal medico dipendente. Mi spiego: le peculiarità della medicina di famiglia sono: la fiduciarietà (il cittadino sceglie il suo medico, che lo segue per anni, alcune volte per tutta la vita, che conosce la sua storia clinica e quella della sua famiglia, con cui si instaura un rapporto di reciproca fiducia) la continuità assistenziale (il cittadino trova sempre il suo medico che segue nel tempo la sua patologia) la domiciliarità (unica figura sanitaria che la soddisfa), e la diffusione capillare di studi sul territorio. La dipendenza comporterebbe il trovare il medico solo nella Casa di Comunità (CdM) e non più nel proprio immediato territorio, il trovare ogni volta un medico diverso, secondo la turnazione decisa dal Direttore della CdM, la scomparsa delle visite domiciliari e della capillarità di presenza che abbiamo oggi. Per il cittadino significherebbe lunghe file nella CdM, e la perdita del proprio medico di riferimento, contattabile in ogni momento, durante tutto l’arco della giornata.
Inoltre, soprattutto nelle zone rurali o disagiate, in cui abbiamo piccoli agglomerati urbani, a scarsa densità abitativa, è necessario che il medico possa organizzare autonomamente il proprio lavoro, in modo flessibile, adattandolo alle esigenze della popolazione ed alla realtà geografica del territorio.
Ma la vostra contrarietà nasconde forse una contrarietà all’istallazione delle Case di Comunità?
Assolutamente no, non c’è nessuna opposizione alla Case di Comunità. Lo dimostra il fatto che il nostro nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN), ossia l’equivalente dei contratti del personale dipendente, entrato in vigore ad aprile 2024, già prevede un sistema per cui i medici di famiglia devono lavorare un certo numero di ore settimanali secondo indicazioni dell’ASL (presso CdC, Ospedali di Comunità, vaccinazioni a domicilio per i non ambulabili, ed altre attività, secondo le esigente territoriali); ovviamente il numero di ore a disposizione è proporzionale al numero di scelte del medico: dalle 6 ore settimanali del MMG massimalista, alle 38 ore per il medico con meno di 400 iscritti. Ciò dimostra non solo la volontà a collaborare nelle CdC o nell’Ospedale di Comunità, ma anche che ci siamo posti il problema e abbiamo dato una soluzione normativa all’interno del nostro ACN: la dipendenza non è necessaria.
Allo stato attuale, anche se l’argomento è stato oggetto di un incontro al vertice della maggioranza di governo, non esiste ancora una proposta ufficiale che spieghi i termini con cui si ha intenzione di procedere per il passaggio alla dipendenza; esiste invece una proposta di legge preparata da Forza Italia, che mantiene l’attività convenzionata, stabilendo con precisione le ore che ogni MMG deve mettere settimanalmente a disposizione per l’attività nelle CdC: qual è il suo parere?
È verissimo, sono alcune settimane che si parla dell’argomento, ma ancora non c’è stato un documento ufficiale con una proposta. L’unico atto concreto che c’è stato finora, è proprio questo incontro al vertice della maggioranza di governo, che si è concluso in modo ancora molto dubitativo: la stampa ha riportato che la stessa presidente Meloni nutre dubbi sia per la possibile impopolarità della misura fra gli italiani, sia sulla copertura economica, stimata in circa 5 miliardi di euro.
La proposta di FI è indubbiamente più in linea con le nostre posizioni, in linea con l’ACN, anche se difficilmente realizzabile causa i rapporti numerici fra ore da dedicare agli assistiti e ore da impiegare nelle CdC contemplati. Per esempio, un massimalista come me, dovrebbe dedicare 24 ore settimanali agli assistiti e 18 in CdC. Tenendo presente che espleto 20 ore settimanali di ambulatorio sulla carta, nella realtà almeno 25, io dovrei annullare tutte le attività extra ambulatoriali di cui ho già parlato per andare in CdC; lascerei in grossa difficoltà i miei assistiti.
Perché la riforma porterebbe un aumento di spesa, addirittura 5 miliardi?
Perché la dipendenza costa di più. Oggi noi prendiamo una cifra di circa 75/85 € ad assistito per anno; la variabilità è dovuta ai vari assetti regionali. Con questa cifra la ASL si assicura tutta la nostra attività, compresi i costi di strutture, utenze, strumentazione e personale, e l’intero onere gestionale. Inoltre, poiché il nostro non è un lavoro dipendente, non ci vengono riconosciute ferie o malattia, e non viene accantonato un TFR. Con la dipendenza tutte queste indennità dovranno essere contemplate, e in più ci sarà l’onere di metterci a disposizione strutture e personale, assumendone gli oneri organizzativi. La spesa lieviterà notevolmente.
Cosa sperate per il futuro?
Innanzitutto, speriamo che l’ipotesi dipendenza non si verifichi, e che il nostro rapporto di lavoro resti come è; inoltre speriamo che si possa avere un incontro ufficiale con il governo, per spigare chiaramente le nostre ragioni e perplessità, che non sono dovute all’interesse individuale del lavoratore medico, ma a preoccupazioni più importanti e più generali che riguardano l’interesse di salute del cittadino e l’assistenza nelle aree più disagiate: già oggi ci sono difficoltà a coprirle, con la dipendenza le cose peggiorerebbero.
Siamo disponibili al dialogo e alla trattativa, come già dimostrato più volte in passato ma anche pronti a combattere e scendere in campo se fosse necessario. Ci auguriamo di no".
Il Segretario Provinciale FIMMG dott. Vito Albano
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