Mogano, noce, castagno, larice, ce n’è per tutti i gusti, dalle forme dritte e sottili a quelle bombate, dalle venature chiare dell’ulivo alle tonalità brune dell’ebano, fino alle peculiarità del legno di rovere da botte.
“Era una sera d’inverno” racconta Daniel “fuori nevicava e l’atmosfera ci ispirò la creatività e il confronto. Nacque così l’idea delle penne artigianali. Il giorno dopo facemmo le prime prove usando il tornio e fummo entusiasti del risultato”.
“Ho sposato subito questa idea” dichiara Coccopalmeri “infatti oltre a questa prima serie di penne speciali, sto progettando per il futuro di creare degli innesti d’oro per versioni ancora più diversificate e particolari. È un nobile fine quello di riscoprire il valore di oggetti che non perdono il loro fascino nonostante la diffusione di tastiere e touch screen. Io uso spesso le penne per prendere appunti, per scrivere, qualche volta perfino per disegnare, come alternativa alle matite. Non escludo la tecnologia come supporto integrativo al mio lavoro, ma di certo non taglio il cordone ombelicale con gli strumenti tradizionali.”
In questi anni molte università e istituti di ricerca hanno approfondito gli studi sulla scrittura a mano, con risultati pressoché unanimi: l’uso della penna allena la memoria, favorisce l’apprendimento e attiva circuiti nervosi utili alla memorizzazione. Scrivere a mano stimola lo sviluppo cognitivo e previene l’invecchiamento cerebrale. Insomma la penna stimola più aree del cervello, cosa che non accade con la digitazione da testiera. Ed è una vera e propria ginnastica per la mente.
“Quest’anno” conclude Coccopalmeri “ricorrono i cinquant’anni dell’invenzione del copia-incolla. Senza dimenticare gli enormi benefici di questa innovazione, non dimentichiamo gli importanti effetti che invece possiamo ancora trarre dalla tradizione. E farlo con un bel prodotto artigianale, rinfranca anche l’anima.”
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