SULMONA - "Anche la sala operativa della stazione di Sulmona, viene espiantata dalle aree interne e slittata verso l’area costiera. Per l’ennesima volta assistiamo al rituale delle reazioni attonite e sorprese di una classe dirigente che ormai da troppi anni gioca di rimessa con azioni sempre più di retoriche e sempre meno efficaci. Non riusciamo a venir fuori dalla nostra atavica polverizzazione e non ci sono leader veramente unificatori, se non nelle vaghe dichiarazioni di intenti a cui non segue un solo fatto. Assistiamo inermi allo smembramento territoriale senza capacità di diventare massa critica politica organizzata e coesa. L'associazione Ripensiamo il Territorio sta proponendo da anni di giocare all'attacco proponendo azioni comuni che invertano la tendenza che investe lo sgretolamento dei nostri territori da anni.
Si parli con una voce univoca nella richiesta di infrastrutture, come potrebbe essere la metropolitana di superfice Sulmona-Pescara e perché no anche Sulmona Aquila/Teramo, per combattere lo spopolamento delle aree interne facilitando l’accesso a servizi essenziali, università e ospedali di primo livello, strutture facilmente raggiungibili data la vicinanza con le stazioni, la richiesta di organizzare per i nostri territori, la sesta area funzionale FUA o le ZES (Zone economiche speciali), il corridoio Adriatico/Tirrenico, l’unica modalità che può portarci fuori dalle secche dove si è arenata la nostra nave. Non possiamo osservare sempre inermi la spoliazione dei servizi del nostro territorio con lo stupore di chi, ogni volta, reclama per l’ulteriore taglio in corso senza proporre ed organizzare contromisure concrete e strategiche forti. Lo stupore e la rabbia di oggi per la sala operativa della stazione non potrà essere utilizzata, per i presidi ospedalieri o per il tribunale o per il metanodotto o per la deindustrializzazione, senza che vi sia la capacità autoctona di progettare il nostro futuro di comunità sotto attacco riorganizzativo. Si convochi, diciamo per l’ennesima volta un coordinamento delle istituzioni delle aree interne, già indicato più volte col nome di Parlamento del Territorio e come Popoli ha deliberato già il 5 Aprile e si accinge a fare, si abbia la capacità politica di parlare una sola lingua per salvarle".
Il V-pres. Gianni Natale
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