SULMONA - Lo spettacolo stanza 241, è la vicenda del console Enrico Calamai, che grazie al suo profondo rispetto per le vita umana, salvò alcuni prigionieri in mano alla polizia dell'allora dittatura argentina del 1976.Lo spettacolo è alle ore 21,00.La prevendita viene fatta al Marvin Caffè e la biglietteria al Teatro è aperta dalle ore 16.
Enrico Calamai sarà presente domani in teatro.
"Ho lottato per portare in salvo un carico unico. E' quanto di più prezioso conosco, quanto di più prezioso riesco ad immaginare: uomini, vite fragili."
È stato facile innamorarmi del progetto, innanzitutto la storia purtroppo vera e ahimè poco conosciuta, la scrittura dinamica con i suoi dialoghi così credibili, i suoi momenti poetici e quelli che danno spazio al cinismo; poi la sfida di continuare a lavorare con i giovani del Centro Sperimentale che ormai "frequento" da molti anni.
Insomma mi sono trovato a che fare con qualcosa di molto toccante, in qualche modo saggio, avendo un materiale umano particolarmente sensibile.
Una generazione ed un popolo che ha sofferto per la follia di pochi, e noi a riproporre quella follia con degli interpreti freschi e generosi.
Il testo si presenta in dialoghi veloci, con grandi cambi di atmosfera. Sono molti gli ambienti: dagli uffici della polizia alla casa del protagonista alle stanze del consolato. La regia ha scelto di accentuare la centralità della stanza della clandestinità, la 241 appunto. Il mio piacere nel presentare questo lavoro sta nella sua forza e nella sua vitalità, e se qualcuno ha riso ed altri hanno pianto sarà stato perché ha colpito al cuore.
Mario Grossi
STANZA 241
di Bernardo Pellegrini
Buenos Aires, Marzo 1976.
La Giunta Militare, guidata dal Generale Jorge Rafael Videla, destituisce la “presidenta” d’Argentina Isabelita Peron. E’ l’inizio di una lunga notte, in cui nessuna voce libera si alza
da occidente a rompere il silenzio osceno di un Paese che nell’ombra mastica e inghiotte i propri figli. Donne, uomini, cittadini liberi, portati via alle loro case senza distinzione alcuna di credo, genere e fede politica. Mentre la diplomazia occidentale manda messaggi di solidarietà e stima al rinnovato Governo della Giunta, anche l'Italia, che da sempre ha coltivato una seconda se' nell'Argentina d'oltre oceano, plaude sorridente nella sua indifferenza utile. Una singola voce d’Uomo tace in disaccordo. E' quella di Enrico Calamai, giovane Console d'Italia a Buenos Aires, che primo e solo, dedica da quel momento in poi le sue forze per una lotta silenziosa e cauta, contro un Male inafferrabile e sfuggente, capace di scivolare muto sotto ogni porta, di penetrare inesorabile ogni muro, per ghermire la miglior parte del popolo Argentino.
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