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giovedì 27 novembre 2025

COSA (E CHI) CAMBIERÀ NELLE DIOCESI ITALIANE: IL PROGETTO DI LEONE XIV TRA RIFORME E NUOVI VESCOVI

ROMA - "Papa Leone XIV ha concluso i lavori dell’81.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ad Assisi. Nella sua prima visita alla città del Santo patrono d’Italia traccia la strada che la Chiesa è chiamata a percorrere. Tra le indicazioni invita a rispettare “la norma dei 75 anni” per la conclusione del servizio nelle Diocesi.Chiudendo la 81.ma Assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana, Il Pontefice ha invitato i vescovi a «imparare a congedarsi», ribadendo che «è bene che si rispetti la norma dei 75 anni» per la conclusione del servizio degli Ordinari. Solo nel caso dei cardinali si potrà valutare un’eventuale proroga di due anni.

Riordino delle diocesi, la riforma di Papa Leone agita l’Abruzzo: scompare Sulmona-Valva. Secondo l’ipotesi che ha iniziato a circolare negli ambienti istituzionali ed ecclesiali, l’Abruzzo conserverebbe solo tre grandi diocesi: Arcidiocesi dell’Aquila, Arcidiocesi di Chieti‑Vasto e Arcidiocesi di Pescara‑Penne. Contestualmente sparirebbero diverse circoscrizioni storiche, tra cui la Diocesi di Sulmona‑Valva, destinata, secondo il progetto, a essere accorpata all’Aquila.

IL NUOVO CORSO DELLA CHIESA

Di Chiesa sinodale aveva parlato già Papa Francesco. Una chiesa in cammino e aperta, a vocazione missionaria che “si sporca le mani” in mezzo ai mali dell’umanità.

Ora Papa Leone XIV aggiunge un tassello in più: una Chiesa che vuole essere sinodale non può trattenere i ruoli come fosse un possesso privato, né lasciare che «l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti». Il piano pensionistico con il limite episcopale a 75 deve essere rispettato proprio per garantire più giovani nel corpo episcopale, al netto della crisi delle vocazioni già in atto da tempo.

Oltre ai limiti di età, Papa Leone XIV, davanti ai duecento vescovi, ha fornito indicazioni anche sugli accorpamenti delle diocesi, tema portato avanti anche da Bergoglio: il Pontefice chiede un episcopato interventista vista la situazione di incertezza mondiale, una Chiesa più snella e meno burocratica con strutture semplificate. Il principio di collegialità, ha osservato, richiede una revisione dei processi di nomina dei nuovi vescovi, prevedendo «una più ampia partecipazione di persone nella consultazione», in pieno coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica.
LA RICHIESTA DI “IMPARARE A CONGEDARSI”

Leone XIV nel discorso ai vescovi ha esortato a combattere l’inerzia che rallenta i cambiamenti e a “imparare a congedarsi”, come raccomandava Papa Francesco nel Motu Proprio già nel 2018.

Ma quello del Papa argentino era un atteggiamento “interiore” che comprendeva: “sia quando, per ragioni di età, si deve lasciare l’incarico, sia quando venga chiesto di continuare il servizio”.

Ieri Leone XIV ha ribadito che “È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei Cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni”.
CHI POTREBBE LASCIARE L’INCARICO

Le parole del Santo padre potrebbero avere un impatto immediato sull’arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, che potrebbe essere il primo a lasciare. Il suo incarico era già stato prorogato di due anni da Papa Francesco, che tendeva a confermare chi era affidabile e non problematico per il proprio governo, ma soprattutto per portare a termine alcuni adempimenti, tra cui la canonizzazione di Carlo Acutis. Tra i possibili nomi che andranno a sostituire Sorrentino quello più gettonato è quello di monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento e dal 2020 anche Membro della Congregazione delle Cause dei Santi. Studioso del Francescanesimo, ha all’attivo numerose pubblicazioni e relatore in molti convegni in Italia e all’estero.

Altro arcivescovo che dovrebbe lasciare l’anno prossimo è quello di Milano, Mario Delpini che compirà 75 anni il 29 luglio. Così come l’arcivescovo Bruno Forte a Chieti, Giulio Brambilla a Novara, Tommaso Caputo a Pompei e il cardinale Cantoni di Como.

La collegialità, ha ricordato, implica anche una revisione dei processi di nomina dei nuovi vescovi: serve «una maggiore partecipazione di persone nella consultazione», in coordinamento tra Dicastero per i Vescovi e Nunziatura Apostolica".

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