SCANNO - «Nel 2025, in Abruzzo, le persone con disabilità vengono lasciate in sospeso». È una denuncia netta, senza retorica la mia, Jacopo Petrocco, 33 anni, residente a Scanno nella Valle Peligna. Convivo dalla nascita con una disabilità motoria e oggi decido di rompere pubblicamente il silenzio su una situazione che ritengo inaccettabile.Nel mio territorio il diritto all’autonomia e alla partecipazione piena alla vita sociale resta, di fatto, negato. Non parliamo di assistenza straordinaria o privilegi ma di diritti fondamentali sanciti dalla legge, che vengono ignorati attraverso il silenzio.
Da sempre impegnato nel conquistare spazi di autonomia, rivendico un percorso fatto di studio, sport e partecipazione attiva alla vita comunitaria, possibile solo grazie al sacrificio costante di mia madre, caregiver da oltre trent’anni; un carico che nessuna famiglia dovrebbe essere costretta a sostenere da sola, sottolineo.
Al centro della mia denuncia c’è la figura dell’Assistente Personale, elemento chiave per la Vita Indipendente. Sebbene la normativa nazionale ed europea non vieti che l’assistenza sia svolta da un familiare, i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità indicano con chiarezza un altro obiettivo: la libertà di scelta. Scegliere da chi essere aiutati, come, dove vivere e con chi vivere.
La vera autonomia non esiste se l’unica alternativa possibile è la famiglia ; questo significa trasformare gli affetti in un servizio obbligato, con conseguenze devastanti per tutti.
La libertà deve essere “nella famiglia, della famiglia e dalla famiglia”: relazioni sane, famiglie sollevate da un’assistenza totalizzante e persone finalmente libere di autodeterminarsi.
Il problema, però, è strutturale. Nel mio territorio l’assistente personale semplicemente non esiste Negli ultimi mesi ho inviato PEC, email formali e progetti tecnici dettagliati all’ECAD della Valle Peligna e alle cooperative sociali locali, proponendo un modello operativo concreto, fondato su riferimenti normativi nazionali ed europei. Il risultato è stato sempre lo stesso: nessuna risposta.
Evidenzierei che i finanziamenti erogati sono indispensabili ma, ad oggi, non avendo a monte la figura dell’assistente personale, rischiamo di non poterne usufruire nella maniera giusta. Ricordo che l’obbiettivo primario è sempre: l’inclusione la socializzazione e la realizzazione delle persone con disabilità.
Quindi creiamo la figura dell’assistente personale, per permettere alle persone con disabilità di poterne usufruire attraverso le risorse già previste dalla legge. Invertire questo ordine significa non centrare l’obbiettivo.
Di fronte a questo vuoto, mi propongo come promotore di un progetto pilota per la Valle Peligna e chiedo l’apertura immediata di un tavolo tecnico con tutte le istituzioni coinvolte. L’obiettivo è costruire un modello reale, funzionante e replicabile di assistenza personale.
Le indicazioni europee, sono inequivocabili: la persona con disabilità deve essere protagonista della propria vita; i servizi devono essere personalizzati; le aree rurali devono offrire più supporto, non meno; l’assenza di alternative aumenta il rischio di isolamento e istituzionalizzazione; l’assistenza personale migliora la qualità della vita ed è il veicolo unico per essere protagonisti nella società.
Non cerco né compassione, né privilegi. Chiedo rispetto, ascolto e responsabilità. Chiedo che la mia famiglia possa tornare a essere una famiglia, e non un servizio socio-assistenziale improvvisato.
La disabilità non è il problema. Il problema è il silenzio!"
Jacopo Petrocco
Scanno (AQ), 2025
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