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mercoledì 8 ottobre 2025

ANTICHI MESTIERI CHE SCOMPAIONO. LA STORIA DI EUGENIO TRINETTI, ULTIMO MATERASSAIO DEL CENTRO ABRUZZO

GORIANO SICOLI - "Un’arte tramandata di padre in figlio iniziata un secolo fa che rischia di scomparire. Si tratta dell’antico mestiere del materassaio. Un lavoro speciale custodito da poche mani ancora in attività. Tra queste ci sono quelle di Eugenio Trinetti 58enne di Goriano Sicoli, uno degli ultimi materassai del Centro Abruzzo. “L’arte di fare i materassi a mano è stata tramandata da mio nonno a mio padre e da questi a me quando avevo da poco compiuto i 13 anni. Oggi”, racconta mentre rapido fa scorrere un enorme ago tra stoffa e lana di un materasso da rigenerare, “non si lavora più con i ritmi e volumi di qualche decennio fa quando la lana era la regina dei materassi, ma il materiale resta, per chi ne apprezza ancora oggi le caratteristiche, un elemento irrinunciabile al quale affidare il riposo”. La lana di pecora magari tosata da un gregge del paese e cardata per eliminare le impurità. La stessa che per decenni è stata l’unica in grado di regalare sonni tranquilli, caldi in inverno e freschi in estate, a migliaia di persone. Poi l’arrivo di nuovi materiali sintetici e legati ad altri tipi di lavorazione che piano piano hanno scalzato il mondo produttivo e artigianale che ruotava intorno alla lana. “Faccio questo mestiere da oltre 40 anni e ogni volta che realizzo un materasso mi sembra ancora di sentire i consigli e gli accorgimenti che mi diceva mio padre quando ero bambino. Ricordo che lavoravamo nelle piazze dei paesi i cui ci spostavamo per fare i materassi in strada o nei cortili delle case delle persone che li commissionavano. Sono stati anni bellissimi di crescita e pieni di lavoro. In questo periodo, proprio agli inizi degli anni 80, aprimmo il primo laboratorio a Goriano. Al tempo si cardava a mano, con la cardatrice di legno e due piastre di chiodi in ferro che si sfregavano tra loro pulendo la lana e rimuovendo le impurità. Poi l’apertura della fabbrica di materassi a Raiano agli inizi degli anni 90. Ancora lavoro, reti da stendere, consegne da fare, mezzi da comprare e qualche automazione, ad esempio la lana non si cardava più a mano ma si lavorava con delle macchine.





 Una piccola variabile che tuttavia non ha scalfito il lavoro di assemblaggio del materasso fatto tutto a mano”. Parole che aprono scenari su come si è evoluto il mondo del lavoro in un settore che come altri è andato via via diminuendo di volume e intensità. “Anche se molti clienti sono ancora legati al materasso di lana, nel corso del tempo ci siamo dovuti adeguare ampliando la nostra offerta. Però non è la stessa cosa per me la lana ha un fascino ancestrale qualcosa che chiude in ciclo con la natura. Mi piacerebbe poter trasmettere questo saper fare alle future generazioni. Certo”, aggiunge con un poco di amarezza nello sguardo, “il mestiere, tra nuovi materiali e la logica dell’usa e getta non avrà un futuro radioso e la sua età dell’oro, diciamo così, è passata, ma credo che una terra come l’Abruzzo e soprattutto l’aquilano, da sempre caratterizzato dal profondo legame con la pastorizia e il commercio della lana, dovrebbe custodire questa tradizione. Io continuerò a farlo, tanto è vero che mi sposto anche di molto sul territorio per soddisfare i clienti. Faccio questo, però, non solo per il lavoro che si è molto differenziato, ma soprattutto per il senso di continuità, con mio nonno, mio padre e per la soddisfazione dei clienti legati al caro materasso di lana”. Una storia di lavoro e passione legata a doppio filo di lana, all'Abruzzo interno". 

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