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lunedì 25 agosto 2025

"MIA MOGLIE, PEZZOPANE, NON BASTA INDIGNAZIONE, È VIOLENZA, VA COMBATTUTA ANCHE CON IMPEGNO UOMINI E PUNITA "

L'AQUILA - "MIA MOGLIE, Pezzopane, Non basta indignazione, è violenza, va combattuta anche con impegno uomini  e punita. “La scoperta del mega gruppo MIA MOGLIE scuote le coscienze e indigna. Ma non basta lo sdegno, ne’ basta la curiosità morbosa di sapere chi erano le vittime per poi compatirle. Forse più interessante è sapere chi erano gli uomini, visto che hanno compiuto reati gravi ai danni di donne inconsapevoli. Vorrei inoltre leggere e sentire voci di uomini indignati, schifati che si smarcano da questa violenza quotidiana, che assume forme nuove, social, ma che è sempre la stessa antica idea di possesso dell’uomo sulla donna. Persiste un patriarcato ancora troppo robusto ed apparentemente inamovibile. Gli uomini si scambiavano foto rubate delle proprie mogli e fidanzate per farne materia di commenti disgustosi, violenti. Per cambiare questa cultura di sopraffazione maschile è importante che ci siano anche gli uomini in campo.
Erano oltre 31 mila iscritti, anche molti abruzzesi,  avvezzi ad una pratica degradante: vere e proprie aste social di donne ridotte a pezzi come sul banco di un macellaio, un’esposizione pubblica non autorizzata, seguita da commenti denigratori, violenti e morbosi, insulti e sarcasmo osceno. Mariti, padri di famiglia, nonni, fidanzati, anziani e ragazzi hanno  preso parte a questo mercato subdolo e clandestino di immagini di donne. Una inaudita violenza digitale definita da qualcuno dei colpevoli “solo un gioco”.
Troppi maschi  fanno la gara a chi “ce l’ha più lungo”, poi giocano a chi ha la fidanzata/moglie più bella, da esporre, mostrare, mercificare.
La  vicenda del gruppo “Mia Moglie”  e di altri consimili  si può configurare come vera e propria violenza. Una donna abusata in chat mi ha confessato di vergognarsi e che ha paura di denunciare. Le ho detto semplicemente che è lui che deve nascondersi e vergognarsi, non lei. A tutte queste donne esprimo solidarietà e vicinanza e disponibilità.
Bisogna fermare gli uomini che usano violenza, sono pessimi e presenti in ogni livello sociale, culturale ed economico, bisogna spezzare omertà e complicità. Il reato in questa vicenda è grave, è quello della diffusione senza il consenso di immagini o video. Il codice penale prevede la multa fino a 15 mila euro e il carcere da 1 a 7 anni. Tutto aumenta se chi diffonde il materiale è il marito o compagno. E poi diffondere le foto in un canale social, aumenta il numero di quanti hanno visto quei corpi, o pezzi di corpo. Un danno ed una violenza enormi. Persiste, nonostante le battaglie portate avanti dal femminismo e le conquiste legislative, una  gravissima sottocultura fatta di patriarcato, misoginia, arroganza, voyeurismo, esibizionismo,  violenza scambiata per divertimento ed a pagare sono sempre le donne. Tradite - come nel femminicidio o nella violenza in famiglia - da chi dice di amarle. Ma questo non è amore. E’ solo possesso e uso del potere su un corpo di donna. “MIA MOGLIE” si chiamava la chat, come a dire, quella donna è mia e ci faccio quello che mi pare. La metto a disposizione dei miei amici anonimi, squallidi anche loro,  così ci divertiamo insieme. Come nello stupro di gruppo, insieme ci si sente più forti.
Uomini di buona volontà, se ci siete, battete un colpo, fate qualcosa, mettete le distanze, isolate i violenti. Non basta dire “ io non sono come loro” servono parole e gesti quotidiani di rifiuto reale e profondo".

Stefania Pezzopane
femminista ed attivista diritti delle donne, consigliera comunale e già parlamentare Pd

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