“La salvaguardia degli orsi bruni marsicani, sottospecie endemica dell’appennino centrale, gravemente minacciata di estinzione, rappresenta un obiettivo ambizioso, complesso da raggiungere e recante con sé sfide in larga parte ancora sconosciute, quali sono quelle date dalla necessità di immaginare forme possibili di convivenza e di condivisione degli spazi tra uomo e orso. Non si dimentichi che tutta la vicenda di Juan Carrito si snoda all’interno di un tema più grande, e cioè quello degli orsi confidenti/condizionati, che negli ultimi anni, per una moltitudine di fattori, si sta manifestando su di una scala più vasta di quanto accaduto in passato. Il futuro della tutela degli orsi bruni marsicani e gli stessi destini della specie si giocheranno anche e soprattutto sulla capacità, da parte dei diversi soggetti coinvolti, pubblici e privati, di saper gestire tali fenomeni, potenzialmente in grado di determinare l’insorgenza di nuovi e numerosi conflitti”, afferma il Presidente Di Santo.
“Proprio per questo, pur ribadendo l’importanza dell’assunzione, da parte di tutti, di comportamenti responsabili, si ritiene che le finalità di protezione e di conservazione dell’orso bruno marsicano non passino attraverso la criminalizzazione di singoli episodi, o la persecuzione dei cittadini, ma attraverso la diffusione della cultura della tutela e del rispetto e, soprattutto, con la collaborazione attiva delle comunità dei cittadini e degli utenti del Parco, che si sono sempre dimostrate pronte a raccogliere le sfide di un territorio che scommette sulla convivenza tra uomo e natura, con orgoglio, determinazione e sensibilità”.
Infine, sottolinea che “in un diverso contesto, anche di comunità, cittadinanza e territorio, probabilmente i destini di un orso come Juan Carrito sarebbero stati differenti, e se questo ha ancora una possibilità di condurre una vita libera e in natura lo si deve anche alle persone che vivono nel Parco, e che ne hanno preso a cuore le sorti”.
Conclude la lettera l’invito rivolto all’ENPA a voler riconsiderare la propria decisione, che non contribuisce alla salvaguardia dell’orso, ma che, anzi, rischia di esasperare un dibattito già dai toni non sempre costruttivi".
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