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giovedì 26 agosto 2021

IL SINDACALISTA MAURO NARDELLA SULLE AMMINISTRATIVE COMUNALI: "AVREI VOLUTO DARE IL MIO CONTRIBUTO MA LO STATO ME LO RENDE SCONVENIENTE FARLO"

SULMONA - Sono moltissimi coloro i quali parteciperanno in qualità di candidati alla prossima tornata elettorale a Sulmona .
Tra questi non c'è però chi, come nel caso del sindacalista Mauro Nardella, spesso veste i panni di “marcatore” dei problemi locali dei quali ne elenca anche le possibili soluzioni.Abbiamo voluto per questo motivo chiedere proprio a Nardella il perché di questa scelta.-Nardella... lei si spende molto per cercare di contribuire alla causa sociale della città nella quale risiede eppure non compare tra coloro i quali potrebbero fattivamente, qualora eletto, concorrere a farlo vestendo i panni di amministratore.
Ci può spiegare il perché?-
Non nascondo il fatto che non sono assolutamente mancate le richieste di adesione in qualità di candidato ad un progetto politico per la città nella quale ho scelto di vivere.Tuttavia, pur ringraziandoli per il pensiero avuto, a tutti coloro i quali mi hanno chiesto di farlo ho dovuto sommessamente e necessariamente dire di no.
-Lei sta dicendo quindi che seppur non disdica l'idea di lavorare per il bene comune della città deve comunque ovviare a questa idea?

Se sì ci può spiegare il motivo?-


La spiegazione sta rincorrendo due ordini di motivi: 

1)l'amore per il sindacato e che da 25 anni cerco in qualità di dirigente di interpretarlo al meglio;

2)il vincolo dettato dalla mia professione di poliziotto  che non mi rende conveniente candidarmi nella città ove presto la mia attività lavorativa.


Ci spieghi meglio quest'ultimo punto.....


Basterebbe citare quando previsto dall'articolo 81 della Legge 121/1981 laddove afferma che ".....gli appartenenti alle forze di polizia candidati alle elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento dell'accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda, al di fuori dei rispettivi uffici e in abito civile. Essi,comunque, non possono prestare servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni per un periodo di tre anni dalle elezioni stesse..." per capire  che non conviene farlo.

In sostanza un qualsiasi poliziotto che lavora a Sulmona, al netto dei vincoli evidenziati in premessa, può anche presentarsi alle amministrative ma a condizione che per almeno tre anni e per il semplice fatto di essersi candidato venga "esiliato" altrove dal punto di vista professionale.


-Questo significa che se un poliziotto si volesse presentare alle amministrative di un Comune distante anche pochi chilometri lo potrebbe fare tranquillamente?-


Certamente anche se permangono altri e non meno seri obblighi....


-Ovverosia?-


Sempre riprendendo l'articolo 81 della Legge 121/1981 potremmo leggere che gli appartenenti alle forze di polizia non candidatesi debbano in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni elettorali e non possono assumere comportamenti che compromettono l'assoluta imparzialità delle loro funzioni..... È fatto altresì divieto di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati alle elezioni.


-Un poliziotto quindi non può andare alla ricerca di voti a favore di chicchessia?-


No e anche se lo volesse non lo potrebbe fare fosse anche suo figlio a doversi candidare.


-Si legge che l'aspettativa speciale con assegni coprirebbe quindi il poliziotto candidato da qualsiasi procedimento disciplinare stante l'attuale legge?-


Certamente seppur come le dicevo a costo di un possibile esilio altrove.

Quella della chiacchieratissima aspettativa elettorale, che tanto fa parlare di sé media e i critici nel periodo elettorale, è una necessità imposta da una legge dello Stato e non un capriccio del poliziotto che ha deciso di candidarsi.

Questa, lo ripeto,  è la stessa legge che non mi  consentirà di candidarmi, così come non lo potrebbe essere per qualsiasi poliziotto che lavora nel posto in cui si vorrebbe candidare, proprio  perché non ritenuto conveniente farlo. 

Il fatto di dover per forza di cose lavorare altrove mi toglie di fatto la convenienza di offrire un proprio contributo per la città nella quale vive.   


Crede sia una legge da cambiare?


Se lo facessero non farebbero male e per diversi motivi che lascio voi immaginare.

Per quanto mi riguarda continuerò a fare il mio lavoro di sentinella del diritto e perché no?....di “consigliere” a distanza così come sinora ho fatto.



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