SULMONA - "Fino a qualche giorno fa sorprendere un detenuto con un telefono in carcere non consentito non prevedeva nessuna sanzione penale ma al massimo un provvedimento disciplinare.Con l'avvento del Decreto legge n.130 del 21 ottobre 2020 è stato finalmente normata l'introduzione fraudolenta di telefonini in carcere e l'utilizzo degli stessi da parte detenuti.L'articolo 9 del decreto introduce, infatti, l'articolo 391-ter in materia di contrasto all'introduzione e all'utilizzo di dispositivi di comunicazione in carcere.Ora chiunque indebitamente procurerà ( ovviamente anche negli istituti di Sulmona, L'Aquila ed Avezzano oltre che per il centro di prima accoglienza dell'Aquila) a un detenuto un apparecchio telefonico o altro dispositivo idoneo ad effettuare comunicazioni o comunque consentirà allo stesso l'uso indebito dei predetti strumenti o ne introduce uno in un istituto penitenziario al fine di renderlo disponibile a una persona detenuta sarà punito con una pena della reclusione da uno a quattro anni.Soggiacerà alla stessa pena anche il detenuto che indebitamente li riceverà e li utilizzerà.
Qualora il fatto sarà commessa da un pubblico ufficiale la pena sarà da due a cinque.Viene così colmato un vuoto legislativo che finalmente metterà tutti d'accordo sul fatto che le comunicazioni telefoniche fraudolente in carcere non si possono e non si devono consentire".
Il segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria L'Aquila
Mauro Nardella
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