tutti caratterizzati dallo spopolamento, che mette in dubbio sia la permanenza delle Comunità locali e sia, come conseguenza, delle tradizioni culturali secolari che sono una ricchezza del patrimonio nazionale.
Tutto questo è reso ancor più grave dagli eventi sismici recenti (L’Aquila, Amatrice, Norcia) che ora concretamente mettono in pericolo la sopravvivenza di decine di piccoli comuni, tutti drammaticamente alle prese con la desertificazione forzata e con la ricostruzione con tutta la sua lentezza.In questo quadro, la candidatura della tradizione di Cocullo a patrimonio dell’Unesco si pone come atto teso a dare visibilità a questa problematica, in modo da richiedere interventi concreti tesi alla salvaguardia del grande patrimonio culturale che caratterizza tutti i borghi dell’Appennino centrale.Da qui l’idea: tenere, in occasione del Rito dei serpari del 2018, il prossimo 28 aprile, un convegno con i piccoli comuni di Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche e Molise per avviare un confronto tra amministratori, associazioni e realtà locali su queste tematiche.
A questa iniziativa ha dato la sua adesione l’Anci, sia nel momento della promozione, sia nella definizione dei contenuti e sia nella gestione, con l’intervento di dirigenti nazionale dell’associazione, il presidente dell’Anci Piccoli comuni Massimo Castelli ed il responsabile della sezione culturale Vincenzo Santoro, oltre alla direzione regionale con il presidente Luciano La Penna. L’obiettivo è quello di dare vita ad una “Carta di Intenti”, da sottoporre all’attenzione delle Istituzioni governative nazionali e regionali.
Interverranno anche antropologi che negli anni si sono misurati con questa problematica, come Lia Giancristofaro, Valentina Lapiccirella Zingari, Pietro Clemente e Vito teti, autore di recente del volume “Quel che resta”, dedicato proprio al destino di tanti paesi della Calabria e non solo, oltre che delle preziosissime tradizioni culturali che essi custodiscono.
Il Sindaco di Cocullo
(Sandro Chiocchio)