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domenica 3 dicembre 2017

"DEFR 2018-2020, L’ECONOMIA ABRUZZESE È IN CRESCITA O È IN CRISI ?"

SULMONA - La Giunta Regionale con delibera  n. 615 del 27 ottobre 2017 approva il Documento di Economia e Finanza 2018-2020 della Regione Abruzzo  nel paragrafo 1.3 titolato “Lo scenario macroeconomico regionale – L’Abruzzo riparte” si trova scritto: “Dopo il sostenuto incremento dell'anno precedente, nel 2016 il PIL dell'Abruzzo ha continuato a espandersi. Nonostante il graduale recupero, il prodotto risulta ancora inferiore di circa il 4% rispetto ai livelli del 2007, sebbene la contrazione sia meno pronunciata rispetto al dato medio nazionale.”La frase sopra riportata è stata ripresa dal rapporto della Banca d’Italia del 23 giugno 2017 che faceva proprie le stime di Prometeia, a quel tempo già datate, che davano il Pil Abruzzese in lieve crescita.
Purtroppo, in data 28 luglio 2017 la SVIMEZ ha divulgato  i dati sul PIL e si è scoperto  che, nel 2016, il Pil Abruzzese ha subito una flessione del lo 0,2% a fronte di una crescita media nazionale dello 0,9%, annotando il terzo peggior risultato tra le regioni Italiane e, cosa ancora più grave, il peggior risultato tra le regioni del Mezzogiorno .Per avere un’idea più attendibile dell’andamento del Pil è opportuno analizzare i dati degli ultimi tre anni (2014-2016) ma anche in questo caso il trend non è confortante infatti il Pil ha registrato un incremento di appena  lo 0,5% pari ad un quarto di quello Italiano (+1,8%) ed è cresciuto meno anche del Mezzogiorno (+0,8%).“Per le imprese, dal rapporto emerge che la crescita è stata trainata principalmente dall'industria manifatturiera, che ha beneficiato di un ulteriore, significativo incremento delle esportazioni (+9,7%).”
Premesso che nel 2016 non vi è stata una crescita ma una decrescita è comunque vero che le esportazioni hanno registrato una crescita del 9,7% di gran lunga superiore a quella nazionale che è stato dell’1,2%. Ma l’export della Provincia di Chieti rappresenta il 71% del totale regionale e l’81% dell’incremento per cui, in buona sostanza, l’export abruzzese è completamente dipendente dall’ apporto che viene dalla provincia di Chieti  e l’export teatino è a sua volta  fortemente condizionato dall’automotive che rappresenta il 65% del totale della provincia e il 75% dell’ incremento.

Nel triennio 2014-2016 l’export abruzzese è cresciuto del 21,3% e quello italiano del 6,9%. Ma, anche in questo caso, l’export abruzzese è completamente dipendente dall’apporto che viene dalla Val di Sangro e  dell’ automotive settore questo supportato da importanti multinazionali.

 “Nel 2016 il numero di occupati in Abruzzo si è attestato a 485.338 con un aumento di 6.667 unità rispetto al 2015, pari ad un tasso di occupazione del 55,7% (+1,2%).”

L’incremento di 6.000 occupati tra il 2016 e il 2015 si riferisce al numero medio annuo degli occupati, mentre, come si usa nell’analisi dei dati delle grandezze economiche, il riferimento viene fatto ai dati puntuali e, nel caso di specie, gli occupati passano da 485.000 del IV trimestre 2015 a 482.000 del IV trimestre 2016 registrando un decremento di 3.000 unità.
Nel IV trimestre 2016 il tasso di occupazione è stato del 55,7%, valore che rimane ancora più basso del 57,4% nazionale registrando uno spread negativo di 1,7 punti percentuali.
Nel IV trimestre 2015 i disoccupati erano 71.000 e nel IV trimestre 2016 sono diventati 73.000 annotando un incremento di 2.000 unità. Nell’ultimo trimestre 2016 il tasso di disoccupazione si attestava al 13,1% a fronte del 12,2% nazionale.

Negli ultimi tre anni  gli occupati, che nel IV trimestre 2013 erano 497.000, diventano, nel IV trimestre 2016, 482.000 subendo un decremento di ben 15.000 unità.
Il dato di 482.000 occupati del IV trimestre 2016 presenta comunque, rispetto al dato pre-crisi del IV trimestre 2007,  un differenziale negativo di ben 26.000 unità.  
Nello stesso periodo i disoccupati si incrementano di 10.000 unità.

nel paragrafo 1.4.1 titolato “Analisi Demografica”:

“Con riferimento all’analisi demografica si evidenziano i seguenti punti:
La popolazione residente in Abruzzo al 1“ dicembre 2016 è di 1 322 247 residenti pari al 2,2% del totale nazionale e al 9,4% del Meridione.”

Ci si limita ad indicare che al 31.12.2016 la popolazione residente in Abruzzo era 1.322.247 abitanti e non si puntualizza che al 31.12.2015 erano stati 1.326.513 per cui si registra un decremento di 4.266 abitanti pari allo 0,38% valore doppio rispetto alla flessione italiana dello 0,18%.

La popolazione abruzzese è passata da 1.333.939 abitanti del 31.12.13 a 1.322.247 del 31.12.16 registrando, in 3 anni, un decremento di 11.692 abitanti. In valori percentuali la flessione dello 0,88% della popolazione abruzzese è stata pari a due volte e mezzo la decrescita italiana (-0,32%).

nel paragrafo 1.4.2.1 titolato “Le Imprese”:
“Sono 127.063 le imprese attive in Abruzzo al 31/12/2016, con 8.327 nuove iscrizioni e 8.410 cancellazioni. Si conferma tuttavia il rafforzamento della struttura produttiva regionale, con una crescita delle società di capitali.”

Le imprese attive al 31.12.15 erano 127.467 e al 31.12.16 diventano 127.063  subendo un decremento di 404 unità.  In valori percentuali si registra un decremento dello 0,32% mentre quello italiano è stato appena dello 0,03%; il decremento abruzzese è stato 10 volte quello nazionale.

Dal 2014 al 2016 l’Abruzzo ha perso 2.425 imprese passando dalle 129.488 del 31.12.2013 alle 127.063 del 31.12.2016.  In termini percentuali, l’Abruzzo decresce dell’1,87%, valori pari a due volte e mezzo la decrescita media a livello nazionale (-0,77%).

nel paragrafo 1.4.2.2 titolato “L’industria”:
“Nel 2016 si è consolidata la ripresa dell’attività nel manifatturiero. In base a elaborazioni sui dati del CRESA, la produzione industriale è cresciuta mediamente di circa il 5 per cento, come nell’anno precedente, sostenuta dal buon andamento degli ordini.”

Il CRESA nella sua pubblicazione n. 4/2016 della rivista “Congiuntura Economica Abruzzese”, sulla base dei sondaggi effettuati sulle imprese manifatturiere abruzzesi con almeno 10 addetti, sostiene che esse,  nel 2016, hanno conseguito un incremento della produzione del 4,6%.
Questo incremento produttivo ottenuto dalle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti non è però estensibile
né all’intero settore delle imprese manifatturiere poiché le imprese manifatturiere con almeno 10 addetti rappresentano appena il 13% del totale delle imprese manifatturiere,
né, a maggior ragione, al totale delle imprese poiché le imprese manifatturiere con almeno 10 addetti rappresentano appena l’1,2% del totale delle imprese.

CONSIDERAZIONI
Nonostante il buon andamento delle esportazioni dovuto ai mezzi di trasporto della Val di Sangro e nonostante l’incremento della produzione ottenuto dalle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, nel 2016 il Pil Abruzzese ha subito una flessione (-0,2%) a fronte di un incremento nazionale (+0,9%).
Lo stesso discorso vale per gli ultimi tre anni (2014-2016). Nonostante i buoni risultati ottenuti dalle esportazioni dei mezzi di trasporto della Val di Sangro e dalla produzione delle imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, il Pil abruzzese ha registrato un incremento di appena  lo 0,5% pari ad un quarto di quello Italiano (+1,8%) ed è cresciuto meno anche del Mezzogiorno (+0,8%).
Più in generale i dati sopra esposti confermano lo stato di crisi in cui versa l’economia abruzzese caratterizzata da due dinamiche una abbastanza positiva, quella delle medie e grandi imprese, e l’altra sofferente, quella delle piccole e micro imprese soprattutto artigiane.
Torno a sostenere che gli interventi in atto sulle infrastrutture, sugli incentivi per la concessione del credito, sull’abbassamento delle imposte, sulla semplificazione amministrativa, sulla realizzazione dei Poli di Innovazione e sulla creazione delle Reti d’impresa (azioni queste ultime due che interessano un numero molto limitato di imprese) sono tutti necessari ma non ancora sufficienti ad innescare processi di sviluppo del sistema produttivo abruzzese.
Per cambiare passo bisogna aggiungere interventi ed iniziative indirizzati al miglioramento della competitività delle imprese (in particolare delle micro-imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati).

ALDO RONCI