
Oggi le persone hanno bisogno di certezze, non di possibilità; di responsabilità, non di sotterfugi; di coraggio, non di scuse.Mi sono più volte domandato il perché, in un clima infuocato come quello che si preannunciava, e che purtroppo si è confermato, nella campagna elettorale che ci avrebbe accompagnato fino al prossimo 5 giugno, io abbia scelto di candidarmi alla carica di consigliere comunale e del perché lo abbia fatto con Bruno Di Masci. Mi sono risposto:"Fabio, hai da poco superato i 50 anni e, nonostante abbia già ricoperto in passato l'incarico di assessore, e sia stato consigliere nella passata amministrazione, puoi e devi dare ancora molto per la tua città, sia in termini di idee e progetti sia in termini di lavoro sul campo, sia, soprattutto, perché la partecipazione alla vita politica è un dovere di tutti i cittadini in quanto tali: senza partecipazione non c'è politica democratica. In quanto membro della collettività nella quale vivi, hai il diritto-dovere di impegnarti e di spenderti per i tuoi concittadini, secondo le tue potenzialità e possibilità".E così ho deciso di mettermi a disposizione di tutti, pronto ad ascoltare ed a provare a soddisfare le aspettative delle persone, di coloro che formano il tessuto sociale della città: bisogna fondare i propri valori civici e morali sulla centralità della persona.Nel rispetto della persona, dell'individuo, dobbiamo essere pronti all'accoglienza ed aperti anche ad entrare nel mondo, non solo in Europa; ma ci dobbiamo entrare realmente, con la coscienza e consapevolezza di essere tutti cittadini del mondo, anche se legati ed innamorati del posto in cui siamo nati e/o in cui abbiamo deciso di stabilire la nostra vita.Nel particolare momento in cui si trova il nostro paese, ma anche la nostra città, nel quale tutti ci sentiamo la coscienza pulita solo se aiutiamo qualcuno a casa sua, ma non siamo disposti ad averlo come vicino di casa, mi viene alla mente una frase di Sandro Pertini che, a distanza di oltre trent'anni, è più che mai attuale: "Sono al fianco di chi soffre umiliazioni e oppressioni per il colore della sua pelle. Hitler e Mussolini avevano la pelle bianchissima, ma la coscienza nera. Martin Luther King aveva la pelle color dell'ebano, ma il suo animo brillava della limpida luce, come i diamanti che negri oppressi estraggono dalle miniere del Sudafrica, per la vanità e la ricchezza di una minoranza dalla pelle bianca"
Fabio Ranalli