SULMONA - "Si promette, si chiacchiera e poi si fanno tanti inviti a mantenere le promesse, la rassicurazione e la parola data. Da quando c'è una flebile speranza di resuscitare i Punti nascita c'è un groviglio tra politici e rappresentanti delle istituzioni ad accaparrarsi il merito di una deroga che è frutto di un intrergruppo che però nasce nelle alte valli del Trentino Alto Adige. Per discutere sul da farsi si danno da fare"si legge in una nota giunta in redazione a firma di Alberto Di Giandomenico Sovranità Sulmona.
"Da quando si è saputo della deroga della ministra della salute Beatrice Lorenzin, da quando sotto i 500 parti un Punto nascita montano può sopravvivere, allora è fatta, ma il fatto che vengano mantenuti gli standard di qualità e di sicurezza previsti dalla normativa, rimbomba come eco a riempire spazi vuoti, angoli in ombra e edifici inagibili. Standard assenti al terzo piano del nosocomio peligno e le lacune, mai colmate dei locali fatiscenti del santissima Annunziata, la dicono lunga sulle speranze dei futuri sulmonesi. Si stanno creando false speranze se non si interviene sul serio.Ne è convinto il coordinatore di Sovranità Sulmona, Alberto Di Giandomenico, perché se davvero in Regione si sta riflettendo sul riordino della rete ospedaliera abruzzese e in particolare si sta tentando la salvezza dei Punti nascita quasi chiusi (Sulmona, Atri, Ortona e Penne) allora non si può solo discutere, ma si deve operare, nel vero senso della parola. E almeno a Sulmona non è possibile operare. In pratica, non è più prevista la sala parto nel progetto della costruzione del nuovo ospedale Peligno, tanto per cominciare. In Regione nessuno se n'è accorto. Il manager della Asl 1, Giancarlo Silveri, tagliò di netto la sala per gli interventi alle neo mamme, senza pensarci un momento e non appena risultò incerto, in bilico, il Punto nascita di Sulmona, nonostante la proroga di 6 mesi per la sopravvivenza dei reparti peligni di ostetricia, ginecologia e pediatria. "Occorre subito una sala operatoria per le partorienti, basta disporre immediatamente una variante al progetto per il nuovo nosocomio sulmonese" chiede Di Giandomenico rivolgendosi ad Andrea Gerosolimo. L'assessore regionale alle aree interne è fiducioso, da Pacentro si dice convinto che il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, manterrà gli impegni, sapere quali è diventato però piuttosto difficile. Come non detto, senza perdersi d'animo, all’ordine del giorno della Commissione vigilanza, domani dalle ore 11, si ritratterà della questione. Non è bastato che il Presidente della IV Commissione, Luciano Monticelli, assieme a Gerosolimo e ai consiglieri regionali Mario Olivieri (Ac) e Sandro Mariani (Pd) abbiano invitato il governatore e l'assessore regionale alla sanità, Silvio Paolucci, a rivedere le posizioni assunte sulla chiusura dei Punti nascita alla luce della deroga Lorenzin. Esattamente in deroga all’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010.Insomma i tempi stringono e non si sa nemmeno quale procedura seguire per chiedere la deroga. "Possiamo avere tutto il personale più qualificato al mondo a Sulmona per fa nascere i bambini, ma nelle condizioni attuali, una richiesta di deroga alla chiusura per i reparti del neonatale, nel nosocomio peligno, non avrebbe alcun esisto positivo" senza mezze parole Di Giandomenico ha messo in chiaro il vero problema. La Regione dunque che dovrebbe fare? "Un Variante al progetto per ripristinare la sala parto, nel frattempo i 3 reparti ospedalieri collegati alle nascite vanno collocati in immobili agibili, al pian terreno possibilmente e con attrezzature funzionanti- conclude il coordinatore peligno di Sovranità - E' indispensabile che la richiesta di deroga sia sensata e che vada a buon fine".
Alberto Di Giandomenico
Sovranità Sulmona
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