SULMONA - Sabato 29 Marzo alle ore 21,00 al Teatro Caniglia di Sulmona tornerà ad esibirsi il Gruppo il Gruppo “Teatroxcaso” di Sulmona, che costituisce attualmente la costola teatrale dell’Associazione “Amici della Dottrina Cristiana – Onlus”, nata nel 2002 su iniziativa di alcuni genitori degli alunni che frequentavano l’istituto, con lo scopo di sostenerlo nelle sue attività formative o, più semplicemente, nel destinare aiuti economici alle sedi missionarie del Congo e della Bolivia.
Con il progetto “Divertiamoci ad aiutare” sono stati raccolti, fino al 2013, e devoluti in beneficenza più di 20.000 euro.
Sin da subito, l’attività preponderante è stata quella del teatro sotto la guida iniziale di Luigi De Angelis e dal 2008 di Roberto Carrozzo. In questo stesso anno il gruppo che si dedica alla recitazione decide di assumere la denominazione di “Teatroxcaso”, per non caratterizzare troppo l’associazione.
Il genere preferito è quello della commedia leggera, umoristica e ironica, che ha portato dapprima ad affrontare testi noti di Eduardo De Filippo, Scarpetta, Armando Curcio, poi alla ricerca di testi e autori meno conosciuti, ma non meno validi: Aldo Lo Castro, con “I promessi sposi”, C. Taranto e A. Avallone, con “Pallottole sul Vomero”, Samy Fayad, con “Il 7° si riposò”.
Quest’anno, ricorrendo il 30° anniversario della morte di Eduardo, si è voluto ricordare il grande artista scomparso con una delle sue commedie meno conosciute al grande pubblico, ma tra le più divertenti: “Ditegli sempre di si”.
Tutta la storia ruota attorno al personaggio di Michele Murri, che torna a casa dopo un anno di manicomio. Questa circostanza è ignorata da tutti, tranne che dalla sorella Teresa. Appena arrivato a casa, Michele crea una serie di equivoci: convince il loro padrone di casa Giovanni che Teresa è innamorata di lui e vuole sposarlo; convince una conoscente Olga che il suo fidanzato è diventato ricco giocando al lotto, mentre in realtà questi, Ettore, è rovinato; manda un telegramma al fratello di un suo amico, Vincenzo annunciandone la morte.
Michele è il matto “certificato” della storia, ma alla fine non si potrà fare a meno di percepire una leggera venatura di follia che attraversa anche gli altri personaggi, ritenuti “sani”, tanto da far riflettere su quanto sia molto sottile la linea che separa la pazzia vera e propria dalla cosiddetta “normalità”.
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