
SULMONA - L'eccidio di Cefalonia fu compiuto da reparti dell'esercito tedesco a danno dei soldati italiani presenti su quelle isole alla data dell'8 settembre 1943, giorno in cui fu reso pubblico l'armistizio di Cassibile che sanciva la cessazione delle ostilità tra l'Italia e gli anglo-americani. Nel ricordo di quei martiri è stato presentato a Sulmona nell'auditorium dell'Annunziata alla presenza di Italo Giammarco, dell'associazione nazionale del Fante sezione 17esimo reggimento Sezione fanteria “ Acqui, Massimo Filippini figlio del Maggiore Federico Filippini fucilato a Cefalonia e Giuseppe Russo nipote di padre Romualdo Formato Medaglia

d'argento al valor militare, cappellano del 33° Reggimeneto Fanteria. Il volume di Gianfranco Ianni "Rapporto Cefalonia" Solfanelli Editore, come racconta l'autore, è stato scritto in quattro anni, grazie a un meticoloso e certosino lavoro di raccolta di numerose testimonianze fatto anche di registrazioni audio video. "Non furono 10 mila le vittime dell'eccidio" ha affermato Ianni "bensì 1647 come risulta da un elenco ufficiale del generale Dionisio Sepielli, smentendo la tesi che non tutta la divisone acqui decise di combattere contro i tedeschi Non ci fu alcun "referendum" tra i diecimila fanti della divisone Acqui" ha continuato Ianni "il generale Antonio Gandin per verificare lo stato psicologico ed il morale della truppa fece una sorta di sondaggio proponendo ai suoi di consegnare le armi o continuare la battaglia contro i Tedeschi, ma i suoi uomini speravano al più presto di tornare a casa magari dopo la firma dell'armistizio. Il tragico epilogo portò alla morte per fucilazione dei militari italiani che furono barbaramente assassinati dai tedeschi. In massima parte i soldati presenti facevano parte della divisione Acqui, oltre a finanzieri, carabinieri ed elementi della Regia Marina. Analoghi avvenimenti si verificarono a Corfù che ospitava un presidio della stessa divisione Acqui". Protagonisti di quella vicenda furono due ufficiali italiani Amos Pampaloni, comandante della storica Divisione Acqui, sopravvissuto alla strage di Cefalonia e il capitano Renzo Apollonio, che secondo Giuseppe Russo furono i veri responsabili morali della strage di Cefalonia "sobillando" i militari Italiani. Il comandante Pampaloni, intervistato da Gianfranco Ianni, ebbe modo di chiedere scusa ai parenti dei soldati periti a Cefalonia. Parlando del maggiore Federico Filippini, fucilato vicino la famosa casetta rosa dell'isola greca, Ianni ha ricordato che fu un eroe salvando la vita a più di 360 uomini, non ricevendo per questo alcun riconoscimento. Ad una domanda specifica in merito alla triste vicenda, se quella carneficina si poteva evitare, Ianni ha risposto di si: quell'atroce strage di italiani poteva essere evitata.

