Mantini ha parlato di un "filo rosso della vergogna" che lega sia la Montedison che gli amministratori di Aca e Ato, finalizzata a non far conoscere, e a non far sapere a chi non sapeva che c'era l'inquinamento, per non creare allarmismi. Dopo aver riscostruito le vicende della Montedison e aver parlato della sua politica ambientale il pm ha sostenuto che si sapeva della contaminazione dell'acqua a partire dagli anni '90 e dal '94 sarebbe cominciata l'opera finalizzata a nascondere e falsificare dati, mantenendo cosi' una situazione "di disastro". Si sosteneva che l'acqua fosse potabile perche' la legge prevedeva l'esame solo di determinati parametri, quelli sulla potabilita'. Per il pm, pero' non ci si puo' nascondere dietro quei parametri. E' evidente, sempre per il pm, che non si cercassero appositamente le sostanze e i parametri inquinanti perche' si sapeva di poterli trovare, e ci si nascondesse dietro il dato normativo. L'acqua avvelenata, ha sostenuto, veniva miscelata con quella buona del Giardino ma probabilmente nessuno l'avrebbe bevuta perche' e' come bere l'acqua di una pozzanghera mischiata con quella buona. Tutto sarebbe stato messo a tacere per evitare investimenti sul sito inquinato per cui "il filo rosso" di questa vicenda e' "il vile denaro".Tra i reati figurano avvelenamento delle acque, disastro doloso, commercio di sostanze contraffatte e adulterate, delitti colposi contro la salute pubblica, turbata liberta' degli incanti e truffa.
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