ULTIM'ORA NAZIONALI

ULTIME NOTIZIE - Trump chiede un'indagine sui rapporti tra Epstein e Clinton - Sinner domina Shelton, domani la semifinale con De Minaur - Le armi dell'Italia all'Ucraina, dubbi di Salvini sulla corruzione - Corteo verso l'assemblea dell'Anci a Bologna, tafferugli e cariche - Ricorsi inammissibili, ergastolo definitivo per Turetta - Centinaia di missili e droni russi su Kiev. Zelensky: "Raid ben calcolati, hanno fatto 4 morti"- Meloni difende i centri migranti in Albania: "funzioneranno"-

news

News in evidenza

NEWS IN EVIDENZA - Trovata morta in casa a Napoli, non si esclude il femminicidio. La scientifica è sul posto

ULTIME NOTIZIE DALLA REGIONE

ULTIM'ORA Trasporti: L'aeroporto d'Abruzzo supera il milione di passeggeri - Save the Children: adolescenti in Abruzzo, cultura e poco sport - "Salviamo la famiglia nel bosco", oltre 7.000 firme online.La prossima settimana la decisione sulla potestà genitoriale-

Sport News

# SPORT # Pescara calcio: curiosità, Gorgone e Brosco sono stati compagni di squadra - Primo giorno di lavoro di Gorgone come nuovo tecnico del Pescara - Pescara Calcio: Comincia ufficialmente il nuovo corso affidato a Giorgio Gorgone -

IN PRIMO PIANO

"TUTTO TROPPO": IL TEATRO IN PRIMA LINEA AD ORTONA CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

ORTONA - "Il giorno 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il C...

TOP NEWS

TOP NEWS REGIONE ABRUZZO

FACEBOOK LIVE - LE DIRETTE STREAMING DI CENTROABRUZZONEWS

lunedì 3 novembre 2025

PIANO CARCERI TRA L’EFFIMERO E L’ILLEGITTIMO? NARDELLA (CNPP-SPP): “MALA TEMPORA CURRUNT”. "LAVORI FERMI AL PALO E PROGETTI PER 118.000 EURO A POSTO LETTO"

ROMA - "Attraverso lo studio di documentazioni varie e l’ascolto di interessanti programmi radiofonici sono arrivato alla conclusione che ciò che se ne vuole fare del piano carceri tutto porterebbe a pensare fuorchè quello di risolvere il disastro penitenziario in essere.Ci devono e molto far riflettere le considerazioni espresse da Riccardo Arena, conduttore del programma Radiocarcere in onda sul Radioradicale, dall’ex vice capo del DAP Luigi Pagano, da Cesare Burdese, esperto di architettura ed edilizia penitenziaria e dalla giornalista Eleonora Martini i quali esprimendosi sul piano carceri proposto dal Governo hanno sentenziato in maniera altamente sfavorevole considerate le proposte avanzate dallo stesso e le dinamiche in essere in ambito penitenziario.Da anni si parla di un piano ambizioso impostato su una cifra record di un miliardo e 300 milioni e che prevede la realizzazione di ben 11.147 nuovi posti detentivi da realizzare in soli 3 anni, ovverosia entro la fine della legislatura prevista per fine 2027. Un piano a cui il Governo tiene molto tanto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è spinto a dire che entro fine 2026 il loro progetto porterà a risolvere il problema del sovraffollamento.
Un piano carceri, tra l’altro, che contempla anche il fare riferimento a moduli prefabbricati stile Albania la cui sperimentazione dovrebbe iniziare, per i primi 384 posti, salvo ulteriori intoppi, entro la fine di questo anno, con la loro implementazione in istituti già presenti e con tutte le conseguenze, poi lo vedremo, che apporteranno nella quotidianità dei detenuti ma anche del personale addetto alla loro custodia.
Il problema è che a un futuro fosco, come quello che io riesco solo a vedere , fa da contraltare un recente passato che non fa ben sperare. Infatti questo progetto è nato male e credo finirà peggio. Ma vediamo il perché.
Alla realizzazione dello stesso, che già avrebbe dovuto vedere la sua attivazione, si è inframezzata la ripetizione della gara d’appalto che addirittura ne ha enormemente dilatato i costi facendola passare dagli iniziali 32 milioni a ben 45 milioni. Questo significa che un solo posto letto costerà alla comunità, per la sua realizzazione, ben 118.000 euro, l’equivalente cioè di un appartamento, per una città come lo è ad esempio Foggia, di discrete proporzioni.
La domanda che mi faccio è semplice: nella mente di chi ci governa c’è un modello penitenziario progettato per il futuro o sarà, come si prospetta dai dati in possesso, mera politica di contenimento?
Allo stato attuale si contano 16.400 detenuti in più stipati nelle carceri italiane rispetto ai posti disponibili.
La Corte dei Conti, in occasione della sua uscita sul piano carceri fatta a Maggio, ha esortato il Governo, ovvero il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, a stare molto attenti nell’ essere pragmatici. Il tutto anche in funzione del fatto che dal 2012 ad oggi tutti i piani per le carceri partoriti dai vari organismi non sono mai arrivati alla loro conclusione naturale tanto che 854 posti da loro evocati in quegli anni solo oggi hanno visto concluso il loro iter. Vanificati dal fatto, però, che nel frattempo tra numeri di ingressi in netta crescita, sezioni vandalizzate e altre rese inagibili da varie questioni, degli 854 posti recuperati non ne è rimasta traccia, anzi...
Tutti i piani carceri hanno portato a pensare che quella fosse la volta buona per risolvere annose questioni salvo poi sistematicamente ricredersi. Questo successe anche quando, e ricorrevano gli anni 90, ci si era quasi illusi di esserci riusciti  salvo poi ritrovarsi di fronte al drammatico caso delle carceri d’oro. Carceri fatte non rispondendo ai voleri del legislatore di turno private, come lo sono state, di quelle caratteristiche che dovevano essere il frutto di indicazioni fornite dalla Legge 354/75, legge  che ha innovato il sistema penitenziario italiano ma, con tutto il rispetto, lasciato sulla carta.
Nel 2014 alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, a seguito della cosiddetta sentenza “Torreggiani”, il Governo italiano aveva “promesso” che si avrebbe messo mano e in maniera forte alla questione penitenziaria italiana mettendo mano a una riforma mai andata in porto.
Purtroppo non ci si riesce a capacitare del fatto che ricorrendo all’istituto della pena alternativa e investendo soldi su di essa molto più di qualcosa si riuscirebbe a fare.
 In Italia non stimo facendo al fatto che 100.000 sottoposti a tale regime, unitamente ad altri 100.000 in attesa che lo siano, porta a pensare che è un sistema che non solo funziona ma che sta dimostrando di abbattere e non poco la recidiva. Questo dimostrerebbe il fatto che, fatte le debite eccezioni, investire oltre le mura del carcere conviene a tutti.  Esso, evidentemente, se visto in questa maniera comprova il fatto che è un sistema che funziona rispetto a un carcere che non funziona. Probabilmente era in tale contesto che andavano fatti investimenti e non sulla costruzione di nuove carceri.
Per quanto attiene alle strutture carcerarie va osservato che penitenziai quali San Vittore, Regina Coeli, Brescia, etc. oramai vecchi di più di 200 anni, avevano già in partenza caratteristiche che non si inquadravano bene con i voleri di cui all’Ordinamento Penitenziario e al conseguente regolamento di Esecuzione tra l’altro innovato nel 2000. Questi istituti di pena non si riesce ancora a dismetterli per colpa di indirizzi impostati su politiche carcero-centriche che rispettando indirizzi costituzionali.
Ora si vorrebbe risolvere il problema entro tre anni. Ma sarà realistico pensarlo?
A tal proposito, come ha giustamente detto Cesare Bordese, bisogna fare chiarezza nella definizione che se ne fa dei piani carceri. Qualsiasi Governo che ne ha varato uno ha fatto preliminarmente delle previsioni che equivalgono alla dichiarazione di intenti, congelando, di fatto, in un certo periodo di tempo un numero significativo di posti.
Stando ai documenti ufficiali scaricabili da internet e in maniera particolare quelli riferiti al 18 aprile 2025 che raccontano della deliberazione fatta il 23 Gennaio 2025  dalla Corte dei Conti sulle infrastrutture carcerarie, con particolare riferimento al piano prodotto dall’attuale Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Doglio e, per ultimo, il documento di fine settembre 2025 scaturito nell’incontro a Palazzo Chigi dalla cabina di regia, si viene a conoscenza del fatto che ciò che si vorrebbe percorrere come scopo è quello di produrre 11.178 posti detentivi in più rispetto a quelli attuali. E il tutto in pochissimo tempo, vale a dire 3 anni.
Purtroppo quello che ci ritroviamo di fronte non è solo un sistema carcerario già sovraffollato oltre il limite imposto dai numeri che ci vengono proposti ( ci parlano di 11.178 posti in più da implementare quando il sovraffollamento è già attestato su +16.400 detenuti) ma un tasso di crescita del sovraffollamento impostato su una media di + 2000 detenuti circa l’anno.
Oggi, come detto, si contano 46.700 posti disponibili per un totale di detenuti presenti allo stato attuale di 63.167. Il 30 Agosto del 2023 ne contavamo 58.428. In due anni sono quindi cresciuti di circa  5000 unità i detenuti nelle patrie galere. Addirittura si contano +6900 detenuti dall’inizio del Governo Meloni.
La capienza tra l’altro in questi anni è calata di quasi 900 posti e per i motivi già esplicitati e riferiti alle sezioni non più agibili o vandalizzate. Se poi rapportiamo il dato di oggi a quello degli anni 70, quando si era in pieno periodo degli anni di piombo e nelle carceri italiane, a fronte di 55 milioni di abitanti, di detenuti se ne contavano “soli” 27.000, ci si rende conto del fallimento totale delle politiche adottate. Bello sarebbe sapere dove si è fallito.
I problemi legati al sovraffollamento aumentano sempre più e giorno dopo giorno. A Bollate, ad esempio, sono state assegnate le detenute provenienti da Vigevano, nel frattempo adibito a carcere pro contenimento dei 41 bis, aumentandone il numero e contribuendo a rovinare ciò che di buono di Bollate si era voluto fare. Il tutto aggravato dal fatto che con gli stessi mezzi e lo stesso personale si dovranno gestire non più i 1600 detenuti, già di per sé troppi, bensì 2000 cancellando, di fatto, la ratio per la quale Bollate è stato voluto come modello penitenziario.
Si parla di creare corpi speciali ma non di migliorare la vita penitenziaria insomma.
Ma vediamo di capire come il Governo intenderà arrivare a raggiungere l’obiettivo di realizzare 11.147 posti in più.
Ci sono allo stato attuale solo tre tipologie di interventi da intraprendere. Abbiamo i famigerati padiglioni modello “Albania” per complessivi 384 posti da realizzare, come detto,  utilizzando spazi ricavabili in carceri già esistenti tra i quali addirittura quello dell’Aquila che sappiamo essere quello con il più alto numero di detenuti sottoposti al regime del 41 bis, entro la fine di quest’anno; abbiamo poi 10 padiglioni da 80 posti cadauno da realizzare sempre all’interno di carceri già esistenti e per i quali sono già state espletate le gare d’appalto per altri, quindi, 800 posti. Altri 4000 posti verranno recuperati dal restauro di sezioni vandalizzate e/o inagibili o che hanno bisogno di adeguamenti normativi.
Il tutto per complessivi 5084 soli posti e con un sistema che vede entrare detenuti in più rispetto a quelli che escono.
Altro grandissimo problema è dato dalla carenza di personale valutato in 18.000 poliziotti penitenziari. IL tutto senza contare gli insufficienti numeri riferibili agli educatori, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, moderatori culturali, medici, infermieri e ci aggiungeremmo Direttori e Comandanti.
Il dato che ne esce guardando alle esperienze pregresse è alquanto allarmante.
Ci sono numeri significativi che è improbabile si riescano a raggiungere entro la fine del 2027. Tuttavia questo poco importa a chi dichiara di volerli raggiungere. Il dato allarmante si rifà, come detto, all’esperienza degli ultimi 10 anni volti a cercare di introdurre qualità diverse utili per modernizzare ma che non ritroviamo più in questo modo di edificare che si rifà sia ai containers che alle strutture da 80 posti.
In sostanza si sta tornando al passato e non guardando avanti.
I padiglioni impostati sul modello ”Albania” si presentano tutti imbullonati, senza verde e privati degli spazi riservati alle attività trattamentali. Nel contempo il problema drammatico dei numeri resta, anzi è destinato a peggiorare visto che la costruzione di istituti come Opera e Bollate a Milano ha dimostrato che non se ne è potuto fare a meno di San Vittore che invece doveva chiudere proprio perché struttura desueta.
Questo ci porta a pensare che costruire nuove carceri non porterà a una deflazione carceraria semmai a un aumento record di detenuti ubicare. Anzi, proprio perché si andranno a sottrarre spazi vitali per il trattamento quali orti, spazi per lo sport etc, quello che andrà a pesare ancor di più nell’economia sociale del carcere è il peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti e, di riflesso, di tutto il personale in servizio.
Il tempo come è ovvio immaginabile in questi casi ci è nemico.
Nordio ad Aprile annunciava l’imminente arrivo di 1500 nuovi moduli detentivi con l’installazione dei primi 400 in fase sperimentale.
Come detto alla fine di settembre è stato prodotto l’ultimo documento utile per capire a che punto si trovava lo stato dell’arte. In quella occasione il Capo del Dipartimento De Michele aveva fatto intendere che si sarebbe testato l’utilizzo  un’arma utile per arginare gli eventi critici (Taser?), chiaro segno di come si vuole guardare avanti. Si percepisce non una voglia di  miglioramento delle condizioni di tutti ma una ulteriore recrudescenza della già elevata tensione, con le associate migliaia di aggressioni nei confronti del personale e non solo di Polizia Penitenziaria, che si respira oggi nei nostri penitenziari.
Finanche l’istituzione di gruppi speciali da utilizzare per sedarre rivolte come il Gruppo di Intervento Operativo (GIO), malgrado si sia già messo mano alla disciplina del codice penale in tal senso, farebbero propendere a pensare che più che alla ricerca di una soluzione benigna si vuole intraprendere il percorso inverso. Più che investire sulle ricompense come sarebbe stato auspicabile attuare portando avanti la politica delle misure alternative o della premialità intesa quale concessione da dare a chi si sarebbe mostrato degno di maturarlo il premio ( D.L. Giachetti), si sta invece cercando di premere l’acceleratore sulla carcero-centricità.
Non illudiamoci.Se finanche il Presidente della Camera Ignazio La Russa non è stato capace di farlo passare come concetto possiamo tranquillamente mettere da parte questa possibilità e guardare ai prossimi 3 anni non certo con ottimismo.
La scelta di adoperarsi per il restauro di strutture fatiscenti o non regolamentari è stata a dir poco fallimentare. In carceri quali Vercelli, Sulmona, Vasto credono di aver fatto cosa buona a investire in tal senso salvo poi limitarsi semplicemente a pitturare muri.
Non capiscono o fanno finta di non capire che ciò che è stato fatto è poco più che una presa per i fondelli. Se poi a non essere aggiustata è l’indicazione data da un Regolamento di Esecuzione dell’Ordinamento penitenziario che ben altro prevederebbe per rendere serio quello che si è cercato di fare semplicemente pitturando muri, quale quello di portare docce e acqua calda nelle celle, facendo funzionare la sala regia  che a Vasto ad esempio non funziona, il fondo lo si tocca eccome.
Vogliamo parlare del restauro della sezione femminile del carcere di Bari e dei 4 milioni spesi per riattarla e per sole 18 camere per complessivi 29 posti letto? A conti fatti sono stati spesi ben 266.000 euro per cella, l’equivalente di un villino costruito sempre in zona Foggia.
Mi limito a dire questo perché se passo alla necessità che si ha di dotare di automazione  i cancelli o finanche quella di veder sistemati gli stessi di idonee serrature e non come si fa a Vasto, ad esempio, ricorrendo addirittura a catene e lucchetti per tenerli chiusi o, peggio ancora, sempre nel caso di Vasto, vedendolo sprovvisto come detto di Sala Regia, autentico centro nevralgico anche del più semplice degli istituti penitenziari, di cosa staremmo a parlare se non di fallimento totale?
Vogliamo parlare dell’idea naufragata di utilizzare caserme dismesse e dei soldi che si sono spesi per liberarli dalle forestazioni alle quali hanno soggiaciuto salvo, come nel caso di Casale Monferrato, restituirle al Demanio?
A novembre 2023, come detto, veniva comunicato lo sblocco di 160 milioni di euro per l’edilizia penitenziaria. Di questi 38 milioni sarebbero dovuti essere utilizzati per costruire il nuovo istituto di Brescia( lavori allo stato fermi anche se in procinto di essere ripresi) ; 26 milioni sarebbero dovuti essere spesi per realizzare il nuovo penitenziario di Forli,  mentre 42 sarebbero dovuti essere i milioni da impiegare per la realizzazione dell’istituto di San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone, allo stato attuale fermo per un contenzioso tra i servizi di direzione dei lavori. Per quest’ultimo sembra che sia stata presa una decisione alquanto discutibile e cioè quella di veder trasformato un progetto di impostazione tradizionale e rispondente ai voleri dell’Ordinamento Penitenziario a uno che prevederebbe l’utilizzo dei famigerati container.
Al di là dei costi esorbitanti evidenziati , le edificazioni che vogliono fare riguardano strutture rientranti in una logica di incapacitazione e di conflittualità, dove non esiste nessuna idea di sezione detentiva organizzata per una quotidianità coerente e confacente a quella che dovrebbe essere una vita dignitosa.
Finora sono stati acquistati moduli per 72 posti collocabili laddove c’è spazio. Antipodi di un sistema impostato su enclave realizzati in carceri già farcite di problematiche.
Ci chiediamo che vita lavorativa e detentiva si potrà generare visto che al massimo ciascun detenuto avrà a disposizione pro capite max 3 mq.
Conseguente e l’ineluttabilità della condanna inferta dalla CEDU la quale acconsentirebbe pure che si arrivi a uno spazio del genere ma a patto che attorno ad esso venisse assicurata vita. Non ci sembra questo il caso.
Senza contare il fatto che questi moduli prevedono apposita tecnologia per raffrescarli. Tutti sappiamo come viene gestita la tecnologia in carcere e di come viene gestita qualora dovesse non funzionare. Il rischio che ci si ritrovi in autentici forni non sarà quindi tanto campato in aria.
Si è lontani aimè anni luce da una prospettiva consapevole.
In Spagna non solo hanno saputo copiare il nostro ordinamento penitenziario ma hanno saputo fare di più rispetto a noi, molto di più. I loro nuovi istituti sono si contemplati su moduli abitativi ma strutturati in maniera tale che sopra si ritrovano vani dedicati al riposo notturno mentre sotto hanno a disposizione un altro modulo dove prestare attività lavorativa o altra attività trattamentale. Il tutto con tanto di abbattimento della recidiva.
Come osservato, si annunciano sblocchi di fondi salvo restare al palo, anzi peggiorando la condizione.
Un altro problema è dettato dal fatto che la Corte dei Conti ha intimato, laddove andranno svolti lavori di restauro, di spostare i detenuti altrove. Ciò produrrà un conseguente peggioramento delle condizioni di sovraffollamento negli altri istituti che saranno, nelle more che i lavori saranno effettuati,costretti ad “ospitarli”
Insomma quello che emerge è un dato sconfortante.
Più che guardare avanti qsi sta tornando indietro, molto indietro nel tempo e addirittura a prima del 1975 anno dell’avvento del copiato Ordinamento Penitenziario.
Tutti hanno sbagliato. Anche i Governi precedenti perché se solo avessero prodotto le riforme post “Torreggiani” a quest’ora ci saremmo ritrovati in ben altre acque.
Per finire ci chiediamo solo se alla fine dell’attuazione del piano carceri, ammesso che si arrivi a vederlo finire, diminuirà il sovraffollamento o se vedremo aumentare solo i numeri con tanto di peggioramento della vita di tutti gli attori carcerari, personale compreso.
Non me ne vogliate, ma io propenderei per la seconda delle ipotesi".

Il Segretario Nazionale Cnpp-Spp
Mauro Nardella




 

Nessun commento:

CENTROABRUZZONEWS

centroabruzzonews : SULMONA

stampa la pagina