SULMONA - "Esprimiamo la nostra piena solidarietà al giornalista D’Aurelio per il grave episodio di intimidazione verbale di cui è stato vittima all’interno del tribunale, durante l’esercizio del proprio lavoro.Riteniamo ancora di più inaccettabile che un professionista dell’informazione venga minacciato in un luogo che dovrebbe rappresentare lo Stato, la giustizia e il rispetto delle regole.Come rappresentanti della minoranza consiliare, condanniamo con fermezza ogni forma di intimidazione nei confronti della stampa.
La libertà di informazione è un diritto costituzionale, così come lo è il dovere del giornalista di raccontare i fatti attenendosi alla verità e agli atti ufficiali.Siamo certi che le autorità faranno piena luce su quanto accaduto, affinché episodi di questo genere non si ripetano. Il rispetto delle istituzioni passa anche attraverso la tutela del diritto di cronaca, che va garantito e difeso con decisione".I gruppi consiliari di minoranza
L'aquila, 1 ottobre 2025 - 'Esprimo la mia più ferma condanna per le intimidazioni subite dal giornalista Andrea D'Aurelio, a cui va la mia solidarietà. Atti di minaccia e intimidazione nei confronti di chi svolge il proprio lavoro di informare i cittadini in maniera libera e corretta sono inaccettabili e costituiscono un grave attacco alla libertà di stampa. La libertà di informazione è un pilastro fondamentale della democrazia e deve essere tutelata con ogni mezzo. Nessun professionista dell'informazione deve mai sentirsi insicuro o soggetto a pressioni per il proprio lavoro giornalistico. Mi auguro che atti di violenza verbale o fisica contro i cronisti vengano duramente perseguiti dalle forze dell'ordine". Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
"Questa mattina mi sono recato al Palazzo di Giustizia per incontrare un avvocato del foro di Sulmona e, contestualmente, si teneva l'udienza di convalida dell'arresto del 36enne. Dopo aver varcato la porta d'ingresso del Tribunale, una donna che si qualificava come la madre dell'arrestato mi ha invitato ad uscire all'esterno. "Io sono la mamma, stai attento a quello che scrivi" ha detto. Io le ho ricordato che il giornalista si attiene agli atti e ai fatti e che la notizia, seppur lanciata con tempestività, era stata trattata con essenzialità. Poi, con altrettanto fare minaccioso, interviene la moglie del predetto. "Vuoi vedere che ti scanniamo qua. Tu fai una brutta fine. Non esci vivo"- ha ripreso la stessa. Sul posto erano presenti anche altri familiari. A quel punto, dopo aver ricordato di aver svolto esclusivamente il mio lavoro, ho chiamato il numero di emergenza del 112 e ho richiesto l'intervento di una pattuglia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno identificato i presenti e mi hanno sentito a sommarie informazioni. Mi riservo di presentare una denuncia-querela, entro novanta giorni, non tanto per il timore della mia incolumità quanto per cristallizzare e difendere il sacrosanto diritto di cronaca dal momento che, nel caso di specie, lo stesso si è sempre attenuto agli atti ma anche al codice etico e deontologico. Esiste un modo civile per confrontarsi con le persone, senza ricorrere a metodi che devono essere stigmatizzati con fermezza e senza indugio alcuno. Spero, anzi sono convinto, che tutto si risolverà per il meglio, con il confronto reciproco e non con la cultura della violenza che non mi appartiene". Andrea D'Aurelio
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