PESCARA- "Ad accoglierci con la sua innata gentilezza è stato il Direttore del carcere (a scavalco) Franco Pettinelli e a guidarci un veterano della polizia penitenziaria qual è il Sostituto commissario coordinatore Francesco Ciaschetta. Due eccelse personalità che, malgrado da sole sono in grado di saper offrire dal punto di vista amministrativo una bella cornice, non riescono a nascondere, e non certo per colpa loro, un quadro infernale perché infernale è la sensazione che si vive al Penitenziario di San Donato.Ad aprirci le porte è stato uno dei pochi agenti presenti. Una di quelle persone che da tempo ha superato i 30 anni di servizio.
È stato egli colui il quale, con l'immancabile chiave d'ottone in dotazione al personale addetto alla sicurezza, ci ha introdotto direttamente nel luogo più malmesso dell'istituto, quel posto che è stato oggetto della rivolta di qualche mese fa e che ancora oggi ne porta i devastanti segni.
Porte blindate scardinate dalle mura e che delle quali non avrebbero dovuto neanche vederne scalfita la loro proprietà. I muri anneriti dagli incendi messi a punto dai rivoltosi e che solo per caso non hanno ascritto alla rivolta la parola tragedia e le sbarre segate dei cancelli hanno completato il quadro che si è presentato ai nostri occhi. Una sensazione quella vissuta da me e dal mio collaboratore Gaetano Consolati che fa capire il potere devastante che la forza di esagitati avvolte, se messa nelle condizioni di farlo così come accade nei circuiti aperti alla vigilanza dinamica, è capace di produrre. Sensazioni fortissime quelle provate. Il tutto malgrado i miei 30 anni di vita vissuta direttamente sul fronte.
Andando su per i piani detentivi più che la struttura malsana a mettere alla prova il mio stato d'animo, già fortemente turbato da quanto appena visto, è stato il rapporto tra agenti e detenuti. Un agente è costretto a vigilare su 91 detenuti e questo solo perché negli ultimi tempi si è pensato bene a sfollare un po' di essi portandoli dai 450 di qualche mese fa ai 391 attuali. Altrimenti si starebbe parlando tranquillamente di un rapporto 1 a 100.
Un dato, quello attuale, che però non deve trarre in inganno visto che la capienza regolamentare è fissata a 276 detenuti, ovvero con un surplus di 115 detenuti in più.
Il resto è un brivido generalizzato quello che ti coglie percorrendo i corridoi del carcere. Il tutto anche per via di una struttura/gruviera incapace di tamponare finanche l'ingresso di materiale non consentito non ultima la sostanza stupefacente. L'ultimo sequestro risale a una settimana fa allorquando la polizia penitenziaria è riuscita a stoppare l'ingresso di mezzo chilo di droga.
La presenza di un' articolazione di salute mentale non proprio messa bene testimonia il disastro che ne è derivato dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari perché venuti meno sono i presupposti, mancando di sufficiente personale preparato allo scopo, per la loro idonea gestione.
La situazione catastrofica della mancanza di personale di polizia penitenziaria in difetto di 70 unità ( pesante è la carenza dei sottufficiali ridotti di più del 50%) è ancor più acuita dall'assorbimento delle sue funzioni in occasione dei piantonamenti ospedalieri che proprio in funzione dei numeri striminziti li costringe a effettuare turni di 8 ore in luogo delle 6 ore imposte, e non rese facoltative, dal contratto.
Come si sa il sindacato non deve limitarsi solo ad osservare ma anche proporre escamotage per uscirne fuori.
Nel caso di Pescara a dir la verità soluzioni da poter tirare fuori dal cilindro ce ne sono poche, per non dire nulle. Al "disco rotto" proprio della richiesta di colmamento degli organici e dello sfollamento dei detenuti, l'unica cosa che mi sentirei di portare avanti come proposito, e anche con una certa solerzia, è la costruzione di un nuovo Carcere da delocalizzare altrove.
Ovviamente un sollecito va fatto anche in direzione dell'implementazione del centro unico per i piantonamenti ospedalieri e che da tempo ne vado caldeggiando la realizzazione. Peccato però che dall' assessorato alla sanità non arrivino risposte concrete in merito.
Nelle more che il Provveditorato regionale riapra i suoi battenti a Pescara, dando così ossigeno a un pianeta Penitenziario abruzzese in crisi "asmatica", non ci resta che pregare affinché non accada nulla che possa trasformare l'invivibilita quotidiana in una vera tragedia.
A tutti gli operatori Penitenziari giungano i migliori auguri affinché i loro disagi vengano subito presi in carico e tradotti in positivi fatti.
Noi del Coordinamento Nazionale Polizia penitenziaria Spp vigileremo con costanza e ci saremo sempre".
Così il delegato nazionale del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria Spp Mauro Nardella
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