Lo scempio che i grandi mezzi meccanici della Snam stanno provocando è sotto gli occhi di tutti. Non soltanto uno scempio ambientale, attraverso la cementificazione di un’area agricola di dodici ettari, l’eliminazione illegale di 317 alberi di ulivo e la sottrazione all’Orso bruno marsicano di un’importante area di corridoio faunistico. Ma anche, e soprattutto, un inaudito scempio della nostra storia e dei nostri beni culturali. Violando sia le norme dello Stato italiano che quelle dell’Europa, le ruspe della Snam hanno cancellato le tracce di un grande insediamento umano composto di 40 capanne e risalente a 4200 anni fa.
Ciò che è oltremodo inammissibile è che tutto questo sia avvenuto con l’autorizzazione della Soprintendenza dell’Aquila. La conservazione, lo studio e la valorizzazione di tali reperti avrebbero consentito di scrivere, con dati scientifici, la vera storia delle origini di Sulmona e di creare un grande parco archeologico open air, così come è stato fatto in altre località italiane.
Tuttavia, a Case Pente gli scavi di archeologia preventiva hanno portato alla luce molto altro: un edificio di epoca romana con 15 stanze, un impianto termale, una strada romana, due necropoli con complessive 120 tombe, una fornace per la produzione di tegole, un dolio e altre antiche mura. E’ la conferma di quanto sempre sostenuto in passato dalla Soprintendenza, che Case Pente costituisce un sito archeologico tra i più importanti e inediti. Auspichiamo, pertanto, che il Comune di Sulmona chieda il blocco dei lavori della centrale e l’apposizione, da parte del ministero della Cultura, del vincolo culturale sull’intera area di Case Pente”.
La lettera del coordinamento prosegue con l’invito all’amministrazione comunale ad adottare iniziative che affianchino la Regione nel raggiungimento degli altri obiettivi della risoluzione : la sottoposizione del progetto ad una nuova Valutazione di Impatto Ambientale dal momento che quella in vigore risale a 14 anni fa; la sottoposizione dell’opera ad una approfondita valutazione costi/benefici, mai effettuata; l’approvazione di una normativa che individui le aree idonee per le infrastrutture metanifere, escludendo i territori ad alto rischio sismico e idrogeologico. L’approvazione di una nuova normativa sulle distanze di sicurezza in quanto le norme attuali non garantiscono la incolumità dei cittadini.
Sulmona, 1° luglio 2025. Coordinamento Per il clima Fuori dal Fossile – Sulmona
AL SINDACO DI SULMONA
Ai componenti della GIUNTA MUNICIPALE
Ai CAPIGRUPPO CONSILIARI
Ai CONSIGLIERI COMUNALI
Oggetto: Linea Adriatica Snam
Il 24 giugno scorso la Commissione Ambiente e Territorio della Regione Abruzzo ha approvato una risoluzione con la quale “impegna il presidente Marco Marsilio a sostenere in tutte le sedi istituzionali la posizione di assoluta contrarietà della Regione al progetto Linea Adriatica della Snam”.
E’ significativo che il documento sia stato approvato con il voto unanime di tutte le componenti politiche. Tale unità d’intenti è maturata a seguito di diverse riunioni della Commissione che hanno consentito di effettuare una ponderata valutazione dei vari aspetti del problema. Nel corso dei lavori sono stati auditi anche i rappresentanti dei comitati che si oppongono all’opera, mentre la Snam, pur essendo stata invitata, ha preferito non presentarsi.
La risoluzione rappresenta una conferma della giustezza della lotta, civile e nonviolenta, che da oltre 17 anni i cittadini stanno conducendo contro un’opera non condivisa dalla comunità ma imposta dall’alto. In essa si esprime la consapevolezza che il metanodotto e la centrale non porteranno nessun vantaggio né all’Abruzzo né all’Italia, ma unicamente danni e rischi.
“La realizzazione della Linea Adriatica non è necessaria” – dice il testo – “in quanto le attuali infrastrutture metanifere italiane sono ampiamente in grado di assicurare il fabbisogno di gas per il nostro Paese”. Pertanto, “spendere 2 miliardi e 500 milioni di euro per un’opera inutile, qual è la Linea Adriatica Snam, è un crimine economico il cui costo sarà pagato dai cittadini attraverso un immotivato aumento della bolletta energetica”.
L’approvazione della risoluzione è la riprova che la vicenda Snam non è da considerarsi chiusa ma che esistono ancora evidenti margini di intervento al fine impedire gli effetti disastrosi dell’opera nel nostro territorio.
Sulmona è doppiamente interessata. Mentre i lavori per il metanodotto non sono ancora iniziati, quelli per la centrale vanno avanti dal settembre dello scorso anno. La Snam ha installato il cantiere di Case Pente in modo illegale, senza effettuare le prescrizioni ante operam previste obbligatoriamente dal decreto V.I.A. e con una autorizzazione a costruire ormai decaduta.
Lo scempio che i grandi mezzi meccanici della Snam stanno provocando è sotto gli occhi di tutti. Non soltanto uno scempio ambientale, attraverso la cementificazione di un’area agricola di dodici ettari, l’eliminazione illegale di 317 alberi di ulivo e la sottrazione all’Orso bruno marsicano di un’importante area di corridoio faunistico. Ma anche, e soprattutto, un inaudito scempio della nostra storia e dei nostri beni culturali. Violando sia le norme dello Stato italiano che quelle dell’Europa, le ruspe della Snam hanno cancellato le tracce di un grande insediamento umano composto di 40 capanne e risalente a 4200 anni fa.
Ciò che è oltremodo inammissibile è che tutto questo sia avvenuto con l’autorizzazione della Soprintendenza dell’Aquila. La conservazione, lo studio e la valorizzazione di tali reperti avrebbero consentito di scrivere, con dati scientifici, la vera storia delle origini di Sulmona e di creare un grande parco archeologico open air, così come è stato fatto in altre località italiane.
Tuttavia, a Case Pente gli scavi di archeologia preventiva hanno portato alla luce molto altro: un edificio di epoca romana con 15 stanze, una struttura termale, una strada romana con piano glareato, due necropoli con complessive 120 tombe, una fornace per la produzione di tegole, un dolio e altre antiche mura. E’ la conferma di quanto sostenuto in passato dalla Soprintendenza, e cioè che Case Pente costituisce un importante e inedito sito archeologico.
I recenti ritrovamenti vanno ad aggiungersi ai reperti rinvenuti in precedenza. Tra Settecento e Ottocento fu scoperto il sarcofago di età romana contenente le spoglie di Numisina. Altri importanti reperti, tra cui quattro dolia, emersero dagli scavi ad opera dello studioso Antonio De Nino nel 1887. Nel corso del Novecento numerosi furono i ritrovamenti, come la nota iscrizione in pietra detta “dei callitani”, conservata nel Museo di Palazzo dell’Annunziata a Sulmona, nonché sepolture a fossa di epoca precristiana e tombe di epoca tardoantica (III e IV secolo). Ad essi va aggiunta la chiesetta di S. Angelo in Vetulis, sulle pendici di Monte Macerre.
Tutti questi ritrovamenti testimoniano che il patrimonio archeologico di Case Pente costituisce un complesso strutturale unitario.
Auspichiamo, pertanto, che il Comune di Sulmona chieda il blocco dei lavori della centrale e – come prevede la risoluzione – l’apposizione, da parte del Ministero della Cultura, del vincolo culturale sull’intera area di Case Pente.
Auspichiamo, inoltre, che il Comune adotti le opportune iniziative al fine di affiancare la Regione nel raggiungimento degli altri obiettivi della risoluzione : la sottoposizione del progetto ad una nuova Valutazione di Impatto Ambientale, essendo irragionevole considerare “eterna” la V.I.A. del 2011; la sottoposizione dell’opera ad una approfondita valutazione costi/benefici, mai effettuata, da parte di un ente terzo; l’approvazione di una normativa che individui le aree idonee per le infrastrutture metanifere, escludendo i territori ad alto rischio sismico e idrogeologico. L’approvazione di una nuova normativa sulle distanze di sicurezza di tali infrastrutture, poiché le norme attuali non garantiscono la incolumità dei cittadini e la sicurezza dei beni.
Restiamo in attesa di cortese riscontro e, nell’occasione, inviamo i nostri cordiali saluti.
Sulmona, 30 giugno 2025.
p. Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile
Mario Pizzola
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