Un lungo corteo, gioioso, pacifico e determinato, ha attraversato le vie della città romagnola per rivendicare una svolta decisiva nella politica energetica del nostro Paese. L’iniziativa, promossa dalla Campagna nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, ha visto l’adesione di decine di comitati e associazioni ambientaliste di tutta Italia. Al centro della contestazione la scelta anacronistica del governo Meloni di inondare i territori con una serie di nuove infrastrutture fossili delle quali non si avverte nessuna necessità - quali rigassificatori, metanodotti, centrali, trivelle e depositi di GNL - e il cui costo miliardario graverà per i prossimi decenni sulle bollette dei cittadini italiani.
Ravenna è la “capitale” dell’Eni. E’ qui che c’è la maggiore concentrazione degli interessi della più importante azienda fossile italiana. Ed è qui che da poco è giunta la nave rigassificatrice della Snam che, dopo i rigassificatori esistenti e quello entrato in funzione a Piombino, porterà a cinque gli impianti di rigassificazione della nostra penisola. E’ a Ravenna che l’ENI ha deciso di realizzare l’impianto CCS per la cattura e lo stoccaggio della CO2, ed è sempre nel ravennate che passerà l’ultimo tratto del mega gasdotto Linea Adriatica di 425 chilometri che, da Sulmona, dovrebbe raggiungere Minerbio (BO).
E’ per questi motivi che i No Snam di Sulmona e dell’Abruzzo hanno da tempo siglato con i “No Fossil” di Ravenna una sorta di gemellaggio che li vede uniti nella lotta per gli stessi obiettivi : combattere la logica estrattivista e capitalistica che guida le scelte del governo che, affidando a Eni e Snam la gestione della politica energetica dell’Italia, aumenta la nostra dipendenza da Paesi liberticidi proprio nella fase in cui il consumo di gas è giunto ai minimi storici ed è destinato a scendere ulteriormente negli anni a venire.
Gli attivisti di Sulmona hanno portato a Ravenna i contenuti e l’esperienza della battaglia che da oltre 17 anni stanno conducendo contro la devastante e inutile centrale di compressione della Snam, unitamente alla determinazione a continuare la lotta, insieme ai comitati presenti lungo l’Appennino, contro l’altrettanto inutile metanodotto Linea Adriatica.
Comune è la condivisione della necessità improrogabile di sviluppare le fonti energetiche pulite e rinnovabili abbandonando il più rapidamente possibile l’uso dei combustibili fossili che sono la causa primaria del cambiamento climatico e che, nello stesso tempo, producono inquinamento, gravi danni alla salute, pericoli per la sicurezza della collettività, distruzione ambientale, asservimento e impoverimento dei territori.
Così come comune è la constatazione del forte legame esistente tra guerre ed energia, e soprattutto con le fonti fossili, il cui impossessamento è stata la concausa della maggioranza dei conflitti scoppiati nel modo dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi. Conflitti che continuano attraverso le micidiali guerre in atto e che la folle politica di riarmo dell’Europa rischia di far precipitare in una spirale incontrollabile fino al rischio dell’olocausto atomico.
Tra le tematiche che hanno caratterizzato la manifestazione di Ravenna, oltre al rigassificatore e alla Linea Adriatica Snam, le lotte contro la raffineria API di Falconara, l’inceneritore Eni di Fusina (Mestre), il deposito GNL di Brindisi, la base militare di Coltano (Pisa), il movimento No trivelle del Veneto e la ripresa della mobilitazione contro il rilancio del nucleare da parte del governo Meloni".
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile - Sulmona
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