“Siamo pienamente consapevoli della responsabilità che ci assumiamo – hanno dichiarato gli attivisti No Snam - e siamo pronti a risponderne di fronte alla legge, una legge che peraltro risale al ventennio fascista e che la Repubblica democratica nata dalla Resistenza in 80 anni non è stata ancora capace di abolire. Ma proprio perché crediamo nello Stato di diritto riteniamo che nessuno può considerarsi al di sopra della legge. Neppure la Snam”.
Essi hanno sottolineato che la protesta nonviolenta attuata oggi davanti all’ingresso del cantiere della centrale ha lo scopo di mettere in evidenza le illegalità compiute dalla multinazionale del gas: “La Snam ha aperto il cantiere senza effettuare le prescrizioni ante operam stabilite dal decreto di Valutazione di Impatto Ambientale; inoltre, i lavori sono continuati nonostante che l’autorizzazione a costruire sia scaduta. La Snam ha distrutto con le sue ruspe un bene storico e culturale di eccezionale valore, ovvero le tracce di un villaggio di 40 capanne risalenti all’età del bronzo, 4200 anni fa. La Snam ha abbattuto illegalmente 317 alberi di ulivo che, invece, dovevano essere espiantati e ricollocati altrove”.
“Non si può accettare – hanno aggiunto – che la Snam possa continuare ad agire in manera illegale, senza che nessuna autorità intervenga per far rispettare le norme vigenti in materia di appalti, di tutela dell’ambiente e di protezione delle emergenze archeologiche”.
“Dal momento che ogni nostro esposto alla Magistratura o segnalazione agli Enti preposti non ha finora sortito effetti – ha dichiarato Mario Pizzola, rappresentante del comitato ambientalista – non abbiamo altra strada che quella della disobbedienza civile nonviolenta che, in realtà, dovrebbe essere qualificata come obbedienza civile perché finalizzata al rispetto della legalità”.
“La nostra iniziativa di oggi – ha proseguito Pizzola - alla quale seguiranno forme di lotta ancora più decise ma sempre rigorosamente nonviolente, ha voluto anche mettere in risalto il carattere liberticida delle norme contenute del cosiddetto “decreto Sicurezza” varato recentemente dal governo Meloni. Tali norme, introducendo nuovi reati e aumentando le pene per reati già previsti dal Codice Penale, peggiorano perfino le Leggi di Polizia ereditate dal regime fascista. E’ evidente che il loro scopo è quello di ridurre le cittadine e i cittadini in uno stato di sudditanza e di silenzio rispetto al potere costituito. Ma la criminalizzazione del dissenso non potrà mai sopprimere le idee, e le idee alla fine prevarranno”.
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile - Sulmona
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