L'AQUILA - "Premettiamo che, come è noto, la violenza domestica e di genere rappresenta la violazione più comune dei diritti umani in Europa e nel mondo. Senza contare che la violenza domestica e di genere è un fenomeno trasversale, che riguarda tutte le donne, senza differenza d’età e di istruzione, cultura, nazionalità e posizione sociale, e può assumere diverse connotazioni. Spesso, però, se una persona è dipendente dal proprio partner dal punto di vista economico (magari, perché non lavora), non ha controllo sulle risorse finanziarie (personali e familiari), né la possibilità di utilizzare denaro e/o conti corrente. Altrettanto spesso accade che l’abusante dilapidi il patrimonio di famiglia, facendo firmare alla vittima degli abusi documenti, senza fornire spiegazioni, per accedere a finanziamenti e prestiti, svuotando i conti corrente e rendendosi nullatenente prima di una separazione, senza nemmeno adempiere agli obblighi di mantenimento stabiliti in sede di eventuale separazione e/o divorzio.
Pertanto, con DPCM del 17 dicembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2021, è stato istituito il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza, che prevede l’erogazione, per ciascuna vittima che ne faccia richiesta tramite istanza all’INPS, direttamente o mediante un rappresentante legale o un delegato, tramite il Comune di residenza, di un sostegno economico di 400,00 euro mensili, fino ad un massimo di 12 mensilità. Il contributo economico, compatibile con tutti gli altri strumenti di sostegno al reddito (ADI, NASPI, ecc.), dovrebbe essere destinato a tutte le donne vittime di violenza, sole o con figli minori, aventi un percorso personalizzato alle spalle con un centro antiviolenza. L’obiettivo sarebbe quello di garantire alla donna, non economicamente indipendente, il supporto economico necessario ad allontanarsi dal contesto familiare violento e/o da un partner abusante.
Tuttavia, finora, la maggior parte delle domande presentate, pur meritevoli di considerazione e di accoglimento in ordine alla normativa di riferimento, non sono state ammesse per insufficienza delle risorse statali stanziate alle Regioni.
Per quanto concerne, in particolare, il nostro territorio, va detto, sul punto, che la Regione Abruzzo non ha fatto alcun investimento sul Reddito di Libertà, impedendone, di fatto, la fruizione. Invero, la legge regionale n. 65/2023 prevede che la Regione Abruzzo deve “garantire la copertura degli eventuali costi, rapportandosi con i Comuni e con i Centri antiviolenza dove necessario” e che “Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, con propria deliberazione, previo parere della Commissione consiliare competente, definisce le linee guida concernenti i criteri e le modalità di ripartizione degli stanziamenti; le linee guida, inoltre, definiscono: a) l'ammontare minimo e massimo dell'erogazione del sussidio economico previsto dall'articolo 2 e la tempistica dell'erogazione, sia essa erogata in una soluzione unica una tantum, oppure con cadenza annuale, oppure con cadenza mensile; b) i criteri di accesso alla misura; c) l'esatta identificazione dei criteri oggettivi di selezione delle domande che individui le priorità di accesso; d) le procedure unitarie per la pubblicizzazione delle misure di intervento, per la presentazione, la selezione e la verifica delle condizioni di accesso alla misura; e) l'integrazione e il coordinamento con altri interventi e servizi regionali e/o comunali e Centri antiviolenza; f) ogni altro profilo attuativo della presente legge” (art. 10 L. n. 65/23).
Tuttavia, nessun provvedimento attuativo è stata emesso sul punto e nessuna risorsa risulta stanziata effettivamente in tal senso. E ciò sebbene, di recente, come si legge nella Gazzetta Ufficiale del 04 marzo 2025, sia stato pubblicato il decreto della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, di concerto con il Ministro del lavoro e il Ministro dell’economia e delle finanze del 02 dicembre 2024, che definisce i criteri e la ripartizione delle risorse del “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza”. Più specificamente, le risorse ripartite con il decreto ammonterebbero a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, con un aumento del sostegno economico a 500,00 euro mensili. A questi dovrebbe aggiungersi un ulteriore milione stanziato dall’ultima legge di bilancio. Infatti, ricordiamo che la disponibilità di risorse economiche, seppur minime, rappresenta il primo passo per potersi allontanare dalla violenza domestica. E’ proprio l’assenza di indipendenza che, spesso, come anticipato, induce la vittima a non abbandonare un contesto relazionale/familiare violento, non perché non vuole andarsene, ma perché non può.
Perciò, dal canto nostro, alla fine del mese di novembre u.s., abbiamo presentato una richiesta di audizione alla V Commissione Salute, Sicurezza sociale, Cultura, Formazione e Lavoro e alla Commissione Vigilanza Regione Abruzzo (senza aver ancora ricevuto in merito, va detto, alcun riscontro) perché si adotti finalmente un provvedimento attuativo che stanzi le risorse necessarie e consenta l’effettiva erogazione e la conseguente fruizione del reddito di libertà per le donne vittime di violenza. Affinché, infatti, le vittime di violenza domestica e di genere possano avere una via d’uscita dalla loro condizione, è fondamentale adoperarsi, tutti e tutte, per garantire loro una sicurezza economica e, per l’effetto, un’alternativa di vita che consentano di sottrarsi agli abusi".
COORDINAMENTO BELLE CIAO CGIL L’AQUILA
ULTIME NOTIZIE DALLA REGIONE
Sport News
IN PRIMO PIANO
UOMO SALVATO DAL COMPATTATORE: "UN GRAZIE AI LAVORATORI DI AMBIENTE E UN PLAUSO ALLA LORO PROFESSIONALITÀ, MERITANO UN RICONOSCIMENTO"
PESCARA - "È ormai diventata di portata nazionale la notizia del salvataggio dell'uomo riparato in un cassonetto e messo in salvo ...

TOP NEWS
TOP NEWS REGIONE ABRUZZO
FACEBOOK LIVE - LE DIRETTE STREAMING DI CENTROABRUZZONEWS
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento