PESCARA - Studio CNA sui dati del primo trimestre: male l’automotive, ma l’Abruzzo cresce grazie agli altri settori.Di Costanzo: «La Regione preveda misure di sostegno con la programmazione 2021‐2027»Tira aria decisamente migliore per l’export abruzzese, anche se sullo sfondo restano ancora diverse ombre. A spiegarlo è lo studio realizzato da Aldo Ronci per CNA Abruzzo, relativo all’andamento nel primo trimestre del 2023: elaborato su dati Istat e Coeweb, dice in sostanza che l’export abruzzese (+8,7%) è cresciuto, anche se meno di quello italiano (+9,8%). «A imprimere la spinta – dice il curatore dell’indagine – sono state soprattutto le performance dei prodotti diversi dai mezzi di trasporto: ebbene, questo raggruppamento cresce del 20,8%, ovvero in misura doppia rispetto al valore italiano che si ferma a un incremento del 10,4%. Importante, in questo senso, è in particolare il contributo fornito dagli articoli farmaceutici (+62,1%), dai prodotti alimentari (+25,7%), gli articoli in gomma e plastica (+22,5%), il tessile‐abbigliamento (17,8%)».Il buon risultato del periodo compreso tra gennaio e marzo di quest’anno si può apprezzare ancor
meglio se si osservano i valori assoluti. Nel primo trimestre del 2022 l’export abruzzese ammontava a
2.243 milioni di euro mentre nel 2023 è salito a 2.440, registrando così un incremento di 196 milioni
di euro. «Se proprio un punto di debolezza lo si vuole trovare in questo dato positivo – commenta il
direttore regionale della CNA, Graziano Di Costanzo ‐ questo aspetto riguarda il valore pro‐capite
dell’export dei prodotti diversi dai mezzi di trasporto. I 44.417 euro mediamente fatturati dalle
imprese regionali sono appena un terzo della media nazionale, pari a 123.482 euro: segno evidente
che esiste ancora un forte divario da colmare».
E l’automotive, da sempre punta di diamante dell’export? Qui si potrebbe dire che or incomincian le
dolenti note a farcisi sentire, perché la tendenza negativa dei mesi precedenti si conferma in pieno in
questo scorcio di inizio anno, con un dato negativo di ‐9,8%; e questo a fronte invece di un buon stato
di salute del comparto a livello nazionale (+4,8%). E che sia questo settore a rappresentare al
momento il dato più problematico, lo dice anche un altro dato, seppure indiretto: la provincia di Chieti,
sede dei maggiori insediamenti produttivi legati al mondo del motori, flette in modo significativo (‐
2,3%) a fronte invece del già ricordato +9,8% nazionale. Mentre gli altri territori, al contrario, sono
sospinti dall’andamento positivo dei propri settori trainanti: così è per L’Aquila (30,1%, grazie
soprattutto al comparto Farmaceutico); così per il Teramano (22,9% grazie ai buoni risultati del
tessile‐abbigliamento); così per Pescara (25,6% anche in questo caso grazie al Farmaceutico).
«Nonostante una piccola differenza negativa con la media Italia – aggiunge Di Costanzo ‐ l'Abruzzo
realizza comunque una performance positiva, perché finalmente cominciamo a intravedere una
regione maggiormente in linea con gli altri territori: perché, se anche l'automotive segna un
arretramento, gli altri comparti crescono molto di più della media nazionale». «I dati – conclude ‐ ci
portano a fare una riflessione in cui chiamare in causa la Regione: nella prossima programmazione
2021/27 potrebbe essere il caso di rispolverare qualche buona pratica del passato, come finanziare le
reti e le filiere d'impresa votate all'esportazione. Una misura che potrebbe far aumentare
significativamente non solo la quota di esportazioni “pro capite” ma anche aiutare le nostre micro e
piccole imprese ad affrontare collettivamente e con maggior probabilità di successo i mercati esteri».
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