L’opera, Celestino V… l’umile servo della vigna del Signore… Il Testamento del cardinale celestino Tommaso da Ocre e la Vita di San Pietro Celestino V a firma dell’agostiniano Maffeo Vegio (edizioni Seripoint- Spazioarte), che esce alla vigilia della visita di Sua Santità, Papa Francesco, per la Perdonanza 2022, è pubblicata dopo una lunga gestazione (come prova la prefazione del Prof. Marcello Sgattoni, datata 2005). La novità editoriale è promossa dal Comune di Ocre nell’Aquilano che è direttamente interessato nella valorizzazione della figura prestigiosa del prelato Tommaso da Ocre, originario del luogo, e fondamentale nel Papato di Celestino V e di Bonifacio VIII.
Il volume presenta i testi latini del Testamento del più importante dei due cardinali celestini nonché la Vita di Celestino V scritta nel 1445 dall’agostiniano e umanista Maffeo Vegio. Le traduzioni sono a cura dello scomparso Prof. Ilio Di Iorio la cui memoria vive attraverso le pubblicazioni curate da Stefania Di Carlo, autrice dell’analisi e dei commenti delle fonti del “corpus celestiniano”.
Di certo questa non è l’ultima opera del “corpus” suddetto. Difatti, nei prossimi tempi saranno date alle stampe altre opere già quasi pronte, grazie al “lavoro matto e disperatissimo” – a volere usare un’espressione leopardiana – che i due studiosi hanno condotto negli ultimi quindici anni. Di Celestino V molto si scoprirà proprio attraverso le nuove fonti. Un esempio di ciò è dato da questo 14° volume.
Tommaso da Ocre, che fu nominato da Celestino V, officiò la messa funebre a Fumone su richiesta di Papa Bonifacio VIII. Fu abate del monastero di S. Giovanni in Piano e godette dei proventi provenienti dal regno di Anglia e di Sicilia. Assistette a un miracolo di Celestino, anche se non poté riferirlo se non durante l’inquisitio in partibus (Processo di canonizzazione di Sulmona). Nel Testamento si preoccupa di estinguere tutti i mutui accesi con altri cardinali, mercanti fiorentini e persone comuni, di devolvere denaro a vari Ordini religiosi, di dare denaro a suoi parenti in Ocre e Fossa (L’Aquila). I suoi beni censiti sono ornamenti religiosi, oggetti di argenteria e armenti.
Maffeo Vegio finissimo umanista divenuto agostiniano, nel De vita et obitu beati Coelestini quinti papae, riapre la questione dei natali di Celestino che lo studioso di Macchia di Isernia, Antonio Grano, ha ampiamente indicato come “annosa”. S. Angelo Limosano, Isernia, Macchia di Isernia, Ausonia, tutti i S. Angelo del Molise, etc. accampano, infatti, diritti (tutti con doverose prove) sicché come si legge nell’Annuario Pontificio si indicano i natali del papa della Perdonanza in Molise.
Maffeo Vegio propone Marruvium, odierna S. Benedetto dei Marsi sulla base di sue letture e forse confondendo i Morroni con il Morrone e Celestino con Bonifacio IV. Tanti i luoghi sottolineati nella nuova biografia celestina: a monasteri e monaci di Celano, Aielli, Cerchio, Trasacco, Cocullo, Sulmona, Ferentino, Ortona, Roma, Tortoreto, Napoli, Villa Scontrone, Castel di Sangro, Palena. Roccamorice, Caramanico, Penne, Serramonacesca, Pratola Peligna, Castelvecchio subequo, Cassino, Velletri, Milano, Luni, Capua, Fumone, Anagni, Vieste. Oltre a giustificare la rinuncia di Celestino con le dimissioni di una serie consistente di imperatori romani, Maffeo Vegio sottolinea «l’indulgenza del Perdono concessa da Celestino V con la promulgazione della Bolla, legandola alla chiesa di S. Maria di Collemaggio, otto giorni dopo il giorno della sua incoronazione»".
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