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martedì 26 gennaio 2021

COORDINAMENTO NO HUB DEL GAS"BENE IL RINVIO: ORA L’OBIETTIVO E’ CANCELLARE L’ INTERO PROGETTO"

SULMONA - "Esprimiamo soddisfazione per il rinvio della riunione del 28 gennaio per l’autorizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, ma non vorremmo che il rinvio fosse dovuto solo alla crisi di governo in atto e ritrovarci tra pochi giorni allo stesso punto.
Si tratta in ogni caso di un primo importante risultato.
Ora la politica e le Istituzioni debbono porsi l’obiettivo della totale cancellazione di un’opera non solo inutile, ma dannosa per la stessa economia del nostro Paese, come hanno attestato anche l’ENI e l’Anigas.Il progetto del metanodotto Sulmona-Foligno non potrà essere riportato all’esame degli Enti coinvolti nel procedimento autorizzativo se prima non verrà effettuato lo specifico studio da parte dell’INGV sulla sismicità del tracciato, come da impegno assunto espressamente dal Ministero dello Sviluppo Economico.Va rimessa in discussione l’intera Linea Adriatica, non solo il metanodotto, ma anche la centrale di compressione, infrastruttura connessa al metanodotto come riconosciuto dalla stessa Snam nella documentazione acclusa per la convocazione ora  rinviata.Va ricordato che all’autorizzazione della centrale si è arrivati attraverso una serie di inaudite forzature come l’arbitraria suddivisione dell’iter in due distinte procedure (una per la centrale e una per il metanodotto) richiesta dalla Snam con una motivazione, del tutto inconsistente, legata alla necessità di costruire anticipatamente la centrale per lo stoccaggio di Fiume Treste (Cupello). Lo stoccaggio di Fiume Treste ha svolto bene la sua funzione quando il consumo di gas in Italia era molto più elevato di quello odierno e non c’è bisogno di nessuna altra centrale, visto che non si tornerà più, secondo le previsioni della stessa Snam, al picco di consumi del 2005 (86 mld. di mc.).Le forze politiche e le Istituzioni devono richiedere con molta determinazione che l’intera opera (metanodotto e centrale) venga sottoposta ad una nuova valutazione di impatto ambientale alla luce dei tanti elementi nuovi emersi rispetto a dieci anni fa:  l’impegno dell’Italia e dell’Europa per l’abbandono delle fonti energetiche fossili in applicazione degli accordi di Parigi; l’accertata frequentazione, sia come corridoio faunistico che come sito di alimentazione, dell’area della centrale da parte dell’orso bruno marsicano; la estrema fragilità dell’ Appennino confermata dal tragico ripetersi di terremoti devastanti; E’ imprescindibile, inoltre, sottoporre l’intero progetto ad una analisi costi/benefici. E’ infatti evidente che, se da un lato l’opera non comporta nessun beneficio per l’Italia, dall’altro i costi saranno altissimi: non solo quelli per realizzare le due infrastrutture (1,9 miliardi di euro), ma anche tutti gli altri costi che ricadranno sui cittadini, ovverossia dall’immotivato aumento delle bollette del gas, ai danni al turismo, all’agricoltura e all’economia locale, ai rischi per la sicurezza e la salute pubblica.Occorre perciò, non solo tenere alta l’attenzione, ma intensificare la mobilitazione che il nostro territorio e quelli dell’Appennino centrale, da oltre 16 anni, stanno conducendo per mettere la parola fine a questa inqualificabile aggressione da parte di poteri economici e finanziari finalizzata al puro profitto".

Coordinamento No Hub del Gas


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