SULMONA - "Intorno alle 4 di sabato mattina 9 maggio, a Roncade, in provincia di Treviso, si è verificata l’esplosione del metanodotto della Snam (diametro 650 mm. e 56 bar di pressione) che trasporta il gas da Trieste a Mestre . La conduttura ha ceduto proprio nel punto in cui sottopassava il letto di uno dei canali di campagna e la consistente fuoriuscita di gas naturale dal metanodotto, ha investito parecchi filari di vite in una zona, prevalentemente agricola, dove sono attive numerose aziende molte delle quali produttrici di vini, causando un considerevole danno economico.
Il boato, data la collocazione del tubo, ha generato una sorta di geyser che sparava in aria, oltre i 50 mt. di altezza, agglomerati di terreno, fango e limo pregni di gas, acqua, piante e persino pesci fino a 200 metri di distanza; la vicinanza - poche decine di metri - dai fili dell’alta tensione, ha indotto i Vigili del fuoco a procedere all’evacuazione di tutte le abitazioni presenti entro un raggio di 500 metri dal punto di rottura del metanodotto"si legge in una nota giunta in redazione.
"La misura precauzionale adottata dalla squadra dei Vigili del fuoco, frutto della competenza ed esperienza in materia, evidenzia che le distanze di sicurezza stabilite nel decreto ministeriale del 17/4/2008 (regola tecnica progettazione, costruzione, collaudo….) che fissa in poche decine di metri la distanza tra le condotte di prima specie, come il metanodotto Sulmona-Foligno (diametro 1200 mm. e 75 bar di pressione) e abitazioni isolate, nuclei abitati, luoghi di aggregazione di persone… e la posa di metanodotti in prossimità di tralicci e cavi dell’alta tensione, non sono idonee a garantire l’incolumità delle persone e che lo stesso decreto necessiterebbe di una analisi più aderente alla realtà, anche dopo i recenti casi, che la cronaca riferisce, di esplosioni di condotte dal diametro e pressione inferiore a quelli del Sulmona-Foligno.
Basti pensare che solo negli ultimi 5 mesi ce ne sono state tre: il 10/12/2014 nella centrale in via S.Alberto nel ravennate; il 6 marzo scorso a Mutignano in provincia di Teramo e sabato 9/05/2015 in provincia di Treviso.
C’è da chiedersi se il territorio non stia avendo una crisi di rigetto verso questi “corpi estranei” con i quali non riesce più a “convivere” e dove risieda la certezza che le condotte, nonostante la fragilità sismica e idrogeologica del nostro Paese, resteranno integre, certezza che si sgretola, visto il ripetersi così frequente ed in lassi di tempo relativamente brevi di casi di esplosione dei metanodotti della Snam.
C’è da chiedersi se l’accelerazione con la quale si apprestano ad autorizzare la centrale (e a seguire il metanodotto) con la scadenza ormai prossima del 4 giugno, non sia espressione di una politica distante dai cittadini e dai loro diritti, autoreferenziale, cieca, che non vuole o non sa coniugare la tutela dell’ambiente con la salute, il benessere e l’opportunità di sviluppo per chi vive in questi territori che devono essere protetti e valorizzati come meritano e non deturpati e oltraggiati con impianti pericolosi".
Comitati cittadini per l’ambiente
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