mostra il desiderio di rileggerla in chiave contemporanea. Il confronto con le opere di antichi maestri diventa per il pittore una occasione per raggiugere la consapevolezza delle proprie capacità tecniche. Nel 2006, l’ interesse per la “pittura anacronista” è il passaggio della sua ricerca, a cui si deve la concezione di un ciclo dì opere nelle quali varie suggestioni lo ispirano ad una rilettura spontanea della storia dell’arte recente e passata. In questi dipinti si configurano elementi legati alla sacralità ed ad un’idea dì espressione del rapporto fra arte e scienza. Dal 2010 intraprende una figurazione che si connota per una maggiore sintesi, nell’intento di rendere più penetrante il tema della memoria, tutt’ora al centro della sua arte.Come scrive Ilaria Gualtieri nel catalogo di presentazione della mostra, “The White Room” è “una profonda, ripetuta interrogazione sul tempo la pittura di Pierluigi Abbondanza. La ricerca di un ritmo altro e di un’altra coscienza che l’artista esperisce dentro di sè e nell’immagine, che riflette e irrompe nello sguardo/ritmo dello spettatore. Sotto l’urto incessante del Consumo il tempo si dissolve nel dominio di un continuo presente che bandisce la memoria: abbiamo bisogno di ricomporre le nostre narrazioni. Questo il discorso e la rotta sostenuti, qui, da un istinto del mezzo espressivo che è piacere di immaginazione e cultura; da una pittura che non è gesto ma è processo, distillazione di pensiero e colore nel pennello che addensa e sosta, stratifica meditazioni e spessori, silenziosamente polemico nei confronti del tempo rapido dei nuovi mezzi di produzione dell’icona. Ed ecco allora istanti che ci guardano dal passato, momenti amati della storia dell’arte, riverberi inesausti di immagini “ritrovate” farsi terreno di una sperimentazione visiva sentita innanzitutto come recupero della coscienza: le immagini incantatrici di lontane reveries trovano un varco e infiltrano i nostri schermi quotidiani (She dreams, Half woman); le figure nelle quali rimanemmo assorti si ripetono oggi per nuove derive (Ufficio immaginario); volti “pungono” dall’immenso album della Rete e replicano il loro enigma (Maternità, Giovane donna in posa) a liberare nuova percezione. Tessuta sul prelievo sapiente, sul mistero dell’attimo, sui giochi d’illusione delle stesure e della tela, la pittura di Abbondanza sovverte i nostri ritmi, altrove perturbante all’incrocio tra reminiscenza e vissuti di ora, che il tempo cancella ma che il tempo è capace di riconsegnare perché riconferma al ricordo la funzione necessaria di conoscenza. Il suo percorso, condotto oggi su una figurazione costruita sulla dialettica volto/memoria, è un atto di fiducia nella possibilità di un nuovo umanesimo nella creazione e nella fruizione dell’immagine”.
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giovedì 26 febbraio 2015
ARTE , SABATO SI INAUGURA A SULMONA LA MOSTRA"THE WHITE ROOM"
mostra il desiderio di rileggerla in chiave contemporanea. Il confronto con le opere di antichi maestri diventa per il pittore una occasione per raggiugere la consapevolezza delle proprie capacità tecniche. Nel 2006, l’ interesse per la “pittura anacronista” è il passaggio della sua ricerca, a cui si deve la concezione di un ciclo dì opere nelle quali varie suggestioni lo ispirano ad una rilettura spontanea della storia dell’arte recente e passata. In questi dipinti si configurano elementi legati alla sacralità ed ad un’idea dì espressione del rapporto fra arte e scienza. Dal 2010 intraprende una figurazione che si connota per una maggiore sintesi, nell’intento di rendere più penetrante il tema della memoria, tutt’ora al centro della sua arte.Come scrive Ilaria Gualtieri nel catalogo di presentazione della mostra, “The White Room” è “una profonda, ripetuta interrogazione sul tempo la pittura di Pierluigi Abbondanza. La ricerca di un ritmo altro e di un’altra coscienza che l’artista esperisce dentro di sè e nell’immagine, che riflette e irrompe nello sguardo/ritmo dello spettatore. Sotto l’urto incessante del Consumo il tempo si dissolve nel dominio di un continuo presente che bandisce la memoria: abbiamo bisogno di ricomporre le nostre narrazioni. Questo il discorso e la rotta sostenuti, qui, da un istinto del mezzo espressivo che è piacere di immaginazione e cultura; da una pittura che non è gesto ma è processo, distillazione di pensiero e colore nel pennello che addensa e sosta, stratifica meditazioni e spessori, silenziosamente polemico nei confronti del tempo rapido dei nuovi mezzi di produzione dell’icona. Ed ecco allora istanti che ci guardano dal passato, momenti amati della storia dell’arte, riverberi inesausti di immagini “ritrovate” farsi terreno di una sperimentazione visiva sentita innanzitutto come recupero della coscienza: le immagini incantatrici di lontane reveries trovano un varco e infiltrano i nostri schermi quotidiani (She dreams, Half woman); le figure nelle quali rimanemmo assorti si ripetono oggi per nuove derive (Ufficio immaginario); volti “pungono” dall’immenso album della Rete e replicano il loro enigma (Maternità, Giovane donna in posa) a liberare nuova percezione. Tessuta sul prelievo sapiente, sul mistero dell’attimo, sui giochi d’illusione delle stesure e della tela, la pittura di Abbondanza sovverte i nostri ritmi, altrove perturbante all’incrocio tra reminiscenza e vissuti di ora, che il tempo cancella ma che il tempo è capace di riconsegnare perché riconferma al ricordo la funzione necessaria di conoscenza. Il suo percorso, condotto oggi su una figurazione costruita sulla dialettica volto/memoria, è un atto di fiducia nella possibilità di un nuovo umanesimo nella creazione e nella fruizione dell’immagine”.