La richiesta di adesione al gruppo consiliare del PD è stata concordata con la mia lista civica di appartenenza “Certo che Partecipo”, come frutto di un naturale percorso politico, nel quale siamo da sempre stati sostenitori del Sindaco di Firenze, tant’è che io stesso sono stato coordinatore del Comitato Renzi Sulmona 2013. Credo che un partito che si dice democratico, debba essere tale, in primis nel suo interno, nella sua struttura, nel suo modo di agire, nell’istituire rapporti non gerarchici, nelle posizioni partitiche, nelle scelte e nella formazione della volontà comune.
Il PD deve cessare di essere costituito meramente da tessere e numeri, deve divenire un centro di aggregazione di persone libere e pensanti, avviando un processo di inclusione e non di esclusione, di condivisione e non di arroccamenti, di pluralità e non di unanimità indotta, soprattutto se l’induzione si fa invocando il “principio di legalità”, ad orologeria.
Si contesta la mia non iscrizione al PD (dimenticando che il tesseramento 2014 non è ancora aperto e che l’art. 1 dello Statuto del Partito apre la sua vita interna a due categorie di sostenitori: gli iscritti e gli elettori registrati delle primarie, quale io sono), mentre si dimentica che l’iscrizione dei consiglieri comunali e dei gruppi consiliari è un atto unilaterale che si compie con una mera una presa d’atto, di competenza del Presidente del Consiglio (così come disciplinato dal regolamento consiliare comunale), quindi è nella piena indisponibilità dei firmatari del “diniego”. Con questo atto essi hanno esercitato una indebita pressione sul Presidente stesso, con il disarmante corollario che la pressione ha avuto successo con effetti inevitabili sul determinarsi della crisi politico – amministrativa appena “chiusa”.
In questo contesto si inserisce il risultato di partecipazione, certamente non positivo, della primarie sulmonesi per la scelta del candidato del centro-sinistra alle elezioni regionali. Atti come quello sopra citato, allontanano sicuramente i cittadini dalla politica e dal partito facendo sempre più proliferare il sentimento dell’anti-politica. La causa di questo sensibile calo di affluenza alle urne alle ultime primarie, dovrebbe indurre i vertici del PD ad una seria riflessione, in particolare sull’utilizzo del metodo del “meno siamo, meglio stiamo” e sul presupposto di sottoporre le persone ad “esami”, che poi sono “esami di fedeltà”. Io e la mia lista, l’esame l’abbiamo superato alle primarie e alle elezioni, esame di numeri, certo, ma anche e soprattutto di lealtà. Un “vizio” non ripagato, del quale il PD locale farebbe bene a lasciarsi contaminare, se non vuole continuare a perdere forze e consensi.
In questa spiacevole situazione, richiamando il nostro concittadino Capograssi , dico che il problema, “il problema del nostro tempo”, “presenta all’individuo una indeclinabile e suprema opzione : o essere se stesso o negare se stesso” e certamente , senza alcun dubbio, scelgo la prima ipotesi.
Quanto a noi, di questo “no” ce ne faremo una ragione. Noi continuiamo a essere democratici, senza bisogno di patenti, ma il nostro esserlo è diverso - e per fortuna!- da quello che emerge da questo documento, redatto da chi ha solo la patente, ma non sa guidare.