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giovedì 29 novembre 2012

PRATOLA, AL TEATRO COMUNALE: "MOLIERE"

PRATOLA - Il nuovo spettacolo Molière ovvero Sganarello il cornuto immaginario del  Florian Teatro Stabile d’Innovazione e I Guardiani dell’Oca verrà presentato in anteprima venerdì 30 novembre alle ore 21 per l’apertura dell’ottava stagione teatrale del Teatro Comunale di Pratola Peligna. Il debutto in prima nazionale si terrà   a Pescara sabato 1 dicembre alle ore 21 al Florian Espace. In scena un cast numeroso che riunisce i migliori elementi di entrambe le compagnie. Torna infatti in questa
produzione Anna Paola Vellaccio, attrice di punta del Florian, che ha lavorato in teatro con registi di livello internazionale come Gian Marco Montesano, Giorgio Marini, Pippo Di Marca, Enrico Frattaroli, e prossimamente sarà impegnata con Giuseppe Pambieri nel nuovo spettacolo di Maurizio Scaparro; nel cinema è stata molto apprezzata nel ruolo di Gina nell’ultimo film di Emidio Greco “Notizie degli scavi”, accanto a Giuseppe Battiston e Ambra Angiolini.
     Con lei in “Molière” sono in scena Zenone Benedetto, che di questo allestimento ha curato l’adattamento drammaturgico e la regia, Massimo Vellaccio, attore protagonista nonché direttore del Florian, Umberto Marchesani, brillante attore della compagnia Florian, lo stimato Massimo Paolucci, Tiziano Feola, protagonista delle produzioni per adulti e per ragazzi de I guardiani dell’Oca , le giovani e promettenti Irida Mero e Eliana De Marinis. Il disegno luci è di Carlo Menè; i costumi di Ettore Margiotta; le scene di Albert Van Henghel.
Lo spettacolo è un’accurata rielaborazione del primo atto unico di Molière, la commedia comica d’intrigo o_il_cornuto_immaginario" Sganarello o il cornuto immaginario , scritta dal commediografo francese nel 1660 .  Come in molte altre opere dell'autore, la storia ha per protagonista un servo e come tema l’amore e la gelosia che questo sentimento provoca negli innamorati. Gorgibus, padre di Celina, vuole che la figlia si sposi con un uomo ricco, sebbene questa sia innamorata di Lelio, un giovane povero e amante della vita mondana. Su questo filo narrativo si innestano altri spunti tratti da altre celebri commedie, come La scuola delle mogli, il Don Giovanni e Il Tartufo: affianco al servitore Sgaranello compare quindi Dorimene, sua innamorata, e  lo spettacolo, attraverso un’interminabile serie di equivoci, rievoca le pagine più belle e le situazioni sceniche più esilaranti pensate e scritte dal commediografo francese sullo sfondo della più ampia disamina delle illusioni umane, che, com'è noto, rappresenta la dimensione più profonda del teatro del commediografo.
Partendo da una ricostruzione dei costumi del tempo e dalla suggestiva cornice estetica di un’epoca ricca di orpelli, l’opera cerca di distogliere l'attenzione del pubblico dalla inevitabile e prevedibile critica di costume, sempre presente in Molière,  per ricondurla all'esercizio del  gioco teatrale fine a se stesso.
Un Gioco, palesemente dichiarato, che pone il fare teatro nella condizione di riflettere sulla sua espressività non più protesa verso il contenuto da veicolare; contenuto che risulterà inevitabilmente evocato e raccontato, ma verso la sua natura fondante e cioè quella di linguaggio seducente dell'affabulazione. Dunque un grande viaggio giocoso dove il fare teatro diviene "Teatro" e cioè  gioco metaforico dell'esistente.
    Un gioco dove gli stessi attori, ancor prima di divenire personaggi, palesano la propria volontà e il proprio orgoglio di appartenere a quel mondo.
     Particolare attenzione sarà data anche alla ricerca, negli sviluppi narrativi e nelle dinamiche sceniche, delle influenze tecnico-stilistiche tipiche della commedia dell'arte nell'ambito delle pratiche teatrali francesi del XVII secolo.