dell’Associazione Veterani e Reduci Garibaldini e Presidente della Sezione Ortona Abruzzo. A dare il benvenuto il vice sindaco Enea Di Ianni, il presidente del consiglio comunale Nicola Angelucci , il Vice Governatore Lions del Distretto 108 A Italy Raffaele Di Vito ed il Presidente del Lions Club Sulmona, promotrice dell’evento, Gabriella Di Mattia".
Intellettuale professoressa universitaria, esperta di Diritto Costituzionale e presidente di numerose associazioni, in primis dell'associazione Nazionale dei Reduci, Annita ha presentato l’ultimo suo libro dedicato al nonno dal titolo: “Ricciotti il Garibaldi irredento” (Paolo Sorba Editore). "Sono felicissima di trovarmi a Sulmona una città meravigliosa con degli edifici stupendi per la presentazione di questo libro che ho scritto con molto piacere girando per il mondo cercando di ricostruire la vita di quest'ultimo figlio di Garibaldi che non ha conosciuto la mamma perchè aveva meno di due anni quando Anita è morta a Ravenna". "Forse è stato il piu' frastornato il piu' infelice figlio di Garibaldi, tra l'altro ebbe da giovane un incidente che gli rese la gamba invalida, lui aveva la vocazione del soldato ed avere un'invalidità era molto pesante anche se fu un grande cavallerizzo combattente a cavallo nella campagna dell'agroromano dove si è fatto molto onore e nella guerra in Francia nel 70/71 dove si è veramente affermato come un grande soldato"."Dopo le campagne garibaldine, ha dovuto farsi la sua vita emigrando in Australia dopo è tornato in Italia e la sua vita si è concentrata sulla sulla proprietà di Riofreddo ai confini tra il Lazio e l'Abruzzo dove ha condotto un'esistenza piu' tranquilla con pochissimi mezzi con la consorte inglese, tirando su dieci figli di cui sette maschi di cui ritroveremo nella storia nella guerra del 14 e nella successiva storia dell'Italia". Francesco Sanvitale descrivendo la vita di Giuseppe Garibaldi ha ricordato gli ultimi anni della sua vita."Garibaldi non aveva nulla e la moglie ha vissuto vendendo i capelli e le unghie che tagliava a Garibaldi a un grossista che a sua volta li rivendeva a dame inglesi che erano pazze per lui e dei cimeli garibaldini, fino a quando lo convinse ad accettare una pensione di generale di corpo d'armata che Garibaldi accettò chiedendo che si chiamasse dono nazionale lasciando la proprietà dell'isola di Caprera allo stato italiano, ha ricevuto molto ma molto meno di quello che ha dato non soltanto in termini morali ma anche materiali, sarebbe un bell'esempio per i politici di questo paese" ha concluso Sanvitale.