La casa, realizzata in stretta collaborazione con i sindaci dei Comuni della valle, accoglie donne vittime di violenza per periodi brevi e prevede un intervento coordinato tra operatrici, forze dell’ordine e amministrazioni. Resta aperta la questione delle risorse: i fondi ActionAid sono in conclusione e sarà necessario un sostegno stabile per garantirne la continuità.
Il progetto Dea Montagna prevedeva una serie di iniziative di sensibilizzazione da portare sul territorio dell’Unione Montana Sirentina: quasi cento questionari sono stati raccolti e analizzati. Dal monitoraggio emerge una partecipazione composta soprattutto da donne residenti, con scarsa presenza maschile e giovanile. Le richieste principali riguardano strumenti per riconoscere la violenza psicologica ed economica e supporto per affrontare questi temi in famiglia, soprattutto con gli adolescenti.
Milena Molozzu, progettista e coordinatrice del partenariato, ha ricordato come il progetto sia nato da un lavoro condiviso tra professionalità diverse e da un ascolto costante del territorio. “Il punto di partenza è stato un tavolo di lavoro tra donne con competenze differenti. Quel confronto ha permesso di costruire una rete capace di attivarsi in modo rapido e concreto”, ha spiegato. Un progetto reso ancora più prezioso dal coinvolgimento delle istituzioni locali: i sindaci dei Comuni partecipanti erano presenti all’incontro, insieme alla consigliera regionale Maria Assunta Rossi, che ha garantito il proprio sostegno al percorso avviato.
Nel corso dell’evento è intervenuta anche Cristiana Coppellotti, di Piano C, partner di Dea Montagna, che ha richiamato l’attenzione su forme di controllo e limitazione che spesso non vengono riconosciute come violenza. “Il lavoro sulle competenze e sull’autonomia rappresenta un elemento decisivo nei processi di uscita. Lavorare sui talenti e in gruppo aiuta a spezzare la catena della violenza”.
Le attività del progetto proseguiranno fino alla fine dell’anno, con incontri nelle scuole a cura del Gran Sasso Science Institute e dell'Università degli Studi di Teramo. La rete costruita in questi mesi continuerà comunque a operare anche oltre la chiusura formale del progetto, mantenendo attivi i collegamenti tra associazioni, istituzioni e comunità".
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