Il fatto è che la ASL1 continua ostinatamente ad ignorare due questioni di non poco conto.
Per prima cosa, infatti, è bene ricordare che, solo fino allo scorso anno, la ASL1 aveva adottato una prassi aziendale in forza della quale, per annullare la prenotazione di prestazioni sanitarie, bastava effettuare una semplice telefonata o recarsi personalmente al CUP, comunicando verbalmente la disdetta della prenotazione, senza ricevere in cambio alcuna ricevuta, come puntualmente riportato dai cittadini e dalle cittadine che si sono rivolti a noi per avere delucidazioni sul punto. Invero, va detto che le persone, per disdire la prenotazione di prestazioni sanitarie, avevano provveduto, proprio come da prassi, ad effettuare una telefonata o a recarsi personalmente al CUP, senza avere in cambio alcuna ricevuta scritta dell’avvenuta disdetta. Quindi, quanto asserito nel comunicato stampa dal Direttore Generale è ciò che accade oggi e descrive le circostanze attuali, non quanto effettivamente avveniva solo fino allo scorso anno. Diversamente, di quanto accadeva negli anni passati ai quali gli avvisi di pagamento fanno riferimento (2014, 2015, 2016, etc.) non viene accennato alcunché da parte del Direttore Generale.
In altre parole, la ASL1, fino a qualche tempo fa, non si è mai preoccupata di disciplinare correttamente le modalità di disdetta delle prenotazioni delle prestazioni sanitarie, adottando, al contrario, una prassi aziendale priva di qualsivoglia formalità procedurale che non ha evidentemente tutelato i cittadini e le cittadine della nostra Provincia. E ciò, nonostante la Delibera della Giunta Regionale n. 265/2019 (Piano Regionale per il Governo delle Liste di Attesa – PRGLA – per il triennio 2019-2021) preveda che “le Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie sono tenute a rendere il più agevole possibile per l’utente la eventuale disdetta della prenotazione”.
Pare, quindi, che la ASL1 prediliga l’applicazione rigorosa di alcune disposizioni normative a discapito di altre, facendone pagare il prezzo ai cittadini e alle cittadine della Provincia dell’Aquila.
Oltre a ciò, la seconda questione che la ASL1 sembra continuare ad ignorare è che gli avvisi di pagamento di cui trattasi fanno riferimento, come anticipato, ad annualità risalenti nel tempo (2014, 2015, 2016, etc.); eppure, come dicevamo, questi avvisi di pagamento sono stati emessi in forza di sanzioni amministrative per le quali, a norma di legge, opererebbe una prescrizione quinquennale. Sembra, quindi, che la ASL1 abbia inviato ai cittadini e alle cittadine della Provincia dell’Aquila migliaia di avvisi di pagamento sulla base di sanzioni amministrative ormai prescritte.
Chiediamo, pertanto, che vengano forniti dalla ASL1 chiarimenti in merito alle questioni suesposte, con riferimenti puntuali a tutte le disposizioni normative vigenti, a tutela, questa volta, dell’interesse dell’intera collettività e del buon andamento dell’Amministrazione Pubblica, imparziale e trasparente.
Sollecitiamo, in ultimo, la convocazione della Commissione di Vigilanza della Regione Abruzzo per una disamina puntuale della problematica, come da nostra richiesta di audizione presentata in data 18 dicembre u.s".
Segretario Generale CGIL L’Aquila
Francesco Marrelli
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