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sabato 6 gennaio 2024

"UNA PAUSA DAI PENSIERI E L'ARTE DEL COUNSELING. MA COS'E'? LO ABBIAMO CHIESTO ALLA COUNSELOR ILEANA PAGANI"


ROMA - “Mi si è aperto un mondo…il mondo del counseling. Ogni volta che ho bisogno di vedere e comprendere ciò che non riesco a vedere, con la sua competenza ed il suo sentire, mi porta lì, dentro di me, dove c’è bisogno che io veda.”“La capacità, nel lavoro di gruppo, di unire percorsi di vita in punta di piedi e ritrovarsi a camminare insieme alle gioie e ai dolori sentendosi liberi e non giudicati, liberi di ri/cominciare a fare scelte felici partendo dalla semplicità”
"Gli incontri con Ileana sono stati potentissimi. Prima di incontrarla non immaginavo che dei semplici incontri potessero trasformarsi in incontri così significativi...."Sembrerà davvero strano ma in una società avvolta più che accarezzata dal benessere aumenta il grado di disafezione alla vita e con tutto ciò che ne consegue in termini di gioia di vivere.
I sorrisi spenti stanno mano mano prendendo il posto alle chiassose risate che, molto più frequentemente e neanche in un passato tanto lontano, avvolgevano gli sguardi della gente.
Pessimismo, noia, mancanza di orizzonti ed obiettivi contribuiscono a rendere tutto molto più difficile nell'affrontare l'importante percorso che ci è stato assegnato di intraprendere con la vita.




Tuttavia l'uomo, come si sa, in un modo o nell'altro trova sempre uno strumento utile a sovvertire, nel bene e nel male,  le sorti di un popolo e le dinamiche, spesso oscure, che ne caratterizza il vissuto.
La necessità di ricorrere ad un benevolo mezzo per restituire alle persone quell'ottimismo perso per strada ha portato a riconoscere nell'arte del counseling, grazie all'americano Carl Rogers, l'utilità di questo importante metodo nel rilancio motivazionale semplicemente facendo sviluppare un modo diverso di vedere il rispettivo ruolo in questo mondo.
Ma che cos'è il counseling e chi è il counselor?
Il racconto che ha aperto questo articolo ci dà un po' l'idea di quello che produce come effetto il ricorrere a questo metodo e riconquistare la giusta determinazione nella vita di tutti i giorni.
Per saperne di più abbiamo chiesto a Ileana Pagani, esperta nel campo e operatrice a Italia in questo importante settore, di parlarci di questa innovatrice "macchina" della felicità.



-Ileana, cos'è il Counseling e come si imposta questa nuova arte nella società di oggi sempre più votata al pessimismo e al materialismo?-

“Per la definizione professionale di counseling viene utilizzata l’espressione “relazione d’aiuto” anche se per me è più semplice e più diretto chiamarlo sostegno emotivo e ri-scoperta delle proprie potenzialità/capacità. Attraverso il counseling, infatti, si possono riscoprire strumenti per tutto l’ambito emotivo, sia nel caso si stia passando un momento di difficoltà, sia nel caso si desideri avere una conoscenza e consapevolezza maggiori di se stessi e di quello che “abita” dentro di sé. Non è necessario passare un momento di difficoltà per avvicinarsi al counseling. Il sostegno in un momento di difficoltà è sicuramente la parte predominante, ma non l’unica dato che gli strumenti riscoperti e la parte di sé riscoperta rimarrà con sé sempre a disposizione per ogni eventualità della vita a cui ci si trovi a far fronte.
Per utilizzare parole di chi si è affidato a me potrei dire: “Ha profuso in me una forza e consapevolezza di sicurezza e determinazione capaci di abbattere e fugare dubbi e incertezze. Mi ha permesso di espandere la certezza di una nuova ricchezza capace di gestire con una nuova forza interiore la sfida per superare ogni ostacolo….sentire salire dal profondo sé le lacrime spontanee e liberatrici di dolore, angoscia, insicurezza che ti intrappola in un vissuto di costrizioni”.




Poi ancora…
“Va in profondità, fa uscire le ferite per comprenderle , accettarle e lasciarle andare, ma non è mai stato rischioso perché questo lavoro libera le ferite e non le fa tornare più”

Una delle fondamenta di questo approccio è di sicuro il creare la strada e l’ambiente per aprire le braccia ed accogliere queste “interferenze” a cui di solito diamo il nome di “dolore” ma che alle volte sono esperienze di vita vissute senza gli strumenti migliori o senza l’accoglienza adeguata alla situazione. Vorremmo sempre che la vita fosse come nella nostra testa sarebbe meglio e soprattutto abbiam tante, tante aspettative su noi stessi. Alle volte basterebbe saper accogliere la propria difficoltà per poterla superare e riscoprire le proprie potenzialità, ma questo a livello pratico e senza strumenti, risulta spesso rimanere solo una bella morale o un’aspettativa che può aumentare la difficoltà stessa.
Questo apre ad un’ulteriore fondamenta di questo approccio che è “l’aiutare ad aiutarsi”. La frase famosa “tutto ciò che cerchi è dentro di te” anche molto ironizzata, nel percorso di counseling diviene la spina dorsale di tutto. E’ sempre meraviglioso vedere ogni volta gli sguardi di chi mi rispecchia il come ha iniziato ad affrontare tutto in modo diverso. Può avermi conosciuto per una crisi coniugale o per il lavoro stressante, ma il lavoro emotivo fatto non rimane settoriale proprio perché andando a ripulire da quelle “interferenze” si ritrova ciò che già c’è dentro di noi e che impensabilmente ha il sapore di “conosciuto”. Risulta come un riscoprire ed un riappropriarsi.
E’ altresì un riappropriarsi della responsabilità della propria vita
“Sono riuscita a ritrovare me stessa” è un’altra delle frasi scritte che ti ho mostrato e direi che riassume tutto!


-In Abruzzo e precisamente ad Introdacqua, in provincia dell'Aquila, c'è lei ad operare in questo innovativo settore. Sentendo chi ha avuto modo e la fortuna di ricorrere a questo mezzo per rilanciarsi nella vita potremmo dire che i presupposti ci sono tutti per promuoverlo a metodo ideale per cercare di tenersi lontano da altri e più invasivi strumenti-

“Il counseling lavora nella salutogenesi ovvero quando non vi sono patologie dichiarate, ma alle volte mi sono trovata di fronte a persone che, secondo la mia esperienza, non avevano queste caratteristiche sia pur ne fossero convinte e finora non ho avuto alcun problema e posso dire di “averci visto” bene. Nel caso mi trovassi di fronte ad un caso che reputo non di mia competenza ovviamente indirizzerei da chi le competenze le ha”




-Lei riveste oramai un ruolo fondamentale nella crescita armoniosa di chi ha avuto la fortuna di conoscerla e seguirla in questo interessante percorso.
Cosa si sentirebbe di dire a chi non conosce ancora questa importante materia?-

Direi solo che io sono qui. Quello che è già stato detto precedentemente credo tocchi un po' tutti i punti e forse l’unica cosa da aggiungere potrebbe essere che spesso ci si tiene tutto dentro per una sorta di vergogna e perché ci si sente deboli. Io vorrei sfatare un po' questa cosa con esempi pratici e fruibili perché se ci si pensa un attimo le emozioni sono il motore della vita in tutti ed in tutto. Un lavoro piace o non piace, lo si fa per amore, per paura di non avere soldi, per arrivare da un’altra parte, ma nulla si muoverebbe senza l’amore per il lavoro, la paura del mancato sostentamento ecc. Con gli amici si esce per affetto e gioia oppure per circostanza, ma quante volte poi con un’amicizia si è confidato “che palle” che comunque è un’emozione. Sono continuamente con noi ed in tutti noi, muovono le nostre idee, scelte e difficoltà. Esprimerle e sostenerle sa più di forza che di debolezza se ci si pensa un attimo e dato che come si dice “i nodi poi vengono sempre al pettine”, credo che prendere in mano la propria emotività possa essere visto come un investimento più che come vergogna o debolezza.

-Ci è sembrato molto bello utilizzare nel vostro ambito il termine cliente e non paziente. Ci può spiegare il perché?-

“Fu Carl Rogers a indicare nel counseling la parola cliente. Lui era psicologo per cui avrebbe potuto continuare con la parola paziente, ma scelse cliente perché pensò che la parola paziente fosse collegata a qualcosa che avesse a che fare con la malattia. Riscoprire le proprie risorse, riscoprire gli strumenti per aiutarsi, prendersi la responsabilità di tutto, aprire le braccia ai propri dolori ecc… non ha nulla a che fare con la malattia”

-Approcciare empiricamente facendo una pausa dai pensieri come si può?-

L’Approccio empirico è un approccio esperienziale affinché tutto ciò che possiamo capire con il nostro ragionamento possa attraversare come esperienza la parte di noi che ha la memoria più lunga, ovvero il corpo. Ormai, attraverso il parlare di psicosomatica in ogni dove, credo sia chiaro come le nostre esperienze passano attraverso il corpo che le ricorda meglio della nostra memoria cerebrale. E se le nostre “interferenze” passano da lì, da lì c’è bisogno di passare affinché si riscopra come si sta senza di loro. Quindi attraverso attività di diverso genere in movimento e non, si va a riscoprire tutto quello di cui abbiamo parlato.

-Progetti futuri?-

A gennaio partono due tipologie di incontri di gruppo. Uno si chiama “Io sono, Io posso”. Sono due incontri al mese di due ore ciascuno nel quale andiamo a ripulire per riscoprire le potenzialità nascoste. L’altro si chiama “Al di là dei pensieri” e sono incontri di un’ora a settimana nei quali andremo a rilassarci lasciando che il corpo possa distendersi dallo stress lasciando andare le difficoltà.
Io ricevo anche individualmente in presenza su appuntamento ed effettuo incontri individuali anche on line, per cui la distanza non è più un problema.

-Grazie Ileana-

 “a voi per il gentile coinvolgimento e tanti auguri per una sana vita”

(A cura di Mauro Nardella)


 


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