Né l’Assessora Verì, nonostante le ripetute assicurazioni ribadite nel tempo, si è mossa nella direzionedi evidenziare questi dati, soprattutto considerato lo stato di emergenza nazionale e le particolari
condizioni orografiche in cui versano l’Area Peligna e Altosangrina servite dal nosocomio sulmonese.
Ne sia prova inconfutabile che da Sulmona si potrebbe tranquillamente andare a partorire ad Isernia,
come affermano dal Ministero.
Il parere espresso, oltre a dare dimostrazione della totale ignoranza delle conoscenze minime di
geografia fisica e politica di Abruzzo e Molise dell’apposita Commissione ministeriale (magari
pensano che si tratti ancora di una sola regione), è stato formulato in base a dati che sembrerebbe non
possedere e che nessuno si sarebbe curato di trasmettere o evidenziare.
Di chi sia stata l’eventuale negligenza appare evidente, tuttavia la questione è troppo seria per le
cittadine e i cittadini di queste aree del territorio abruzzese.
Se l’intenzione è quella di impedire a madri di partorire e a figli di nascere in queste zone già
martoriate da decenni di incapacità gestionale e amministrativa della regione e di chi l’ha diretta,
sarebbe opportuno che i sindaci componenti del comitato ristretto della ASL L’Aquila-AvezzanoSulmona, comincino a segnalare alla magistratura l’interruzione potenziale di un pubblico servizio
per quella che, stando alle notizie circolanti, apparirebbe come una reiterata omissione d’atti.
Questo tanto per cominciare a fare chiarezza riguardo a chi, come e perché ha preso o meno decisioni
che, nella forma e nella sostanza, negano il diritto alla vita e alla salute di migliaia di abruzzesi.
Meridionali certamente, ma italiani tanto quanto un pescarese o un bergamasco".
Referente Abruzzo
MOVIMENTO 24AGOSTO EQUITA’ TERRITORIALE
Massimo Lo Priore
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