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giovedì 28 dicembre 2017

“COSA CI VA A FARE IL SINDACO, ANNAMARIA CASINI, CON ALTRI 22 PRIMI CITTADINI A ROMA, DA GENTILONI? A CONSEGNARE LA FASCIA, MA A CHI?”

SULMONA - “Cosa ci va a fare il sindaco, Annamaria Casini, con altri 22 primi cittadini a Roma, da Gentiloni? A consegnare la fascia, ma a chi?” domanda Alberto di Giandomenico, coordinatore del Movimento Italica, che sull’efficacia dell’iniziativa di Casini, domani nella città eterna, nutre seri dubbi ritenendo che si stia perdendo di vista l’obiettivo."Non può più essere solo opposizione all’autorizzazione, già data ormai, per la centrale di spinta del metano della Snam, impianto fondamentale per il metanodotto Rete Adriatica - spiega Di Giandomenico - La centrale è stata autorizzata il 22 dicembre dal consiglio dei ministri proprio su proposta del premier, Paolo Gentiloni. É lo stesso a cui domani Casini  vorrebbe restituire la fascia tricolore. Che farà, si dirà dispiaciuto della situazione? E poi? A cosa servirebbe il gruppetto di  sindaci che l'accompagnano e che comunque non si sono dimessi di fronte alle imposizioni governative che penalizzano i territori che amministrano. Ventitré dimissioni dalla carica di primi cittadini preoccupati delle loro comunità per il progetto Rete adriatica avrebbero fatto la differenza, avrebbero sicuramente preoccupato i vertici e sollecitato l’opinione pubblica e la stampa nazionale. Il problema continua ad essere visto per un solo Comune, dove si costruirà l’impianto, non si considerano le conseguenze del metanodotto su un territorio a massimo rischio sismico, intubato e ridotto a colonia. L’iniziativa farà magari sorridere i portatori di interessi che premono per la messa in opera della condotta e della centrare. Progetto strategico per un approvvigionamento energetico che, è vero, renderebbe indipendente dal gas russo, ma porterebbe l'Italia a dipendere dall'Azerbaijan comunque è un’altra inquietante dittatura. Inoltre, se le capacità del territorio d’incidere sulle decisioni romane sono pari a zero dovremmo cominciare di farci rappresentare da politici influenti, unendo le nostre forze per le prossime politiche - sottolinea Di Giandomenico - Soprattutto, dovremmo insistere affinché riapra il procedimento del tratto del metanodotto Sulmona–Foligno con le condotte che attraversano aree a massimo rischio sismico, ad uso civico e su un bacino imbrifero d'importanza internazionale, quello delle sorgenti del Pescara. L'iter altrimenti si concluderà a favore della multinazionale, andando oltre il No, ormai sterile e di facciata. È davvero possibile portare a casa un risultato utile con certe iniziative, quale battaglia intraprende e a che livelli? - insiste Di Giandomenico - A questi quesiti dobbiamo rispondere unendo tutti i sindaci e organizzandoci. C’è una possibilità che le sceneggiate siano utili  all’obiettivo d'impedire che l’opera si realizzi sui nostri territori? Dovremmo chiederlo soprattutto alle senatrici Stefania Pezzopane e Paola Pelino e all’assessore regionale alle aree interne Andrea Gerosolimo. Si pecca di volontà e strategia. La battaglia si sposta nelle aule di tribunale con i ricorsi, anche per gli usi civici. Il nostro Movimento, Italica, chiede lungimiranza per valutare tutti gli sviluppi possibili derivanti dalla gravosa questione e così assicurare una vita serena alle popolazioni che oggi subiscono, ma la loro unica colpa e di vivere nelle aree interne della Penisola, territorio investito dalle condotte – conclude il leader di Italica - Casini non se la sente di portare avanti la partita a più alti livelli? É opportuno allora che non ritiri le dimissioni, ma che consenta alla comunità, quanto prima, di tornare alle urne perché si possa scegliere un rappresentante capace di affrontare la situazione in modo davvero incisiva e per l’esclusivo bene della comunità”.

Alberto di Giandomenico.

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