Se crediamo che basti alzare la voce della sorveglianza per spegnere la paura, siamo fuori strada. La paura è un sintomo: è il sintomo della solitudine, dell’abbandono, dell’assenza di prospettive. Un ragazzo o una ragazza che trovano un campo da calcio illuminato, una biblioteca aperta la sera, un laboratorio dove creare, non avranno bisogno di essere “sorvegliati”. Una comunità che riconosce le fragilità dei suoi membri e le accompagna non dovrà moltiplicare controlli e straordinari.
Magari aumentare le forze dell'ordine presenti in città potrebbe aiutare in alcune situazioni, e di certo non ci opponiamo alla cosa, ma non ci sembra che sia questo il nucleo della questione.
Ci piacerebbe inoltre interrogare il consigliere Simonelli circa i costi del suo progetto “Avezzano Sicura”, soprattutto specificando quali saranno le risorse sottratte ad altri servizi – alle scuole, al welfare, alla cultura – per alimentare questa illusione di sicurezza repressiva.
Noi crediamo che la vera sicurezza urbana non si costruisca con i mezzi straordinari, ma con gli strumenti ordinari di una comunità giusta: scuola, lavoro, socialità, rispetto dei beni comuni. È da lì che dobbiamo ripartire, se davvero vogliamo restituire fiducia e serenità ad Avezzano. Poi, per carità, va bene qualche vigile in più per strada, le telecamere non ci fanno paura (sperando di non ritrovarci in una realtà distopica) ma non prendiamoci in giro: con buona pace del giovane Simonelli, non è da lì che si parte e non è lì che si finisce".
ROSALIA TANGREDI – REFERENTE SINISTRA ITALIANA AVS AREA MARSICA
Nessun commento:
Posta un commento