Dopo aver effettuato i necessari controlli per valutare la presenza e le condizioni delle eventuali infrastrutture di sicurezza - preme notare che alcuni di questi invasi ne sono privi - Salviamo L’Orso e Rewilding Apennines hanno prodotto una relazione tecnica contenente un’analisi dettagliata delle misure che devono essere urgentemente implementate per mettere in sicurezza le varie aree. Tra queste, la costruzione di recinzioni di sicurezza di cui vengono fornite non solo le specifiche ma anche i disegni tecnici e alcuni riferimenti estrapolati dalla letteratura scientifica in materia.
Il documento è stato succesivamente condiviso con tutte le competenti Stazioni dei Carabinieri Forestali, nonché con gli uffici della Regione Abruzzo i quali, a loro volta, lo hanno fatto proprio e inoltrato agli Enti, ai Comuni interessati, alle Aree Protette regionali ed ai responsabili della gestione dei bacini sciistici dell’Alto Sangro e di Campo Felice-Ovindoli Magnola.
Non avendo ancora ricevuto risposte eloquenti da parte dei diretti interessati, con il presente comunicato intendiamo ribadire la ferma volontà di non abbassare la guardia né ignorare un problema che si trascina da quando, nel 2010 a Villavallelonga, annegarono ben tre orsi su un invaso del tutto simile a quelli che ancora devono essere messi in sicurezza.
Per questo, siamo di recente tornati sul territorio per verificare di persona lo stato di avanzamento dei lavori di messa in sicurezza del vascone situato in località PIZZALTO il cui gestore, dopo il sollecito ricevuto anche dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), aveva annunciato la presa in carico dei lavori in un'email inviata al Direttore Luciano Sammarone e, in copia conoscenza, a Stefano Orlandini, Presidente di Salviamo L’Orso. A tal proposito, è fondamentale ricordare che l’urgente sollecito da parte del PNALM ad installare la nuova recinzione a PIZZALTO, e poi in tutti i bacini gestiti dal Consorzio, è dovuto alla presenza nell’area di una femmina di orso bruno marsicano con due cuccioli di pochi mesi: una situazione che non consente alcuna disattenzione né lavori mal fatti o approssimativi.
Ebbene, e lo scriviamo con rammarico, grande è stata la delusione nel rilevare la scarsa qualità degli interventi effettuati: nonostante le nostre indicazioni tecniche, la rete esistente non è stata sostituita ma rabberciata in modo approssimativo e, ad oggi, è ancora piena di buchi e inadatta, per dimensioni, resistenza e altezza, a fermare un orso.
Duole constatare che, nonostante gli incidenti già avvenuti, i gestori degli impianti di Roccaraso, tra l’altro recentemente rinnovati grazie anche a cospicui fondi pubblici e regionali, non possono o non vogliono adottare le soluzioni tecniche individuate dalla nostra associazione, dal Parco e dalla Regione. Un atteggiamento inaccettabile ed ingiustificato da parte di un settore che si racconta come il fiore all’occhiello del turismo montano abruzzese, un comprensorio che fattura milioni di euro e che promuove, in Italia e all’estero, la sua immagine green e sostenibile, ma che nei fatti non sembra essere disposto ad investire un centesimo per ridurre al minimo la possibilità che si ripetano incidenti come quelli che hanno già coinvolto svariati esemplari di orso bruno marsicano e diversi individui di altre specie. Senza contare che, proprio grazie alla presenza dell’orso Carrito, tristemente noto alla cronaca per la morte avvenuta a seguito di investimento, negli anni scorsi, sia Roccaraso che l’Alto Sangro, hanno goduto di una pubblicità gratuita i cui guadagni potrebbero essere reinvestiti nella messa in sicurezza del territorio. Un’azione virtuosa che dimostrerebbe, una volta tanto, come alla Pubblica Amministrazione ed ai gestori degli impianti stia a cuore la fauna selvatica che continua ad attrarre turisti sul territorio.
Lungi dal rinunciare a far sentire la nostra voce, ci siamo rivolti anche alla ex Comunità montana Alto Sangro, che sembra essere ancora la titolare del bacino di Pizzalto. Il commissario incaricato della sua liquidazione, Dott. Marco Polidoro, dopo averci convocato insieme al gestore degli impianti ed al Direttore del PNALM per una valutazione della situazione attuale del bacino, ci ha praticamente comunicato la sua impotenza a trovare una qualsivoglia soluzione al problema.
Affinché chi ci legge comprenda appieno la situazione sopra descritta, alleghiamo al comunicato le foto scattate a lavoro concluso a PIZZALTO, e quelle della recinzione messa a dimora lungo l’Autostrada dei Parchi, nella tratta tra Pescina e Cocullo. Quest’ultima è esattamente quella che il PNALM concordò con i gestori autostradali e che noi, con alcune piccole modifiche risultanti dalle esperienze maturate in Canada e negli Stati Uniti nella realizzazione di recinzioni finalizzate a impedire l’accesso degli orsi, abbiamo chiesto per gli invasi pericolosi.
Concludiamo questa nostra nota rilevando come dall’invaso di Scanno Collerotondo a quelli di Rocca di Botte, Tornimparte e Pescina, dai bacini di Ovindoli - Magnola a quelli di Campo Felice e di Pescasseroli, non sono giunte né reazioni né credibili proposte di messa in sicurezza delle strutture a rischio che i nostri volontari avevano censito. Una situazione desolante che vanifica il nostro lavoro e conferma il disinteresse di coloro che dovrebbero agire.
Ci sentiamo delusi e fondamentalmente impotenti perchè tutto quello che potevamo fare da soli, o in collaborazione con il PNALM, è stato fatto: in 3 anni abbiamo messo in sicurezza più di 20 pozzi, vasche e cavità. Ad oggi rimangono lavori per cui sono necessari fondi, permessi e autorizzazioni che noi non siamo in grado di fornire e su cui permane un diffuso disinteresse. In 12 anni, ben 7 orsi marsicani su una popolazione di poco più di 60 esemplari, sono annegati in invasi simili a quelli descritti nel comunicato. Ad oggi non ci sono più scuse: chiediamo che i diretti interessati agiscano prontamente o siano disposti a dichiarare pubblicamente che la vita di un orso vale meno del costo di una recinzione".
SALVIAMO L’ORSO OdV
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