ROMA - "Pensionarsi nell’anno 2024? Più arduo che nel passato. Infatti, bisogna lavorare di più, rinviando di qualche mese l’epoca del riposo, rispetto alle mille opportunità di pensionamento offerte negli ultimi anni. Questo anche perché dalla Manovra 2024 è arrivata una stretta ai “prepensionamenti”.Pensionarsi nell’anno 2024? Più arduo che nel passato. Infatti, bisogna lavorare di più, rinviando di qualche mese l’epoca del riposo, rispetto alle mille opportunità di pensionamento offerte negli ultimi anni. Questo perché dalla Manovra 2024 è arrivata una stretta ai “prepensionamenti”, cioè a quelle strade che permettono di anticipare l’accesso alle due pensioni ordinarie, la pensione di “vecchiaia” (a 67 anni d’età) e la pensione “anticipata” con poco meno di 43 anni di lavoro". F.S.
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Le novità, dunque, sono diverse, tutte operative dal 1° gennaio 2024:
a) “opzione donna” è riservata alle lavoratrici con 61 anni d’età compiuti entro il 31 dicembre 2023 (1 anno in più rispetto allo scorso anno);
b) è stata elevata a 63 anni e 5 mesi l’età per poter richiedere l’Ape sociale (cinque mesi in più rispetto al passato);
c) tre penalizzazioni colpiscono “quota 103”: la finestra portata a 7 mesi per i lavoratori del settore privato (quattro mesi in più rispetto all’anno scorso) e a 9 mesi per i dipendenti pubblici (tre mesi in più); la pensione è calcolata con la regola contributiva (non così l’anno scorso); fino a 67 anni d’età l’importo massimo di pensione erogata è pari a quattro volte il minimo dell’Inps (cinque volte l’anno scorso), cioè 2.394 euro mensili (circa 600 euro in meno rispetto al passato);
d) i lavoratori giovani, quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 (perciò rientranti totalmente nel regime contributivo delle pensioni), devono attendere una finestra di 3 mesi prima d'intascare la pensione e l’importo massimo ottenibile, fino a 67 anni d’età, è pari a 5 volte il minimo dell’Inps, cioè a 2.993 euro; però, viene facilitato l’accesso: è sufficiente maturare una pensione pari all’assegno sociale, non più a 1,5 volte".
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