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venerdì 21 gennaio 2022

"SPLENDIDO VIAGGIO IN ABRUZZO NELLA STRAORDINARIA CAMPAGNA DI SULMONA"

SULMONA - “....Non più con poco sole aria maligna, non più la via tumultuosa e stretta, ma l'alto, d'onde la città soggetta apparisce una grande orma sanguigna...” Dopo un periodo notoriamente affollato per la città di Sulmona, qual è quello natalizio, ho voluto personalmente sperimentare i passi della bellissima poesia di Giulio Giannelli (1879-1914) e capire se resiste ancora, al giorno d'oggi, la cura dall'orma “sanguigna” della città e dai suoi derivati sociali.
Decido quindi di farmi una passeggiata nei dintorni della città che diede i natali ad Ovidio anche se molti la conoscono per essere la patria dei confetti.
Meta scelta: la campagna della frazione “Marane” a pochi chilometri dal centro urbano.
A dir la verità il mio viaggio parte “male”. Le mura alte e grigie di uno dei più importanti e temuti carceri d'Italia si mostra ai miei occhi nella sua rinomata fama di essere luogo dimenticato dalla società. Do per assodato, sapendo si sbagliare, che i dintorni del carcere non rappresentano proprio il massimo dal punto di vista della tenuta del decoro urbano. Non mi meraviglia pertanto la strada sporca e ripiene di buche prospiciente l'ammasso di ferro e cemento.

Il tempo di addentrarmi nell'area famosa per dare i “natali” all'aglio rosso di Sulmona( dicono essere il più buono al monso) ed ecco che sua maestà “la natura” blocca i ricordi delle auto ingorganti le strade cittadine e del grigiore prodotto dal penitenziario trasformandoli in splendide e magiche visioni.

Terre straordinariamente belle ed un silenzio interrotto dal gemito di una tortora, dal crocidare di una cornacchia, dallo starnazzare di un oca e dallo squittire di un falco si mostrano ai miei sensi come mai avrei potuto immaginare accadesse nella mia esistenza.

Macino chilometri e non me ne accorgo immerso in un clima quasi surreale. Il rumore delle auto e le loro inquinanti e puzzolenti emissioni hanno lasciato il posto a suoni di una dolcezza unica e a profumi che mai la città sarà in grado di riprodurre. La solitudine e la lontananza dal chiacchiericcio della gente, uniti ad uno splendido sole e ad un cielo turchese, hanno poi fatto il resto.

Avrei voluto che la passeggiata che mi sono auto imposto di fare non smettesse mai. Ne avevo motivo perchè dopo due anni di Covid e di bombardamento mediatico che ne è conseguito avevo bisogno di ristorare l'anima. Dire di esserci risuscito è dir poco. Le due ore passate in un luogo tra i più incantevoli della Valle Peligna mi hanno depurato da quelle tossine che nessuna medicina al mondo è in grado di produrre.

Ho scoperto l'immensa bellezza di quella parte di Sulmona che non mi è stata donata, però, dalla spettacolo riprodotto dai suoi splendidi monumenti ma dalla magia della nostra, per antonomasia, madre: la natura!

Da ora in poi per me varrà la regola descritta nei passi del Giannelli....“....Non più con poco sole aria maligna,non più la via tumultuosa e stretta,ma l'alto, d'onde la città soggetta apparisce una grande orma sanguigna...”




BEAUTIFUL JOURNEY IN THE EXTRAORDINARY SULMONESE COUNTRYSIDE


“....Non più con poco sole aria maligna,

non più la via tumultuosa e stretta,

ma l'alto, d'onde la città soggetta

apparisce una grande orma sanguigna...”



After a notoriously crowded period for the city of Sulmona, which is the Christmas one, I personally wanted to experience the steps of the beautiful poetry of Giulio Giannelli (1879-1914) and understand if it still resists today, the cure of the "sanguine" footprint of the city and its social derivatives.

So I decide to take a walk around the city that gave birth to Ovid even if many know it for being the home of confetti.

Destination choice: the countryside of the hamlet "Marane" a few kilometers from the city center.

To tell the truth, my journey starts "badly". The high and gray walls of one of the most important and feared prisons in Italy shows itself to my eyes in its renowned reputation of being a place forgotten by society. I take it for granted, knowing that we are wrong, that the surroundings of the prison do not represent the very best from the point of view of the estate of the urban decor. Therefore, I am not surprised by the dirty road filled with holes facing the pile of iron and concrete.

The time to go into the area famous for giving the "birth" to the red garlic of Sulmona (they say to be the best in the world) and here his majesty "nature" blocks the memories of cars jamming the city streets and of the greyness produced by the penitentiary, transforming them into splendid and magical visions.

Extraordinarily beautiful lands and a silence interrupted by the moan of a turtledove, the croak of a crow, the squawking of a goose and the squeak of a hawk show themselves to my senses as I could never have imagined happening in my existence.

I mill kilometers and I don't notice it immersed in an almost surreal climate. The noise of cars and their polluting and stinking emissions have given way to sounds of a unique sweetness and scents that the city will never be able to reproduce. The loneliness and the distance from the chatter of the people then did the rest.

I wished the walk I imposed on myself would never stop. I had a reason because after two years of Covid and the resulting media bombardment, I needed to restore my soul. To say that we have been resurrected is an understatement. The two hours spent in one of the most enchanting places in the Peligna Valley have purified me of those toxins that no medicine in the world is capable of producing.

I discovered the immense beauty of that part of Sulmona that was not given to me, however, for the spectacle reproduced by its splendid architectural jewels but by the magic of our mother par excellence: nature!

From now on, the rule described in Giannelli's passages will apply to me .... "


“....Non più con poco sole aria maligna,

non più la via tumultuosa e stretta,

ma l'alto, d'onde la città soggetta

apparisce una grande orma sanguigna...”






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