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venerdì 2 aprile 2021

«LA MIA NOTTE NON HA OSCURITÀ, MA TUTTO NELLA LUCE DIVENTA CHIARO»

SULMONA - "Mea nox obscurum non habet, sed omnia in luce clarescunt "L’umanità, gli Stati, la Chiesa, tutti, stiamo attraversando una notte profonda, un’intensa oscurità. Esperienza che ci coinvolge, ci fa paura, ci afferra interiormente. Storia di questi giorni, che ha toccato ogni uomo di questo tempo, sta segnando le giornate, le ore, ha bloccato l’intera umanità. In questa notte siamo chiamati ad alzare lo sguardo, a guardare il cielo, a scoprire che nel buio della notte ci sono stelle luminose.Come recita l’antifona dei Vespri di San Lorenzo: «La mia notte non ha oscurità, ma tutto nella luce diventa chiaro» (Mea nox obscurum non habet, sed omnia in luce clarescunt). Se restiamo a guardare la terra tutto ci appare buio, se alziamo il capo vediamo la luce anche nella notte.Nel celebre dipinto: “Notte stellata”, realizzato del 1889 durante l’anno di permanenza nella clinica psichiatrica, Vincent Van Gogh esprimein modo straordinario il contrasto tra luce e buio,
una lotta interiore tra le sue emozioni, le paure
dell’anima e la ricerca della luce che vede
risplendere dalla sua finestra d’ospedale.
Dante Alighieri dopo aver faticosamente
attraversato l’Inferno nell’ultimo verso così si
esprime: “E uscimmo a riveder le stelle”. (Inferno
XXXIV,139). Nella notte dell’anima, in questa
notte planetaria, alziamo lo sguardo per scorgere
i segni luminosi che ci aprono alla speranza.
Gustave Thibon nel 1938 scriveva: “Ho sempre
pensato (…) che l’evoluzione umana del
cristianesimo comporti, oltre alle notti descritte dai
mistici e destinate a purificare l’amor divino negli
individui, anche delle autentiche notti storiche,
ossia delle prove estese sulla scala dell’intera
umanità, nel corso delle quali si elaborano le
nuove ere della spiritualità”.
Siamo coinvolti singolarmente e come umanità,
tutti sulla stessa barca, sballottata dalle onde in
cerca di una riva sicura dove attraccare, cercare
riparo e trovare salvezza.
Alcuni santi e maestri di spiritualità hanno
attraversato profonde notti interiori, vivendo
esperienze tremende ma nei loro racconti non
mancano le luci e la presenza di Dio.
Madre Teresa di Calcutta nelle sue lettere al
direttore spirituale racconta di aver vissuto per
molti anni una profonda “oscurità”, si sentiva
abbandonata da Dio, ma scrive che era decisa ad
“amarlo come non era mai stato amato prima”.
Una notte intima cha ha attraversato tutta la sua
esperienza di vita e che l’ha portata ad una
sempre più profonda unione con Dio.
Mentre nell’anima sperimentava il buio, alle
persone che la incontravano donava luce, gioia,
speranza. Così scrive: “Ho iniziato ad amare la
mia oscurità, perché adesso credo che essa sia una
parte, una piccolissima parte, dell’oscurità e della
sofferenza in cui Gesù visse sulla Terra”.
In quella notte Madre Teresa vive una esperienza
intensa di Dio, in quel buio scorge il volto del suo
Sposo da amare in ogni povero e in ogni
abbandonato.
Tanti mistici e santi hanno attraversato il buio,
hanno sperimentato il distacco da Dio, sempre
fecondo, sempre creativa la notte, generativa
di un nuovo non atteso.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice: “Io sono la
luce del mondo; chi segue me, non camminerà
nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,
12), così nella prima lettera di Giovanni: “Dio è
luce e in lui non ci sono tenebre.” (1 Gv 1,5).
L’esperienza della notte, personale o collettiva, è
il luogo, il grembo, dove nasce la vita.
Nel buio della terra il seme muore e genera una
nuova pianta, nel grembo della terra Gesù si
annulla per risorgere a vita nuova.
Ad ogni notte fa eco la notte delle notti, la notte
del Golgota, il venerdì santo, l’abbandono del
Cristo crocifisso, il grido dell’umanità rivolto
verso il Padre, da cui sgorga la risposta di vita del
giorno di Pasqua.
Mentre l’uomo lotta con se stesso e con Dio, gli
viene chiesto di seguire una sola strada, quella
che ci ha indicata il crocifisso: lasciarsi vincere
da Dio, credere in Lui, credere al suo amore,
abbandonarsi nelle sue braccia.
Come il Crocifisso si è spogliato di tutto così
l’umanità, senza più troppe sicurezze, è chiamata
a percorre, nella prova, strade impervie ma
illuminate di speranza, perché Qualcuno prima
di noi le ha attraversate e ha vinto il buio e
ritrovato la luce.
San Giovani della Croce, maestro di spiritualità
ed esperto della notte dello spirito, afferma che
questa esperienza porta ad una purificazione
dove tutto ciò che non è secondo Dio viene
meno, viene lasciato per far posto solo a Lui. Egli
descrive questo passaggio nella notte come un
sentirsi all’infermo, attraverso il quale bisogna
pur passare, per giungere alla risurrezione e alla
vita nuova. La notte possiamo certamente
paragonarla ad un parto, caratterizzata da buio,
dolori, sofferenze, ma viene il giorno della luce,
del nuovo che avanza e che porta gioia. Mentre
attraversiamo la notte non sempre ci accorgiamo
che sta nascendo qualcosa di nuovo, che emerge
lentamente che si fa avanti. Dopo un periodo
buio sono emerse sempre periodi di luce di
nuova nascita dell’umanità, chissà cosa dovremo
aspettarci dopo la pandemia.
Papa Francesco nell’udienza del 1° aprile 2015
diceva: “A volte il buio della notte sembra
penetrare nell’anima; a volte pensiamo: “ormai
non c’è più nulla da fare”, e il cuore non trova più
la forza di amare… Ma proprio in quel buio Cristo
accende il fuoco dell’amore di Dio: un bagliore
rompe l’oscurità e annuncia un nuovo inizio,
qualcosa incomincia, nel buio più profondo. Noi
sappiamo che la notte è “più notte”, è più buia
poco prima che incominci il giorno. Ma proprio in
quel buio è Cristo che vince e che accende il fuoco
dell’amore. La pietra del dolore è ribaltata
lasciando spazio alla speranza.”
San Paolo VI nel vivere gli anni difficili dopo il
Concilio Vaticano II chiamava quel periodo: “un
tempo privilegiato dello Spirito” (EN 75) e
invocava una nuova Pentecoste.
Lo Spirito continua la sua opera per rinnovare, nei
tempi e nei modi meno previsti, l’opera della
creazione infondendo novità e stravolgendo ciò che
è già morto e senza vita.
Mentre siamo ancora immersi nella notte fanno eco
in noi le parole del profeta Isaia:
«Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde:
«Viene il mattino, poi anche la notte; se volete
domandare, domandate, convertitevi, venite!».
(Is 21,11-12)
Alziamo insieme lo sguardo a scorgere le luci e
nell’attesa dell’alba intoniamo un unico canto:
“Questa notte non è più notte davanti a Te, il
buio come luce risplende!” Alleluja.
 

+ Michele Fusco
 Vescovo di Sulmona-Valva

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