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mercoledì 6 novembre 2019

RAPPORTO SVIMEZ SULLE DISUGUAGLIANZE, ABRUZZO IN CHIAROSCURO: CRESCE DIVARIO CON REGIONI DEL CENTRO E DEL NORD

Cgil Abruzzo Molise analizza i dati e lancia proposte alla politica
PESCARA - "La presentazione del Rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno indica che anche l'Abruzzo si allontana  dalle regioni del centro e del Nord Italia ed emergono aspetti preoccupanti per il futuro. Dal rapporto si colgono aspetti importanti che le istituzioni regionali e locali non possono sottovalutare per decidere le azioni da mettere in atto nel prossimo futuro". Lo afferma la Cgil Abruzzo Molise, analizzando e commentando i dati contenuti nel rapporto Svimez.
DATI POSITIVI. "Tra i dati positivi - rileva il sindacato - si evidenzia
che nel 2018 l'Abruzzo è stata la regione meridionale a far registrare
il più alto tasso di crescita con un +1,7%. Dato importante se si
considera che la crescita negli anni 2016 e 2017 è stata molto modesta,
rispettivamente dello 0,1% e dello 0,3%. Il valore numerico, in senso
assoluto certamente positivo, se analizzato in maniera settoriale vede
una forte crescita nel settore delle costruzioni (+12,7%), un lieve
incremento di quello dei servizi (+1,7%), una sostanziale stabilità
nell'agricoltura (-0,3%) ed un arretramento dell'industria (-1,2%)".

RICOSTRUZIONE SPINGE EDILIZIA, MALE L'INDUSTRIA. "Da questa lettura dei
dati - prosegue - emerge più di qualche preoccupazione, considerando che
la crescita dipende quasi esclusivamente dal settore delle costruzioni,
che sta vivendo una stagione positiva però fortemente legata alla
ricostruzione post terremoto e dunque all'utilizzo di risorse
straordinarie. Dall'altro lato, invece, assistiamo ad una sofferenza del
settore industriale che costituisce la nervatura del sistema produttivo
abruzzese".

IL LAVORO. "I livelli occupazionali della regione, dal 2008 a fine 2018
- va avanti la Cgil - hanno registrato una flessione del 2,4% rispetto
ad un incremento del 2,3 % delle regioni del centro Nord. I primi due
trimestri del 2019 confermano il calo dell'occupazione. Lavoro povero,
part time involontario, disoccupazione giovanile denotano una scarsa
qualità del lavoro. Fortunatamente ci sono in Abruzzo imprese innovative
che sfruttano sinergie con i centri di ricerca, con le università, con
le istituzioni locali e che puntano sulla sostenibilità ambientale".

SPOPOLAMENTO E FUGA DI CERVELLI. "Continua, poi - evidenzia ancora il
sindacato - il processo di spopolamento dei piccoli centri, in
particolare dei comuni delle aree interne. Dato davvero allarmante è la
perdita dei giovani laureati: l'Abruzzo è al primo posto tra le regioni
italiane interessate da questo fenomeno di emigrazione, con una
percentuale del 35%. Gli abruzzesi si trasferiscono nelle regioni del
Nord, ma anche in quelle del centro, prevalentemente nel vicino Lazio
che è la seconda regione di destinazione degli emigranti dalle regioni
del Mezzogiorno".

E' BOOM DI PENDOLARI. "Fortunatamente - prosegue - sono tanti gli
abruzzesi, particolarmente giovani che hanno un più elevato grado di
istruzione e di professionalità, che invece di emigrare nelle regioni
limitrofe, decidono di restare in Abruzzo scegliendo il pendolarismo.
Oltre il 40% dei pendolari ha meno di 35 anni mentre quasi il 70% ne ha
meno di 45. Anche in questo caso l'Abruzzo è la regione che ha la
percentuale di pendolarismo maggiore tra le regioni del Sud, ma dal 2017
sempre più persone decidono di trasferirsi in via definitiva. Per
arginare il fenomeno è importante che la Regione investa maggiormente su
un sistema di trasporto pubblico efficace. Si deve puntare sul trasporto
pubblico su gomma e sul potenziamento delle nostre ferrovie. I
collegamenti con la Capitale oggi sono messi seriamente in discussione
dalla politica regionale anche se costituiscono un servizio essenziale
per i pendolari e se non saremo in grado di dare risposte adeguate
assisteremo ad un ulteriore spopolamento delle aree interne. Poiché
parliamo prevalentemente di giovani, spopolamento significa perdere il
futuro della nostra regione".

SANITA' E SERVIZI SOCIALI. "Nel rapporto - sottolinea la Cgil - emerge
il forte disagio per le famiglie abruzzesi che hanno una componente con
problemi di salute. I dati sulla mobilità passiva sanitaria ci dicono
che continua il flusso di cittadini verso il centro Nord, anzi, i dati
dimostrano che la percentuale dei cittadini abruzzesi che vanno a
curarsi fuori regione tende ad aumentare. Anche la quantità e la qualità
dei servizi sociali in Abruzzo risulta ancora decisamente inferiore a
quella del centro Nord, così come si evidenzia che la maggior parte
degli edifici scolastici abruzzesi richiede una manutenzione urgente. Il
tema dovrebbe essere tanto più sentito dagli amministratori locali,
considerata la forte sismicità della nostra regione".

CONSIDERAZIONI. La Cgil Abruzzo Molise, alla luce dei dati, fa una serie
di considerazioni, "con l'auspicio che possano essere da stimolo alla
politica regionale e agli enti locali".

"La riduzione della popolazione abruzzese, lo spopolamento delle aree
interne, l'emigrazione dei giovani - sottolinea il segretario generale
Carmine Ranieri - ridurranno sempre più la popolazione attiva e
porteranno l'Abruzzo ad una situazione di forte arretramento economico.
L'unica forma di contrasto alla riduzione della popolazione attiva può
arrivare da politiche finalizzate ad accrescere l'occupazione. Per fare
ciò è necessario che la Regione si attivi da subito per rendere più
efficace la politica dei servizi all'impiego, oggi decisamente scarsa.
Per creare nuovo lavoro, inoltre, è necessario riattivare gli
investimenti pubblici in Abruzzo. A partire dai finanziamenti europei
che gli enti territoriali spesso non riescono a utilizzare per progetti
di qualità ed in tempi rapidi. Così come è necessario spendere bene e
presto le scarse risorse nazionali già a disposizione e portare avanti
la strategia nazionale per le aree interne, tenendo conto che il tema
della trasversalità Tirreno Adriatico collegato all’istituzione delle
Zes potrà rappresentare una grande opportunità di sviluppo per tutta la
regione".

"La Regione - prosegue il segretario - deve decidere in maniera intelligente e cantierare subito i lavori per migliorare la vulnerabilità sismica degli ospedali, 480 milioni di euro sono già disponibili, così come è necessario accelerare il processo di ricostruzione pubblica e privata. Far partire gli investimenti pubblici aiuterà a mettere in moto quelli privati e genererà incremento della
domanda interna e aumento della occupazione, dando vita ad un circolo virtuoso. Il rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi sociali, inoltre, avrà finalità redistributive, facilitando l’accesso ai diritti di cittadinanza e rendendo più appetibile continuare a vivere in questa regione".

"Piuttosto che chiedere al governo nazionale il regionalismo differenziato - conclude la Cgil Abruzzo Molise - bene farebbe la Regione a pretendere un rilancio delle infrastrutture e una maggiore attenzione alle aree interne, nell'ambito di una strategia nazionale di investimenti per il Sud, perché solo così l'Abruzzo potrà superare questa lunga crisi".

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